Capitolo trentaduesimo
Vi sarà giusto il tempo, mentre lo zio Tobia e Trim sono avviati verso la casa di mio padre, d’informarvi che la signora Wadman aveva, alcune lune prima di questo colloquio, fatto di mia madre una sua confidente, e che la signora Brigida, la quale aveva da portarsi il peso del proprio segreto oltre a quello della sua padrona, si era felicemente liberata di entrambi con Susanna dietro il muro del giardino.
Quanto a mia madre, ella non ci vide assolutamente nulla da doverne fare al riguardo il minimo rumore, ma Susanna bastava da sé sola, qualunque fossero i fini e gli scopi che potevate avere, a propalare un segreto di famiglia. Infatti, ella ne fece istantaneamente parte con segni a Gionata, e Gionata con cenni alla cuoca mentre questa stava spruzzando di grasso un lombo di montone che s’arrostiva; la cuoca lo vendette con un po’ di grasso di cucina per due soldi al postiglione, che lo barattò con la ragazza della latteria per qualcosa di circa lo stesso valore; e benché sussurrate nel fienile, la Fama acchiappò le note con la sua tromba di bronzo e le fece risonare sopra i tetti delle case. In una parola, non ci fu vecchia nel villaggio o a cinque miglia all’intorno che non comprese le difficoltà dell’assedio dello zio Tobia e quali erano le clausole segrete che avevano ritardato la resa.
Mio padre, che aveva la tendenza a forzare ogni evento della natura in un’ipotesi, col che mai uomo crocefisse la Verità nella proporzione in cui lo faceva lui, era appena venuto a conoscenza della diceria quando lo zio Tobia uscì di casa; e, accesosi a un tratto per l’offesa fatta con ciò al fratello, stava dimostrando a Yorick, nonostante il fatto che mia madre sedesse vicino, non solo che “il demonio era nelle donne e che tutta la faccenda era lussuria”, ma che ogni male e disordine nel mondo, qualunque ne fosse la specie o la natura, dalla prima caduta di Adamo giù giù fino a quella dello zio Tobia (compresa), erano dovuti in un modo o nell’altro allo stesso sregolato appetito.
Yorick stava appunto cercando di temperare l’ipotesi di mio padre, quando, essendo entrato lo zio Tobia nella stanza con i segni di un’infinita benevolenza e perdono nei suoi sguardi, l’eloquenza di mio padre si riaccese contro quella passione; e siccome non andava molto per il sottile nella scelta delle parole quando era adirato, non appena lo zio Tobia si fu seduto presso il fuoco ed ebbe riempito la pipa, mio padre sbottò in questi termini.