Capitolo 70
«Hai presente quei sogni in cui vorresti fuggire ma hai i piedi pesanti come zavorre e non riesci a correre?», chiese Kim quando uscirono dall’ascensore.
«Sì, ho presente, capo».
«Ecco, mi sento esattamente così».
«Capisco», ribatté Bryant, bussando alla porta.
La padrona di casa, stavolta, sapeva del loro arrivo.
Lisa Bywater andò ad aprire, insolitamente sprovvista della sua divisa verde. «Entrate, ma fate presto».
Kim si domandò perché facesse di tutto per tenere il marito all’oscuro del suo passato, per poi concludere che erano fatti suoi. Non era quella la domanda a cui voleva dare risposta.
«Sa perché siamo qui?».
Lisa scosse la testa, e Kim capì che mentiva.
«Ha fatto una chiamata della durata di tre secondi a Hayley Smart, l’ex ragazza di suo fratello. Credo che ci debba delle spiegazioni».
Lisa si lasciò cadere su una sedia della cucina, ripiegandosi su sé stessa come un fiore che appassisce a vista d’occhio.
«Sapevo che l’avreste scoperto. È morta, vero? È lei la donna di cui parlano al telegiornale?».
Kim era al corrente che la notizia del delitto era stata resa nota; avrebbero rivelato l’identità della vittima solo dopo avere appurato che non avesse altri parenti stretti.
«Mia sta bene?», chiese Lisa.
«Come fa a conoscerle?», domandò Kim, che prima di fornirle altre informazioni esigeva delle risposte. Con il fratello non aveva rapporti da tempo, anzi, sembrava addirittura che volesse nascondersi da lui, eppure aveva il numero di telefono della sua fidanzata, la stessa che lei aveva tentato di rintracciare nei giorni precedenti.
Lisa fece un respiro profondo.
Kim si sedette.
«Li ho visti, insieme. Tra tutti quelli in cui potevano andare, sono venuti proprio nel mio supermercato. Non vedevo Luke da anni. Tempo prima mi avevano detto che si era trasferito al Nord, nello Yorkshire. Così, quando l’ho visto mi è preso un colpo. Sono corsa nel retro e ho finto un malore, finché non sono stata sicura che se ne fossero andati. Solo dopo, quando sono tornata in me, mi sono ricordata che quella donna teneva per mano una bambina».
«Allora cosa ha fatto?»
«Sulle prime niente. Deve capire che per me è stato molto difficile liberarmi di lui. Mi è bastato incontrarlo quel giorno per ripiombare nel terrore. Non riuscivo a mangiare né a dormire, mi sembrava di vederlo ovunque. I miei incubi sono tornati, ma a un certo punto hanno cambiato forma. Non vedevo più la faccia di Luke, vedevo il viso di quella bambina».
«E poi?»
«Ho fatto delle ricerche, ho trovato il suo indirizzo e mi sono appostata in attesa che la donna uscisse da sola».
«E?»
«Ho cercato di spiegarle chi era mio fratello, di dirle che molestava le bambine, ma lei non voleva ascoltarmi. Ripeteva che Luke voleva bene alla bambina come se fosse figlia sua. Ho continuato a parlare fino a rimanere senza fiato, sperando di riuscire a convincerla, ma lei se n’è andata. L’ho rivista una volta al supermercato, e ci ho riprovato. Ho insistito per lasciarle il mio numero di telefono, nel caso ne avesse avuto bisogno. Dopodiché ho lasciato perdere, potevo solo sperare che tenesse d’occhio sua figlia o le parlasse direttamente».
Kim iniziò a nutrire un sincero rispetto nei confronti di quella donna: si era lasciata trascinare in quella situazione, nonostante il fratello la spaventasse a morte.
«E lei si è fatta sentire?».
Annuì. «Circa un mese dopo mi ha chiamato per dirmi che aveva dei sospetti e se ne stava andando di casa».
«E poi è tornata indietro?», chiese Kim, sforzandosi di non giudicarla, ma incapace di comprendere come una madre potesse fare una cosa simile.
«Luke l’ha trovata, e lei non aveva un posto dove andare. Non doveva avere avuto una vita facile, ma ho provato comunque a convincerla a non tornare da lui. Mi ha risposto che era solo una soluzione temporanea e che avrebbe fatto in modo che non succedesse niente a Mia».
«E quella è stata l’ultima volta che l’ha sentita?», domandò Kim, pensando alla chiamata recente.
Lisa scosse il capo. «Mi ha inviato un messaggio da un nuovo numero per dirmi che se n’era andata definitivamente e che quella volta Luke non le avrebbe trovate».
«Si è offerta di ospitarla?», domandò Kim, incapace di trattenersi. Era pronta a scommettere che quella donna, conoscendo bene Luke Fenton, sarebbe stata la prima a tenderle la mano.
Lisa la guardò come se fosse impazzita. «Prima di tutto, detective, mio marito non sa niente del mio passato. Ho deciso di non condividerlo con lui. Ne ho tutto il diritto».
Kim annuì in segno di comprensione. Anche lei aveva scelto di tenere il mondo all’oscuro del proprio passato.
Però un modo poteva trovarlo. Non sarebbe stato necessario rivelare chi fosse veramente Hayley per ospitarla a casa loro un paio di notti. «Però avrebbe potuto…».
«Non vuole proprio capire, eh?», ribatté Lisa, passandosi la lingua sulle labbra con fare nervoso. «Anche solo parlare di lui mi fa saltare i nervi. Lo so che quel bastardo è morto, e nonostante questo mi fa ancora paura. Accogliere Hayley sarebbe stato un primo passo verso il ritorno di Luke nella mia vita, quando in tutti questi anni ho fatto l’impossibile per sfuggirgli. Se non capisce, posso farle un esempio concreto. Quando Hayley mi ha inviato un messaggio per darmi il suo nuovo numero, ho avuto un attacco di panico».
«È successo circa un mese fa?», chiese Kim, cambiando discorso. Non incolpava Lisa della morte di Hayley, ma rimaneva dell’idea che avrebbe potuto fare di più.
«Sì».
Quando Hayley aveva dato Mia in adozione ed era sparita nel nulla, concluse la detective.
«Così, quando ha saputo che suo fratello era morto…».
«Volevo solo dirle che non doveva più nascondersi. Spero proprio che Mia…».
«Mia è al sicuro, con una famiglia affidataria che le vuole molto bene», rispose Kim, felice che Hayley avesse finalmente fatto la scelta giusta per la sua bambina.
«Ah, grazie al cielo», esclamò Lisa.
«E non ha idea di dove si era nascosta?», chiese Kim. Non appena aveva abbandonato quel luogo sicuro, Hayley aveva perso la vita; evidentemente, Luke non era stato l’unico a darle la caccia.
«No, stavolta no. Non voleva dirlo a nessuno».
«E la volta precedente?», domandò la detective.
Era riuscita a sfuggirgli per ben sei mesi, magari aveva deciso di usare lo stesso rifugio una seconda volta.
«Ah, sì, so dov’era andata la volta precedente, quando era sparita per sei mesi».
«E non le è venuto in mente di dircelo?», chiese Kim.
Lisa si strinse nelle spalle. «Non me l’avete chiesto».
«Parli», la incalzò Kim, mordendosi la lingua.
«È stata accolta da una struttura a Dudley».