Capitolo diciassettesimo
Schiocc, schiocc... schiocc, schiocc... schiocc, schiocc...
“Così, questa è Parigi! — dissi (sempre con lo stesso umore), — e questa è Parigi!... Hum!... Parigi!” esclamai, ripetendo il nome per la terza volta.
La prima, la più bella, la più brillante...
Le strade però sono sudicie.
Ma presumo ch’essa abbia un aspetto migliore del suo puzzo...
Schiocc, schiocc... schiocc, schiocc... Ma che chiasso stai facendo! come se al buon popolo interessasse d’essere informato che un uomo pallido in volto e vestito di nero ha l’onore d’essere scarrozzato a Parigi alle nove di sera da un postiglione in giacchetta d’un giallo fulvo coi risvolti di calmande [407] rossa... Schiocc, schiocc... schiocc, schiocc... schiocc, schiocc. Gli venisse... alla tua frusta!
Ma non è lo spirito della tua nazione; perciò schiocca, continua a schioccare.
Ah! e nessuno che ceda il passo lungo il muro [408]!... Ma nella stessa Scuola dell’Urbanità, se i muri sono imbrattati di m...., come potresti fare diversamente?
E per favore, quando accendono i lampioni? Che? Mai nei mesi estivi! — Oh! È il tempo dell’insalata. Che squisitezza! insalata e minestra... minestra e insalata... insalata e minestra, encore...
...È troppo per dei peccatori.
Ora, io non posso sopportare questa barbarie: come può quell’incosciente d’un cocchiere parlare in modo così osceno a quel magro ronzino? non vedi, amico, che le strade sono così indegnamente strette, che non c’è spazio in tutta Parigi per girare una carriuola? Nella più grande città del mondo, non sarebbe stato male se le avessero lasciate un tantino più larghe; anzi, basterebbe che ci fosse in ogni strada quel tanto di spazio da poter sapere (se non altro per propria soddisfazione) su quale lato si sta camminando.
Uno... due... tre... quattro... cinque... sei... sette... otto... nove... dieci. Dieci rosticcerie! e due volte tanti il numero dei barbieri! e tutti entro tre minuti di scarrozzata! Si potrebbe pensare che tutti i cuochi del mondo, riunitisi in qualche lieto incontro con i barbieri, abbiano detto di comune accordo: “Suvvia, andiamo tutti a vivere a Parigi: i Francesi amano la buona tavola, sono tutti gourmands, saremo molto considerati; se il loro dio è il ventre, i loro cuochi devono essere persone distinte. E visto che la parrucca fa l’uomo e il parrucchiere fa le parrucche, ergo, — avrebbero detto i barbieri, — noi saliremo ancora più in alto, saremo sopra tutti voi, saremo per lo meno Capitouls [409], pardi! porteremo tutti la spada...”
E così, si potrebbe giurare (cioè a lume di candela, ma non c’è da fidarsi) che continuano a pensarla allo stesso modo ancora oggi.