Capitolo ventesimo
«* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * *.
— Vedrete il punto esatto, signora», disse lo zio Tobia.
La signora Wadman arrossì, guardò verso la porta, impallidì, arrossì ancora lievemente, riprese il suo colorito naturale, arrossì come non mai; il che, per amor del lettore non istruito, traduco così:
“Signore Iddio! Non posso guardarlo.”
“Che direbbe la gente se lo guardassi?”
“Cadrei svenuta se lo guardassi.”
“Vorrei tanto guardarlo.”
“Non ci può essere peccato a guardarlo.”
“Voglio guardarlo!”
Mentre tutto ciò si svolgeva nell’immaginazione della signora Wadman, lo zio Tobia s’era alzato dal sofà ed era andato dall’altra parte della porta del salotto per dare al riguardo un ordine a Trim che stava nel corridoio.
«* * * * * * * * * *. Credo che sia nel solaio, — disse lo zio Tobia.
— L’ho visto là, piacendo a vostro onore, questa mattina, — rispose Trim.
— Allora, ti prego, va subito a prenderlo, Trim, — disse lo zio Tobia, — e portalo nel salotto.»
Il caporale non approvò gli ordini, ma vivacissimamente ubbidì a essi. Il primo non era un atto dipendente dalla sua volontà; il secondo lo era. Si mise perciò la montiera e s’avviò con la rapidità che gli consentiva il suo ginocchio invalido. Lo zio Tobia tornò in salotto e si risedette sul sofà.
«Ci metterete sopra il dito», disse lo zio Tobia.
“Non lo toccherò in ogni caso”, disse la signora Wadman tra sé.
Questo richiede una seconda traduzione: esso dimostra quanta poca conoscenza derivi da semplici parole; dobbiamo risalire alle sorgenti prime.
Ora, a fine di dissipare la nebbia che grava su queste tre pagine, devo cercare d’essere io stesso il più chiaro possibile.
Fregatevi tre volte la fronte con le mani, soffiatevi il naso, pulitevi gli organi emuntori, starnutite, brava gente! Dio vi benedica.
Ora datemi tutto l’aiuto che potete.