Capitolo ventiseiesimo
«Guarda se non lo sta tagliando a strisce per darlo in giro a chi vuole accendersi la pipa!
— E’ abominevole, — rispose Didio.
— Non dovremmo passarci sopra, — disse il dottor Kysarcius (☞ era uno dei Kisarci dei Paesi Bassi).
— Penso, — disse Didio, sollevandosi a metà dalla sedia allo scopo di spostare una bottiglia e un’alta caraffa disposte in linea retta tra lui e Yorick, — che avreste potuto risparmiarvi questa battuta sarcastica e prendere di mira un luogo più adatto, signor Yorick, o per lo meno un’occasione più adatta per mostrare il vostro disprezzo per ciò che abbiamo trattato: se il sermone non merita nulla di più che accendere con esso la pipa, non era certo, signore, abbastanza buono da essere predicato davanti a un’assemblea così dotta; e se era abbastanza buono da essere predicato davanti a un’assemblea così dotta, era certamente, signore, troppo buono da accendere con esso successivamente le pipe.»
“Eccolo inchiodato, — disse tra sé Didio, — a uno dei corni del mio dilemma; se la cavi come può.”
«Ho sofferto tormenti così inenarrabili a partorire questo sermone in quest’occasione, — disse Yorick, — che dichiaro, Didio, che subirei mille volte il martirio, e se possibile il mio cavallo con me, prima di rimettermi a farne un altro simile. Lo partorii dalla parte sbagliata, m’uscì dalla testa invece che dal cuore, e appunto per la pena che mi dette, sia nello scriverlo sia nel predicarlo, me ne vendico in questo modo. Predicare per ostentare la vastità delle nostre letture o la sottigliezza del nostro ingegno, per sfoggiare agli occhi del volgo meschini saggi di una cultura modesta, orpellata di qualche parola che luccica, ma che trasmette poca luce e ancor meno calore, significa un uso disonesto di quell’unica breve mezz’ora di cui disponiamo in una settimana. Questo non è predicare il vangelo, ma noi stessi. Per conto mio, — continuò Yorick, — preferirei pronunciare cinque parole che mirino dritto al cuore.»
Non appena Yorick ebbe pronunciato l’espressione “mirar dritto”, lo zio Tobia si alzò per dire qualcosa sui proiettili, quando una singola parola e nulla di più, proferita al lato opposto della tavola, fece puntare le orecchie di tutti su di essa; una parola che, tra quante ve ne sono nel dizionario, era l’ultima che ci si potesse aspettare in quel luogo; una parola che mi vergogno di scrivere, ma che pure dev’essere scritta, dev’essere letta; illegittima, non canonica: Fate diecimila supposizioni moltiplicate fra di loro, spremete, torturate il vostro spirito inventivo eternamente, e non ne farete di niente. A farla breve, ve la dirò nel prossimo capitolo.