Capitolo ventitreesimo
Non appena il caporale ebbe finito la storia del suo amore, o meglio l’ebbe finita lo zio Tobia per lui, la signora Wadman balzò silenziosamente fuori del suo pergolato, si rimise la spilla nella cuffia, varcò il cancelletto e avanzò lentamente verso la garitta dello zio Tobia. La predisposizione che Trim aveva suscitato nell’animo dello zio Tobia costituiva una crisi troppo favorevole da lasciarsi scappare...
L’attacco fu fermamente determinato; esso venne ancor più facilitato dall’ordine impartito dallo zio Tobia al caporale di portar via con la carriuola la pala d’esploratore, la vanga, il piccone, i picchetti e l’altro equipaggiamento militare che giaceva sparso sul terreno in cui s’ergeva Dunkerque. Il caporale se ne era andato; il campo era sgombro.
Ora, considerate, signore, che sciocchezza sia, vuoi nel combattere, vuoi nello scrivere, vuoi in qualunque altra cosa (in rima o no) che un uomo ha occasione di fare, l’agire secondo un piano; perché se mai Piano, indipendentemente da ogni circostanza, meritò d’essere registrato a lettere d’oro (intendo negli archivi di Gotham [462]), questo fu certamente il Piano d’attacco della signora Wadman allo zio Tobia nella sua garitta, secondo un Piano. Ora, poiché il piano appeso nella garitta in questa congiuntura era il Piano [463] di Dunkerque, ed essendo la storia di Dunkerque una storia di rilassamento, questa s’opponeva a ogni impressione ch’ella poteva suscitare; inoltre, quand’anche ella avesse potuto superare l’ostacolo, la manovra delle dita e delle mani nell’attacco della garitta era a tal punto sorpassato da quello della bella beghina nella storia di Trim, che proprio allora quel particolare attacco, per quanto buon esito avesse ottenuto in precedenza, diveniva l’attacco maggiormente insensibile che potesse essere fatto.
Oh! lasciate questo solo alle donne! La signora Wadman non aveva ancora aperto il cancelletto, e già il suo genio si gabbava del mutamento delle circostanze.
Ella concepì un nuovo attacco in un baleno.