Capitolo 16

«Ti prego, dimmi che hai trovato l’indirizzo, Stacey», esclamò Kim quando rispose alla chiamata. Era impaziente di saperne di più sulla loro vittima. Dalla scena del crimine emergeva una grande intensità emotiva ed era sicura che conoscere qualche dettaglio della vita di Luke Fenton li avrebbe condotti dall’assassino.

«Ce l’ho, capo», disse Stacey. «Lo sto inviando ora a Bryant con un messaggio».

«Bene», ribatté Kim, percependo una lieve trepidazione nella voce della giovane agente.

Se stava inviando l’indirizzo per messaggio, che bisogno c’era di chiamare?

«E?»

«Ehm… capo… magari non è niente ma… ehm…».

«Sputa il rospo, Stacey», la esortò.

«Be’, l’altro giorno, il mio ultimo giorno a Wolverhampton, ho sentito…».

Kim stava per dirle di sbrigarsi mentre Bryant prendeva il cellulare per leggere il messaggio, ma poi capì che era solo nervosa, perciò tenne la bocca chiusa e la lasciò finire.

«…due agenti che parlavano della scena di un delitto di cui si erano occupati nel centro cittadino…».

«Il senzatetto?», chiese Kim. Aveva sentito la notizia al telegiornale. Dai pochi dettagli diffusi aveva concluso che fosse stato l’epilogo di un litigio per una bottiglia di birra o qualcosa di simile. Era sicura di aver sentito dire che l’uomo era stato accoltellato.

«Sì, ma hanno nominato i genitali, e mi stavo solo chiedendo se potesse esserci qualcosa che…».

«Hanno pronunciato la parola genitali?», domandò Kim inarcando un sopracciglio e lanciando un’occhiata a Bryant.

«Sì, insomma, lo so che…».

«Vedi se riesci a trovare qualcosa», concluse Kim, notando che l’accento della Black Country di Stacey diventava più marcato quando parlava in fretta. «Ma non perderci troppo tempo», la avvisò. Luke Fenton rimaneva in testa alle loro priorità. Tuttavia, la chiamata di Stacey aveva riportato alla luce un fatto che credeva di aver dimenticato.

Chiuse la conversazione e scorse il registro delle chiamate.

«Ehi, Keats, hai un minuto?», chiese, fregandosene in realtà dei suoi impegni.

«Stavo per iniziare a…».

«Ottimo», rispose lei. Se stava per iniziare qualcosa significava che non lo stava facendo, e dunque che poteva concederle un minuto. «Prima hai detto che la mutilazione della nostra vittima non è la peggiore che tu abbia mai visto. A cosa ti riferivi?»

«A un caso di qualche anno fa, a Stoke-on-Trent. Una sola pugnalata dritta al cuore, ma avevano fatto scempio dei testicoli».

«Qualche altra somiglianza con il nostro caso?», domandò lei.

«Be’, so che quel tizio aveva ancora la testa attaccata al collo, ma non ricordo tutti i dettagli». Fece una pausa e sospirò. «Più tardi darò un’occhiata alla mia relazione per vedere se salta fuori qualcosa».

«Grazie, Keats», esclamò lei chiudendo la conversazione.

Probabilmente non li avrebbe portati da nessuna parte, proprio come la pista di Stacey, ma tentare non guastava di certo.