Capitolo 34
Non appena varcò la soglia del commissariato di Brierley Hill, Dawson si sentì a casa.
«Pensavo che ti avessero spedito a Halesowen», esclamò Lenny dal suo gabbiotto all’ingresso.
«Sono solo venuto a trovarvi», rispose il sergente voltandosi indietro mentre camminava.
L’agente disse qualcosa in risposta ma Dawson non udì le sue parole; approfittò del passaggio di due poliziotti per sgusciare dentro la porta aperta.
Salì i gradini a due a due ed entrò nella sua vecchia sala operativa. Sorrise. Ecco un dipartimento di Investigazione criminale come si deve: una decina di scrivanie, cestini colmi, abiti informali, lavagne ingombre di post-it e di fogli A4 attaccati alla rinfusa.
Il piacere tuttavia si tramutò in sgomento quando si accorse che il suo tavolo era stato trasformato in una discarica di scatole prelevate dall’archivio. Accidenti, se n’era andato solo un paio di giorni prima e sperava di tornare una volta risolto il caso, quando la sua attuale, improbabile squadra sarebbe stata sciolta.
«Vi sono mancato, ragazzi?», domandò ai quattro o cinque colleghi presenti.
«Ciao, Dawson», rispose un paio di loro, prima di tornare con gli occhi sui monitor. Viv gli fece un cenno poco entusiasta dall’angolo opposto, l’orecchio incollato al telefono.
«Ehilà, Dawson, il capo non c’è», spiegò Gary, il tizio cicciottello che stava cercando.
«Ciao Gaz, non c’è problema. Sono passato per vedere te. Come vanno le cose?»
«Meglio, ultimamente. Da quando in qua mi chiami Gaz?».
«Ho bisogno del tuo aiuto, amico», esclamò Dawson, dandogli una pacca sulla spalla e prendendo una sedia.
Gary era un bravo ragazzo, gli piaceva aiutare gli altri. Non era tipo da lampi di genio, ma possedeva una grande dote di cui Dawson era sprovvisto: la pazienza.
Aveva scovato praticamente tutti i database esistenti sulla faccia della Terra, da quello che catalogava le impronte delle suole a quello che raccoglieva le tracce lasciate dagli pneumatici. Aveva persino creato una banca dati sua che gli consentiva di gestire tutti i database a cui aveva accesso.
Dawson estrasse il foglio stampato che teneva nella tasca della giacca. «Sulla scena di un crimine sono stati usati dei chiodi. Questa è la loro composizione chimica. È possibile che tu riesca a capire dove sono stati prodotti?».
Gary fissò il foglio.
Per Dawson era un ragionamento perfettamente logico. Se fosse riuscito a individuare il produttore forse avrebbe potuto ottenere una lista dei negozi che la ditta forniva, e da lì arrivare ai clienti. Alcune piccole aziende avevano come clienti un numero limitato di rivenditori all’ingrosso. E se esisteva una persona capace di scoprirlo, quella era Gary.
«Be’, che ne pensi, amico?»
«Sto aspettando il finale della barzelletta», rispose l’ex collega.
«Eh?», fece Dawson. Due agenti alzarono lo sguardo.
«Be’, mi sa che mi prendi per il culo. Non puoi essere tanto scemo da dire sul serio».
«Ehi, Gaz, attento a…».
«Solo tu puoi avere la faccia tosta di tornare qui, dopo esserti finalmente tolto dalle palle, per convincerci a lavorare al posto tuo, cazzo».
Dawson era esterrefatto.
Gary continuò. Ormai tutti i presenti li stavano ascoltando, e li fissavano. «Non capisci, eh? Siamo tutti felici di non averti più tra i piedi. Così non ruberai più le idee degli altri, non ti approprierai delle piste più promettenti, non te ne starai a girarti i pollici aspettando che gli altri lavorino al posto tuo», sbottò. «Amico, non vedevamo l’ora che te ne andassi». Sbatté il foglio sul petto di Dawson. «Quindi, la risposta alla tua domanda è: vaffanculo e sbrigatela da solo».
Gary scostò la sedia dalla scrivania e uscì dall’ufficio.
Dawson si guardò intorno. Nessuno aprì bocca.
Le persone con cui aveva lavorato per anni abbassarono la testa e nascosero lo sguardo.
A quanto pareva, Gary aveva parlato a nome di tutti.
Infilò il foglio in tasca e si avviò verso la porta a testa alta.
Adesso era veramente solo.