Capitolo sedicesimo
Nell’intero catalogo delle fuorvianti seccature che investono a sbuffi la velatura di un uomo, non c’è n’è una di natura più molesta e torturante di questa particolare che m’accingo a descrivervi e contro cui (a meno che non viaggiate con un battistrada, come molti fanno per evitarla) non c’è rimedio che valga; ed è la seguente:
Siate pur voi placidamente disposti al sonno come non mai, — ancorché stiate forse attraversando la più bella regione, sulle migliori strade e nella più comoda carrozza per farlo di questo mondo, — anzi, siate pur voi sicuri di poter dormire per cinquanta miglia filate senza aprire gli occhi una sola volta, anzi, il che è più, siate voi non meno dimostrativamente convinto di quanto potete esserlo di ogni verità in Euclide che in tutti i casi potreste essere completamente addormentato oppure completamente sveglio, forse meglio addormentato, pure quelle incessanti ricorrenze di pagare i cavalli a ogni cambio, con la conseguente necessità di mettervi la mano in saccoccia per cavarne e contare tre lire e quindici soldi (soldo su soldo), mette a tal punto fine al vostro progetto, che non potete porlo in esecuzione per più di sei miglia (o, supponendo che si tratti d’una posta e mezzo, per non oltre nove), quand’anche doveste salvare l’anima dalla perdizione.
“Mi prenderò la rivincita, — mi dissi, — perché metterò la somma esatta in un pezzo di carta e me la terrò in mano pronta per tutto il percorso. Allora non avrò altro da fare, — mi dissi (predisponendomi al riposo), — se non di lasciarla cadere delicatamente nel cappello del postiglione senza dire una parola.”
E invece, ci vogliono due altri soldi di mancia, oppure c’è un pezzo da dodici soldi di Luigi XIV che non viene accettato [404], oppure c’è da dare una lira e rotti per il cambio precedente “che il signore aveva dimenticato di pagare”; e gli alterchi che ne seguono (perché un uomo non può discutere molto bene se è mezzo addormentato) finiscono con lo svegliare. Ma il dolce sonno è ancora recuperabile; la carne potrebbe ancora piegare lo spirito e riaversi da tali colpi. Ma invece, perdio! avete pagato per una sola posta mentre si tratta di una posta e mezzo, il che vi costringe a tirar fuori il libro degli itinerari postali, la cui stampa è così microscopica, che vi costringe ad aprire bene gli occhi, volenti o nolenti. A questo punto Monsieur le cure vi offre una presa di tabacco, o un povero soldato vi mostra la sua gamba, o un chiercuto la sua cassetta delle elemosine, o la sacerdotessa della cisterna vuole bagnare le vostre ruote: esse non ne hanno bisogno, ma ella giura per il suo sacerdozio (ritorcendo il vostro argomento) che invece ne hanno bisogno. Avete quindi tutti questi punti da discutere o da considerare nella vostra mente; nel far che, i poteri razionali vengono destati così completamente, che potete rimandarli a dormire alla meno peggio.
Se non fosse stato proprio per una di queste sventure l’avrei passata liscia alle stalle di Chantilly [405]...
Ma poiché il postiglione affermò prima e poi insistette a dirmi sulla faccia che l’impronta sulla moneta da due soldi era tutta consumata, aprii gli occhi per accertamene e, vedendovi sopra l’impronta chiara come il mio naso, balzai dalla carrozza in un impeto d’ira, e così vidi ogni cosa di Chantilly contro voglia. L’ho sperimentato solo per tre poste e mezzo, ma, credetemi, questo è il miglior sistema del mondo per viaggiare rapidamente; perché siccome pochi oggetti appaiono molto invitanti quando si è in quello stato d’animo, v’è poco o nulla su cui soffermarsi. Appunto con questo mezzo attraversai Saint Denis senza nemmeno voltare la testa da un lato verso l’Abbazia.
Le ricchezze del loro tesoro! sciocchezze! Eccetto i loro gioielli, che son tutti falsi, non darei tre soldi per ciascuno degli oggetti che vi si trovano, fuorché per la lanterna di Giuda [406]; e neanche per questa, solo che, siccome si va facendo buio, potrebbe servire.