Capitolo quarto
«Ella non potrebbe forse, — disse lo zio Tobia, fermandosi quando ebbero marciato fino a venti passi dalla porta della signora Wadman, — ella non potrebbe, caporale, prenderla a male?
— La prenderà, piacendo a vostro onore, — disse il caporale, — proprio come la vedova dell’Ebreo a Lisbona la prese con mio fratello Tom.
— E che successe? — disse lo zio Tobia, facendo quasi un dietro-front verso il caporale.
— Vostro onore, — rispose il caporale, — conosce le disgrazie di Tom; ma la presente faccenda non ha nulla che fare con esse più di questo: se Tom non avesse sposato la vedova, o se fosse piaciuto a Dio che, dopo il loro matrimonio, avessero messo solo carne di maiale nelle salsicce, quell’anima onesta non sarebbe mai stata strappata dal suo caldo letto e trascinata davanti all’inquisizione. È un posto maledetto, — aggiunse il caporale, scotendo la testa, — e una volta che un pover’uomo vi è dentro, vi è dentro, piacendo a vostro onore, per sempre.
— È verissimo, — disse lo zio Tobia, guardando con aria grave, mentre parlava, in direzione della casa della signora Wadman.
— Nulla, — continuò il caporale, — può essere così triste come la reclusione a vita, o così dolce, piacendo a vostro onore, come la libertà.
— Nulla, Trim, — disse lo zio Tobia con aria meditabonda.
— Finché un uomo è libero...», esclamò il caporale, facendo descrivere al bastoncino uno svolazzo così:

Mille dei più sottili sillogismi di mio padre non avrebbero potuto dire di più a favore del celibato.
Lo zio Tobia guardò ardentemente verso la sua casa e il suo campo di bocce.
Il caporale aveva incautamente evocato lo Spirito del calcolo con la sua bacchetta; e altro non gli restava se non farlo nuovamente scomparire con la sua storia, e con questa forma di Esorcismo, quanto mai poco ecclesiastica, vi riuscì il caporale.