Capitolo 53

«Allora, ragazzi, prima di iniziare, mi hanno informato che nella sala della mensa verso le sei faranno il brindisi di Natale, se qualcuno è interessato».

«Un bicchiere di vin brulé e tortini ripieni di frutta secca?», domandò Dawson.

Lei ci pensò su e annuì. «Qualcosa del genere. Io passo».

«Lo sanno che abbiamo un caso, no?», chiese Bryant. «Io preferisco rimanere qui a lavorare».

«Sì, anch’io», confermò Stacey.

Dawson annuì, rimpiangendo di non essere stato il primo a rinunciare.

Per come la vedeva Kim, la festicciola al commissariato era un espediente a basso costo con cui i piani alti cercavano di risollevare il morale dei loro sottoposti. Non sarebbero stati certo due vassoi di salatini alla salsiccia, una teglia di pasticcio e una ciotola di patatine a far sentire i lavoratori più importanti.

Il fatto che due terzi della sua squadra, senza neanche pensarci, avessero dato la priorità al caso, senza lasciarsi tentare dall’idea di staccare prima dal lavoro e socializzare un po’, la diceva lunga sui due agenti in questione. E ancora di più sul terzo, che era rimasto in silenzio.

«Fate pure. Bene, sono sicura che avete già dato un’occhiata alle lavagne. Adesso vi spiego cosa ho fatto. Sono due giorni che raduniamo indizi sugli altri omicidi, forse collegati alla morte di Luke Fenton». Indicò la lavagna bianca alla sinistra della porta, che aveva suddiviso in tre colonne. «Ho fatto una lista di tutto quello che sappiamo per ciascun caso».

Tutti si rivolsero verso la parete.

Vittima non identificata (Staffordshire)

Mutilazione genitale

Scarpa

Sei anni fa

Lester Jackson (West Mercia)

Mutilazione genitale

Spazio stretto

Abusi sessuali

Quattro settimane fa

Tommy Deeley (Wolverhampton)

Mutilazione genitale

Campanellino

Sei giorni fa

Concesse loro un po’ di tempo per riflettere, poi proseguì. «E sull’altra lavagna ho scritto quello che sappiamo della nostra vittima».

Luke Fenton

Mutilazione genitale

Abusi sessuali

Decapitato

Carta da pacchi

Due giorni fa

«Dobbiamo soppesare il tempo da dedicare agli altri casi, anche se non possiamo permetterci di abbandonarli del tutto. La decapitazione distingue Luke Fenton dalle altre vittime. Sappiamo che era un pedofilo e probabilmente la sua prima vittima è stata la sorella. Inoltre, abbiamo notizie di una donna di nome Hayley, con una voglia sul volto, che ha vissuto con lui per un certo periodo in compagnia della figlia. Niente indica che Fenton sia il padre, infatti le fotografie iniziano quando la bimba ha circa nove anni. Tra l’altro, Lisa aveva proprio nove anni quando ha iniziato ad abusare di lei».

«La colpevole è la sorella», esclamò Dawson.

«No, stando al cartellino che ha timbrato al supermercato: dimostra che quella sera stava facendo gli straordinari, perché una collega era in ferie».

«Potrebbe essere…».

«Lascia perdere. Non è fra i sospettati», tagliò corto Kim.

«Non aveva amici a cui possiamo rivolgerci e non si apriva con nessuno».

«Anche i vicini sono totalmente…».

«Dawson, apprezzo molto il fatto che continui a interrompermi».

«Scusa, capo», rispose lui, ma il suo tono non sembrava dispiaciuto.

«Tra un minuto torniamo sui vicini. Per quanto riguarda Fenton, non sappiamo se il suo comportamento deviante abbia fatto altre vittime. Non sono mai state formulate accuse nei suoi confronti, non è mai entrato nel nostro radar, come mai?». Il sergente alzò una mano. «Era una domanda retorica, Dawson. Se il suo primo abuso è stato ai danni della sorella, quando lei aveva nove anni e lui quindici, cosa è accaduto nei quattordici anni successivi? Perché il suo nome non è mai saltato fuori nelle attività di controllo, nelle nostre operazioni, nelle indagini di intelligence?».

Kim sapeva che nel tempo la polizia aveva condotto varie azioni di successo, scoprendo e annientando diverse reti di pedofili che agivano sia online che concretamente, eppure il suo nome non era mai saltato fuori.

«Stacey, voglio che tu insista con i tabulati telefonici. Sollecita ancora una volta il laboratorio per sapere se hanno scoperto altro».

L’agente annuì.

«Dawson, voglio che cerchi ogni collegamento possibile fra Luke Fenton, Lester Jackson e Tommy Deeley. Dev’esserci qualcosa. Io e Bryant torneremo dai vicini per scoprire qualche dettaglio in più sulla bambina».

Dawson cambiò espressione. «Capo, ci sono già…».

«Potrebbe esserti sfuggito qualcosa», rispose lei, secca.

Dawson aveva parlato solo con una signora anziana. Inoltre aveva saltato alcune abitazioni e questo non potevano permetterselo quando c’erano una donna e una bambina da trovare.

Gli rivolse uno sguardo d’avvertimento. Adesso, tutti sapevano cosa fare e Kim sperava di concludere quel briefing senza uccidere nessuno.

«Capo, posso parlare?», chiese Dawson.

“Eccoci”, pensò lei, serrando i pugni nelle tasche. «Dimmi».

«Vorrei farti vedere una cosa», rispose il sergente, facendo scivolare un foglio verso l’orlo della scrivania. «È la relazione dell’autopsia di Lester Jackson».

Kim gli lanciò un’occhiata, poi afferrò il foglio.

«Conosco una donna…».

«Dawson», esclamò Kim socchiudendo gli occhi.

Lui scosse il capo. «Non è come pensi. Un’assistente dell’obitorio mi doveva un favore. Ho parlato con suo figlio in un momento in cui rischiava di fare delle scelte sbagliate».

Kim osservò il foglio che teneva in mano. «Non vedo come potrebbe esserci d’aiuto. Sappiamo com’è morto».

«Ma non conoscevamo nel dettaglio che tipo di ferite ha riportato, né se il modus operandi fosse simile al nostro caso».

Il referto non era completo; l’unica pagina a disposizione mostrava il disegno di un corpo maschile su cui era indicata manualmente la collocazione delle ferite.

Il suo sguardo sorvolò sulle informazioni che già conosceva.

Alla fine, scovò un particolare di cui erano all’oscuro. Proprio come la loro vittima, Lester Jackson era stato colpito nella parte posteriore della testa.

«Segnalo sulla lavagna», esclamò con un sospiro.

Dawson obbedì, sotto lo sguardo attento dei colleghi.

«Nonostante le somiglianze, dobbiamo sperare che abbiano ragione gli altri, e non noi, e che questi omicidi non siano collegati al nostro».

«E se lo sono?», domandò Bryant.

«In quel caso, abbiamo per le mani un serial killer in piena escalation».