Capitolo terzo
Lo zio Tobia voltò indietro la testa più d’una volta per vedere come fosse sostenuto dal caporale; e il caporale, ogniqualvolta lo faceva, imprimeva al suo bastoncino un lieve svolazzo, ma non per spacconata; e, col più dolce accento del più rispettoso incoraggiamento, raccomandava a suo onore: “niente paura”.
Ora, lo zio Tobia aveva paura; e tremendamente, anche. Non sapeva persino distinguere (come mio padre glielo aveva rimproverato) il diritto d’una Donna dal rovescio, e perciò non era mai stato del tutto a suo agio accanto a una qualsiasi, se non nei momenti dolorosi o angosciosi; allora la sua pietà era infinita, e neppure il più cortese eroe dei romanzi cavallereschi sarebbe andato più in là, almeno su una gamba sola, per tergere una lacrima dall’occhio d’una donna. Eppure, se si esclude l’unica volta in cui ne era stato attirato con l’inganno dalla signora Wadman, egli non aveva mai guardato fissamente nell’occhio d’una donna; ed era solito dire a mio padre, nella sua semplicità di cuore, che ciò era quasi (se non affatto) riprovevole come il parlare osceno.
«E quand’anche lo fosse?» soleva rispondere mio padre.