Capitolo 75
Stacey tirò un sospiro di sollievo quando Dawson, non appena il capo fu uscito, andò a prendere un caffè alla mensa. Non sapeva come avrebbe reagito ritrovandoselo seduto di fronte alla scrivania.
Ormai, dopo il consueto briefing mattutino, si era abituata a vedere i suoi colleghi dileguarsi, lasciandola sola. Anche la lattina di Coca-Cola Zero che Dawson le aveva portato quel mattino l’aveva lasciata interdetta. Stacey aveva ormai messo una croce sopra al collega e si era ripromessa di ignorarlo o, alle brutte, tollerarlo. Si era comportato da stronzo per tutta la settimana, ma era bastato un gesto gentile per convincerla a concedergli il beneficio del dubbio. Cosa non avrebbe fatto per piacere alle persone? Decise che gli avrebbe risposto, se le avesse rivolto la parola, ma non si sarebbe più sforzata di andargli a genio. Aveva chiuso con lui.
Si piegò per raccogliere la borsa sul pavimento e, nel rialzare la testa, sussultò. Sulla porta scorse una figura che non aveva sentito arrivare.
«Capo», esclamò. Quella settimana il suo collega era stato richiamato all’ordine in un paio di occasioni, ma lei l’aveva scampata fino a quel momento. Le sue dita tremavano sulla fibbia. Dove aveva sbagliato? C’entrava la faccenda di Hayley Smart, per cui si era angosciata tutta la notte?
«Stace, nel caso te lo stia chiedendo, stai facendo un ottimo lavoro. Continua così».
«Gr-grazie, capo», rispose, sentendo le guance avvampare. Stranamente, incassava meglio i rimproveri dei complimenti. Nel primo caso almeno sapeva come reagire: impegnandosi di più.
La detective si voltò e se ne andò, e Stacey finalmente sorrise. Non solo si era complimentata con lei, ma era tornata appositamente in ufficio per dirglielo. Forse la sera prima la detective l’aveva spiata dalla finestra o, ancora meglio, le aveva letto nei pensieri? In ogni caso, Stacey le era grata per quel discorso di incoraggiamento, il più breve che avesse mai sentito.
Raddrizzò la schiena e prese il quaderno che l’aveva accompagnata in ogni corso di formazione frequentato negli ultimi due anni. Aveva la copertina rigida, rosa, con una scritta viola che diceva “Puoi farcela”. Gliel’aveva regalato suo padre quando aveva deciso di fare l’esame per diventare agente investigativa.
Se ben ricordava, gli appunti su come accedere al database ViSOR e come utilizzarlo erano nelle prime pagine.
La maggior parte delle persone, compresa lei per un periodo, era convinta che il registro fosse una lunga tabella con nomi, date di nascita e indirizzi di noti molestatori. Invece era molto di più: attraverso il database le forze dell’ordine, il servizio penitenziario e altre istituzioni gestivano i dati di migliaia di persone riconducibili a varie categorie di soggetti pericolosi, aggressori sessuali e terroristi. Era un importante strumento di condivisione delle informazioni.
La formazione prevedeva diversi livelli di competenza; Stacey per il momento aveva completato il programma base, che permetteva di accedere alle informazioni contenute nel registro ma non di apportare modifiche o aggiornamenti.
«Ah, eccoti!», esclamò ad alta voce.
«Già, non mi sono mosso», rispose Dawson, spaventandola. Aveva completamente dimenticato la presenza del collega.
Lo ignorò e passò in rassegna le informazioni annotate sulle lavagne sotto i nomi delle vittime.
Non aveva alcun dato relativo al caso più vecchio segnalato da Keats, quindi lo cancellò mentalmente dalla lista.
Non fu sorpresa di trovare il nome di Lester Jackson all’interno del registro. Sapevano per certo che aveva abusato di sua nipote. E si stupì ancor meno di trovarvi quello di Luke Fenton. Adesso le rimaneva solo una ricerca da fare.
Digitò il nome e il cognome del senzatetto assassinato a Wolverhampton meno di una settimana prima. Thomas Deeley.
Stacey fece un lungo sospiro.
C’era anche lui.
Esisteva un collegamento fra le tre vittime.
Forse l’assassino, per sceglierle, utilizzava ViSOR?
Stacey sapeva dell’esistenza della cosiddetta “legge di Sarah”, in base alla quale qualsiasi cittadino dell’Inghilterra e del Galles aveva il diritto di sapere dalla polizia se in prossimità dei propri figli circolassero dei pedofili. Allo stesso modo, sapeva che una persona qualunque non poteva avere accesso al registro nazionale.
Ma se non poteva fare ricerche su ViSOR, come diavolo faceva l’assassino a conoscere il lato oscuro delle sue vittime?