Capitolo trentatreesimo
«Siccome per concorde ammissione degli antichi, fratello Tobia, — disse mio padre, — vi sono due differenti e distinte specie d’amore, secondo le diverse parti che vi sono interessate, il Cervello o il Fegato, io penso che quando un uomo è innamorato, sia per lui doveroso considerare un po’ in quale delle due è incorso.
— Che importanza ha, fratello Shandy, — rispose lo zio Tobia, — di quale delle due si tratta, purché induca l’uomo a sposarsi, ad amare sua moglie e ad avere qualche bambino?
— Qualche bambino! — esclamò mio padre, balzando dalla sedia, e guardando in faccia mia madre mentre si faceva strada tra la sedia di lei e quella del dottor Slop, — qualche bambino! — gridò mio padre, ripetendo le parole dello zio Tobia mentre camminava su e giù per la stanza.
— Non già, caro fratello Tobia, — esclamò mio padre, riprendendosi di colpo e avvicinandosi alla spalliera della sedia dello zio Tobia, — non già che mi dispiacerebbe che tu ne avessi una ventina; al contrario, ne gioirei, e sarei buono, Tobia, con ciascuno d’essi come un padre.»
Lo zio Tobia passò di nascosto la sua mano dietro la sedia per dare una stretta a quella di mio padre.
«Anzi, di più, — continuò, tenendo stretta la mano dello zio Tobia, — tu possiedi in tale quantità, mio caro Tobia, la crema della natura umana e così poco le sue asprezze, ch’è un peccato che il mondo non sia popolato da creature che t’assomiglino; e se fossi un monarca asiatico, — aggiunse mio padre, accalorandosi per questo suo nuovo progetto, — ti obbligherei, purché ciò non menomasse le tue forze o non essiccasse troppo rapidamente il tuo umore radicale o non indebolisse la tua memoria o la tua immaginazione, fratello Tobia, il che queste ginnastiche fatte sregolatamente sono in grado di provocare... Se così non fosse, caro Tobia, ti procurerei le più belle donne del mio impero e ti obbligherei, nolens volens, a mettermi al mondo un suddito al mese.»
Come mio padre ebbe pronunciato l’ultima parola della frase, mia madre fiutò una presa di tabacco.
«Ora, non vorrei, — disse lo zio Tobia, — mettere al mondo un bambino nolens volens, cioè lo volessi o no, per compiacere al più gran principe della terra.
— E sarebbe crudele da parte mia, fratello Tobia, costringerti, — disse mio padre; — ma si tratta solo d’un esempio che ti faccio per mostrarti che non sul tuo mettere al mondo un bambino, sempre che tu ne sia capace, ma sul sistema dell’Amore e del Matrimonio cui vai incontro io vorrei rettamente indirizzarti.
— Per lo meno, — disse Yorick, — c’è moltissima ragionevolezza e buon senso nell’opinione sull’amore del capitano Shandy. E proprio nelle ore spese male della mia vita, di cui dovrò rispondere, ho letto tanti fioriti poeti e retori del mio tempo, dai quali non ho mai potuto ricavare tanto.
— Vorrei, Yorick, — disse mio padre, — che voi aveste letto Platone [469]; perché ivi avreste imparato che vi sono due Amori.
— So che v’erano due Religioni presso gli antichi, — rispose Yorick, — una per il volgo e un’altra per i dotti; ma penso che un unico Amore avrebbe potuto benissimo servire per entrambi.
— Non avrebbe potuto, — rispose mio padre, — e per le stesse ragioni: perché di questi Amori, secondo il commento del Ficino a Valesio [470], l’uno è razionale, l’altro naturale; il primo antico, senza madre, col quale Venere non aveva nulla che fare; il secondo, nato da Giove e Dione...
— Scusa, fratello, -— disse lo zio Tobia, — che cos’ha che fare un uomo che crede in Dio con tutto ciò? — Mio padre non poteva fermarsi a rispondere, nel timore di perdere il filo del suo discorso.
—...quest’ultimo, — continuò, — partecipa interamente della natura di Venere. Il primo, che è la catena d’oro calata dal cielo, eccita all’amore eroico, il quale comprende in sé ed eccita al desiderio della filosofia e della verità; il secondo eccita semplicemente al desiderio.
— Reputo che la procreazione dei figli sia benefica per il mondo, — disse Yorick, — quanto la scoperta della longitudine...
— Di sicuro, — disse mia madre, — l’amore mantiene la pace nel mondo.
— In casa, mia cara, lo ammetto...
— Esso colma la terra, — disse mia madre.
— Ma lascia vuoto il cielo, mia cara, — rispose mio padre.
— È la Verginità, — esclamò Slop trionfante, — che riempie il paradiso.
— Ottima battuta, monaca!» disse mio padre.