Diciottesimo Capitolo
Siccome la signora Brigida aprì la porta prima che il caporale avesse ben bussato, l’intervallo tra il colpo del battaglio e l’ingresso dello zio Tobia in salotto fu così breve, che la signora Wadman ebbe appena il tempo di ritrarsi da dietro le tendine, posare la Bibbia sulla tavola e avanzare d’un passo o due verso l’uscio per riceverlo.
Lo zio Tobia salutò la signora Wadman nella maniera in cui le donne erano salutate dagli uomini nell’anno di Nostro Signore millesettecentotredici, poi, operando un dietrofront, marciò in riga con lei sino al sofà, e in tre semplici parole, — benché non prima d’essersi seduto, né dopo d’essersi seduto, ma nell’atto di sedersi, — le disse “che era innamorato”, di modo che lo zio Tobia s’affaticò nella dichiarazione più di quanto abbisognasse.
La signora Wadman naturalmente abbassò gli occhi su uno strappo del suo grembiule che aveva appena rammendato, aspettando di momento in momento che lo zio Tobia continuasse; ma, non avendo egli assolutamente talento per l’amplificazione, ed essendo inoltre l’Amore fra tutti gli argomenti quello di cui era meno padrone, una volta detto alla signora Wadman che l’amava, lo abbandonò e lasciò che la faccenda procedesse per conto proprio.
Mio padre era sempre estasiato di questo sistema dello zio Tobia, come erroneamente lo chiamava, e soleva dire che se a questo procedimento suo fratello Tobia avesse potuto aggiungere una sola pipatina di tabacco, egli avrebbe avuto il mezzo d’aprirsi la strada, a voler prestar fede a un proverbio spagnuolo, nel cuore di metà delle donne del globo.
Lo zio Tobia non capì mai che intendesse dire mio padre, né io presumo di poterne cavare di più se non la condanna d’un errore cui soggiace, eccetto i Francesi, la maggioranza della gente, che dal primo uomo all’ultimo crede, quasi altrettanto che nella Presenza reale [496], “che parlare d’amore significa farlo”.
Mi accingerei piuttosto a fare un sanguinaccio con la stessa ricetta.
Ma continuiamo. La signora Wadman stette seduta, in attesa che lo zio Tobia facesse appunto così, fin quasi al primo pulsare di quel minuto in cui il silenzio da una parte o dall’altra di norma diviene sconveniente: perciò, accostandosi un po’ più a lui e alzando gli occhi, e tingendosi di lieve rossore nel far ciò, raccolse il guanto, o il discorso (se più vi piace), e così comunicò con lo zio Tobia:
«Le cure e le ansie dello stato matrimoniale, — disse la signora Wadman, — sono grandissime.
— Suppongo che sia così, — disse lo zio Tobia.
— E perciò, quando una persona, — continuò la signora Wadman, — ha come voi l’animo tanto tranquillo, è così felice, capitano Shandy, di sé, dei propri amici e dei propri svaghi, mi domando quali ragioni possano farvi propendere allo stato...
— Esse sono scritte, — disse lo zio Tobia, — nel libro delle Preghiere [497].»
Fin qui lo zio Tobia procedeva con cautela e si teneva in acqua dove toccava, lasciando che la signora Wadman navigasse al largo a suo piacimento.
«Quanto ai figli, — disse la signora Wadman, — per quanto forse siano lo scopo principale dell’istituto e il desiderio naturale, suppongo, di ogni genitore, tuttavia non costatiamo forse noi tutti che essi comportano dolori certi, ma danno conforti molto incerti? E che cosa c’è, caro signore, che ripaghi una persona delle angosce, quale compenso c’è per le molte tenere e agitate apprensioni di una madre sofferente e indifesa che li mette al mondo?
— Dichiaro, — disse lo zio Tobia, morso da pietà, — di non conoscerne affatto; a meno che non sia il piacere che è piaciuto a Dio...
— Sciocchezze!» ella disse.