Capitolo ventinovesimo
«“...essendo state le dette parole [289] udite da tutti i soldati ch’erano colà, parecchi di loro, intimamente atterriti, indietreggiarono e fecero largo all’attaccante. Tutto questo fu da Ginnasta molto ben notato e considerato; e quindi, facendo come se intendesse smontare da cavallo, mentre si reggeva in equilibrio sul lato in cui ci si aggrappa per salire in sella, agilissimamente (con la corta daga lungo la coscia), spostando il piede nella staffa ed eseguendo la figura dello staffile, col che, dopo aver inclinato il corpo verso il basso, immediatamente si lanciò in alto per aria e posò entrambi i piedi uniti sulla sella, rimanendo eretto, con la schiena rivolta verso la testa del cavallo. — Ora (disse) la faccenda continua.
— E improvvisamente, dalla posizione in cui si trovava, fece un guizzo su un piede solo e girando a sinistra, non mancò di far rotare perfettamente il corpo, riportandolo nella posizione primitiva senza sbagliare d’un iota. — Ah! (disse Sgambetta) io non lo farò adesso, e non senza ragione. — Bene (disse Ginnasta) ho fallito. Annullo questo salto. — Allora, con meravigliosa forza e agilità, rotando verso destra, fece un altro agile guizzo come prima; ciò fatto, pose il pollice della mano destra sull’arcione, si sollevò in alto e schizzò in aria, bilanciando e sostenendo tutto il suo peso sui muscoli e sui nervi del detto pollice, e così girò e piroettò per tre volte; alla quarta, rovesciando il corpo e capovolgendolo con la testa all’ingiù e col davanti indietro, senza toccare nulla, si portò tra le due orecchie del cavallo, e poi, con una spinta scattante, si sedette sulla groppiera...”
[«Che combattimento è mai questo? — disse lo zio Tobia. Il Caporale scosse la testa.
— Abbiate pazienza», disse Yorick]
«“Allora (Sgambetta) fece passare la gamba destra sopra la sella e si mise en croup [290]. — Però (disse), sarebbe meglio che andassi sulla sella. — Allora, mettendo i pollici delle due mani sulla groppa davanti a sé e appoggiandosi su di essi come unici sostegni del suo corpo, immantinente fece rotare i talloni in aria sopra la testa e si ritrovò dritto tra gli arcioni della sella in posizione tollerabile; quindi, schizzando in aria con un salto mortale, roteò come un mulino a vento e fece un centinaio “di salti, giravolte e volteggi.”
— Buon Dio! — gridò Trim, perdendo la pazienza. — Un affondo di baionetta vale più di tutto ciò.
— Lo penso anch’io, — rispose Yorick.
— Io sono di parere contrario», disse mio padre.