Capitolo ventiseiesimo
Quando Trim entrò e disse a mio padre che il dottor Slop era in cucina intento a fare un ponte, lo zio Tobia, nel cui cervello la faccenda dei vecchi stivaloni da cavalleria aveva per l’appunto suscitato un convoglio d’idee militari, reputò subito cosa certa che il dottor Slop stesse facendo un modello del ponte del marchese de l’Hôpital.
«È molto cortese da parte sua, — disse lo zio Tobia. — Ti prego, porta i miei umili omaggi al dottor Slop, Trim, e digli che lo ringrazio di cuore.»
Se la testa dello zio Tobia fosse stata un organetto a manovella e mio padre vi avesse curiosato dentro da un’estremità attraverso un forellino, ciò non avrebbe potuto dargli un’idea delle operazioni che si svolgevano nell’immaginazione dello zio Tobia più esatta di quella che s’era fatta; perciò, nonostante la catapulta e l’ariete, e l’amara imprecazione contro d’essi, egli già cominciava a trionfare… quando la risposta di Trim, in un attimo, gli strappò l’alloro dalla fronte e lo ridusse in pezzi.