Capitolo 42
«Gli ha dato un pugno in faccia?», esclamò Stacey, sconvolta dal racconto dell’episodio all’obitorio, e ancor più sorpresa dal fatto che il suo nuovo collega le avesse rivolto la parola di sua spontanea volontà. «E tu cosa hai fatto?»
«Non c’era molto che potessi fare. Non era in grado di fargli del male, quindi non ho potuto accusarla di niente. Il fatto è che poco prima di colpirlo era scoppiata a piangere, quindi non avevo la più pallida idea di cosa le stesse passando per la testa».
Stacey constatò che il loro scambio si stava trasformando in una conversazione vera e propria.
«E così, il capo ti ha mandato qui per aiutarmi?», gli domandò. Forse il sergente si era finalmente ravveduto.
Lui annuì e accese il computer.
«Bene, sono in attesa dei tabulati telefonici di Luke Fenton, dovrebbero arrivare a momenti. E poi il capo vuole che faccia delle ricerche su quel tizio che hanno ritrovato a Redland Hall».
«Il caso non è nostro», rispose lui, senza mostrare il minimo interesse.
«Lo so, ma vuole comunque che faccia…».
«Scusa, ma ho delle cose da sbrigare. Devo cercare di identificare questa donna con la bambina e una voglia sul viso…».
Dopodiché il sergente ammutolì, confermandole che anche in quel caso non le sarebbe stato di nessun aiuto.