Capitolo 112

Stacey varcò la soglia del suo appartamento all’una e mezzo di notte, al termine di un turno durato diciotto ore.

Dopo aver ritrovato l’auto del dottor Lambert sporca di sangue, lei e Dawson erano andati dritti all’ospedale, appena in tempo per scorgere Bryant che rifiutava ostinatamente di farsi aiutare da un paramedico dall’aria preoccupata. Il capo li aveva congedati, ma né lei né Dawson se n’erano voluti andare prima di aver fatto una piccola riunione.

L’incontro era stato breve, giusto il tempo necessario alla detective per scolarsi una tazza di caffè forte, ma era stato intenso perché avevano rivissuto gli eventi di quella sera.

A più riprese Stacey aveva spalancato la bocca, come se stesse guardando un film d’azione. La sua prima settimana era iniziata con un sopralluogo sulla scena di un delitto, durante il quale aveva rischiato di vomitare, ed era terminata con un coltello puntato alla gola del suo collega. Era proprio il caso di definirlo un battesimo di fuoco.

Si liberò della borsa e si buttò sul divano, senza sapere se avrebbe trovato la forza di trascinarsi fino in camera da letto; in ogni caso, l’indomani avevano concesso loro una giornata libera e voleva prendersi un attimo per riflettere.

Stentava a credere che avessero lavorato al caso solo per quattro giorni. Non si era trattato di giornate lavorative normali, avevano lavorato ben più delle otto ore canoniche. E tuttavia, erano pur sempre solo quattro giorni, e in quel breve arco di tempo lei aveva imparato tantissimo.

Aveva scoperto, per esempio, di avere un talento per la ricerca di informazioni. Quando le veniva assegnato un compito, vedeva il percorso che l’avrebbe condotta al dato richiesto come una scia luminosa, simile alla strada da seguire sullo schermo del navigatore. Aveva una mente analitica e poteva benissimo lavorare da sola, oltre che in team.

Aveva capito che la detective Stone era appassionata, motivata, intuitiva e anche un po’ ribelle. Quando l’aveva mandata a prendere Dawson, risparmiandole la vista del corpo deturpato di Luke Fenton, Stacey aveva sentito germogliare dentro di sé il seme del rispetto. Aveva deciso di ripagarla tornando sulla scena del delitto e dimostrandole che non era una rinunciataria. Al suo arrivo, non le era sfuggito il sorriso che per un istante era affiorato sulle labbra del capo, e in quel momento la sua stima era cresciuta.

Nei giorni successivi non aveva dovuto ricredersi, anzi, quando Dawson in macchina le aveva raccontato della notte che aveva trascorso in albergo a spese della detective, era rimasta letteralmente senza parole. Il capo non l’avrebbe mai rivelato ad anima viva.

In più, aveva capito che Kevin Dawson non era stronzo come sembrava. Se avesse dovuto misurare il suo livello di stronzaggine su una scala da uno a dieci, probabilmente gli avrebbe assegnato un nove, e non il massimo come aveva temuto in un primo momento. Era pur sempre un piccolo passo avanti.

Quando il capo e Bryant se n’erano andati per prepararsi all’interrogatorio del parrucchiere, Dawson si era offerto di darle un passaggio fino a casa. Lei aveva rifiutato, ma il sergente aveva insistito.

Infine, aveva imparato che si sarebbe tagliata un braccio pur di rimanere con la sua squadra. Non erano perfetti, ne era consapevole. Kim Stone non si poteva definire affettuosa, né materna. Non era brava a trattare con le persone e ogni tanto bisognava ricordarle che gli altri avevano una vita al di fuori del commissariato. Bryant era calmo e affidabile, ma mancava di dinamicità. Nonostante questo, un coltello alla gola non era bastato a farlo scappare a casa alla prima occasione. Aveva continuato a fare il suo lavoro, e per questo Stacey lo ammirava. Dawson era un arrogante, un gradasso, ma a dispetto dei suoi problemi personali si era presentato ogni mattina in ufficio ed era rimasto lì finché il capo non l’aveva congedato. Si era impegnato moltissimo, senza neanche rendersene conto.

Sì, era stata una settimana d’inferno. Quel caso, così come le persone che aveva conosciuto, aveva rappresentato una grande sfida ma le aveva insegnato tanto.

Si augurava di avere molte settimane simili davanti a sé. Voleva continuare a imparare da quei colleghi e sperava che le fosse concessa quella possibilità.