Capitolo primo
«Vorrei, dottor Slop, — disse lo zio Tobia (ripetendo per la seconda volta il suo desiderio al dottor Slop, con un grado di maggior ardore e serietà nel suo modo di desiderare di quanto avesse fatto dapprima [130]), — vorrei, dottor Slop, — disse lo zio Tobia, — che aveste visto i prodigiosi eserciti che avevamo nelle Fiandre.»
Il desiderio dello zio Tobia rese un cattivo servizio al dottor Slop, quale il suo cuore non avrebbe mai sospettato in nessuno; sissignore, esso lo confuse, e perciò, dapprima imbrogliandogli le idee e poi mettendole in fuga, fece sì ch’egli non poté richiamarle a raccolta pur adoperandosi con tutta l’anima.
In tutte le discussioni, tra maschi o femmine, vuoi riguardo all’onore, vuoi riguardo all’interesse, vuoi riguardo all’amore, — il caso non fa alcuna differenza, — non v’è nulla di più pericoloso, signora, di un desiderio che, venendo di traverso, colga un uomo in questo modo imprevisto. In genere, il modo piu sicuro di svuotarne la forza consiste, per la persona a cui il desiderio è rivolto, nell’alzarsi immediatamente in piedi ed esprimere al desiderante il desiderio di qualcosa in contraccambio suppergiù dello stesso valore; bilanciando così la partita sull’istante, si ritorna al punto di partenza, anzi talvolta con ciò si acquista il vantaggio dell’attacco.
Ciò sarà pienamente illustrato al mondo nel mio capitolo sui desideri.
Il dottor Slop non conosceva questa tattica difensiva; rimase disorientato e ciò arrestò completamente la disputa per quattro minuti e mezzo; cinque le sarebbero stati fatali. Mio padre vide il pericolo. La questione creava una delle più interessanti dispute del mondo: “Se il figlio delle sue preghiere e dei suoi sforzi dovesse nascere senza testa o con la testa”. Attese sino all’ultimo momento, per concedere al dottor Slop, in favore del quale era stato formulato il desiderio, il diritto di contraccambiarlo; ma accorgendosi, dicevo, che questi era confuso e continuava a guardare, con quella perplessa vacuità di sguardo generalmente propria degli esseri disorientati, prima in faccia allo zio Tobia, poi in faccia a lui, poi in alto, poi in basso, poi a est, est-est, e così via, costeggiando lo zoccolo dell’impiantito, finché era giunto al punto opposto della bussola, e aveva effettivamente cominciato a contare le borchie d’ottone del bracciuolo della sua sedia, mio padre pensò che non c’era tempo da perdere con lo zio Tobia, e perciò riprese il discorso come segue.