Capitolo quindicesimo
La clausola del contratto di matrimonio di mia madre, che, come dissi al lettore, mi presi la briga di cercare e che, ora che l’ho trovata, reputo sia bene sottoporgli, è così pienamente espressa nell’atto stesso come mai potrei presumere di fare, che sarebbe una barbarie sottrarlo alle mani del legale. Essa suona come segue “E questo strumento inoltre testifica, che il detto Walter Shandy, mercante, in considerazione di detto deliberato matrimonio da essere fatto e, con la benedizione di Dio, da essere giustamente e veritieramente solennizzato e consumato tra il detto Walter Shandy e la sunnominata Elisabetta Mollineux, e di diverse altre buone e valide cause e considerazioni che oltre a ciò specialmente lo muovono, concede, accorda, accondiscende, acconsente, conclude, contratta e pienamente conviene con i signori Giovanni Dixon e Giacomo Turner, soprannominati fiduciari, etc., etc., Vale a dire: Che nel caso in cui dovesse in futuro accadere, occorrere, avvenire o altrimenti succedere che il detto Walter Shandy, mercante, lasci gli affari prima del tempo o dei tempi, che la detta Elisabetta Mollineux cessi, giusta il corso della natura o altrimenti, di concepire o partorire figliuoli, e che, per effetto d’aver così lasciato gli affari il detto Walter Shandy, nonostante e contro la libera volontà, consenso e gradimento della detta Elisabetta Mollineux, parta dalla città di Londra allo scopo di ritirarsi e abitare nella sua tenuta di Shandy-Hall, nella contea di ***, o in qualunque altro domicilio di campagna, castello, villa, maniero, casa campestre o cascinale ora acquistato o da acquistarsi per il futuro, o in alcuna parte o porzione d’essi: che allora, e ogniqualvolta alla detta Elisa- betta Mollineux occorresse di rimanere gravida di figlio o figli separatamente e legittimamente concepiti o da concepirsi, in grembo della detta Elisabetta Mollineux, durante detto coniugio, egli, il detto Walter Shandy, con proprio dispendio e carico e col denaro suo proprio su equo e ragionevole preavviso, che è qui convenuto essere entro sei settimane dal pieno computo o tempo del presunto e calcolato parto della detta Elisabetta Mollineux, dovrà pagare o far pagare la somma di centoventi sterline in buona moneta legale ai signori Giovanni Dixon e Giacomo Turner, o ai loro aventi causa, in deposito fiduciario, e per e secondo l’uso e gli usi, intento, fine e scopo seguenti: Vale a dire: che la detta somma di centoventi sterline dovrà essere pagata nelle mani della detta Elisabetta Mollineux, o dovrà essere diversamente impiegata da loro, i detti fiduciari, per il noleggio giusto e veritiero di una carrozza, con validi e sufficienti cavalli, per portare e trasportare il corpo della detta Elisabetta Mollineux e il figlio o i figli di cui di volta in volta sarà incinta o gravida, alla città di Londra; e per l’ulteriore pagamento e copertura di ogni altro incidentale costo, carico e spesa qualsivoglia, pertinente, relativo, destinato e correlato con il di lei suddetto previsto parto e puerperio, in detta città o sobborghi di essa. E che la detta Elisabetta Mollineux dovrà e potrà, di volta in volta, e in quel tempo e tempi come qui stipulati e concordati, pacificamente e tranquillamente noleggiare detta carrozza e cavalli, e avere libero ingresso, egresso e regresso in e da detta carrozza durante il viaggio, secondo il tenore, il vero intento e significato di questo strumento, senza verun impedimento, insistenza, disturbo, noia, molestia, pagamento, ostacolo, penalità, evizione, vessazione, interruzione o gravame qualsivoglia. E che sarà inoltre legittimo a e per la detta Elisabetta Mollineux, di tanto in tanto e quanto spesso o sovente ella sarà giustamente e veritieramente in stato avanzato di detta sua gravidanza, fino al tempo qui sopra stipulato e convenuto, abitare e risiedere in tal luogo o luoghi, e presso tale famiglia o famiglie, e con tali parenti, amici o altre persone entro la detta città di Londra, come ella, di propria volontà e piacimento, nonostante il suo presente coniugio e come se fosse una femme sole e nubile, giudicherà opportuni. “E questo strumento inoltre testifica, che, per la più efficace esecuzione del detto accordo, il detto Walter Shandy, mercante, con questo mezzo concede, contratta, vende, cede e conferma ai detti signori Giovanni Dixon e Giacomo Turner, ai loro eredi, esecutori testamentari e aventi causa, ora il loro effettivo possesso in virtù di uno strumento di cessione o vendita per un anno a loro, i detti signori Giovanni Dixon e Giacomo Turner, da lui, il detto Walter Shandy, mercante, fatto al riguardo; la quale detta cessione o vendita per un anno porta come data il giorno immediatamente precedente la data di questo documento e, in forza e in virtù della legge concernente il passaggio dell’usufrutto in proprietà, Tutta la proprietà fondiaria e il feudo di Shandy, nella contea di ***, con tutti i relativi diritti, membri e pertinenze; tutte e ciascuna delle case campestri, case, costruzioni, granai, scuderie, frutteti, giardini, retroterra, piccole tenute e poderi, luoghi cintati, appezzamenti di terreno, terre, prati, terreni coltivi, pascoli, marcite, partecipante, boschi, sottoboschi, canali, vivai, acque e corsi d’acqua; insieme con tutte le rendite, reversioni, servizi, annualità, diritti di feudo, decime, diritti di convocare i membri delle comunità agricole [34], confische, esenzioni, miniere, cave, beni ed effetti di traditori e fuggiaschi, suicidi o contumaci, deodands [35], libere garenne e tutti gli altri poteri regi e signorili, diritti e facoltà, privilegi ed eredità di qualsivoglia genere. E anche il diritto di nomina, donazione, presentazione e libera disponibilità del rettorato o vicariato del sunnominato Shandy, e tutte e ciascuna delle decime, tributi, benefici dei terreni ecclesiastici.”
In tre parole: “Mia madre avrebbe partorito (se l’avesse gradito) a Londra”.
Ma allo scopo d’impedire l’attuazione di una qualsiasi azione sleale da parte di mia madre, cui una clausola matrimoniale di questa natura troppo palesemente dava adito e a cui invero nessuno avrebbe mai assolutamente pensato se non fosse stato per mio zio Tobia Shandy, fu aggiunta una clausola a protezione di mio padre, che sonava così: “che nel caso in cui mia madre in prosieguo di tempo avesse, in qualsiasi momento, indotto mio padre al fastidio e alla spesa di un viaggio a Londra per falsi lamenti e indizi; che per ciascuno di tali casi ella avrebbe perduto tutto il diritto e titolo che il contratto le conferiva per la volta seguente: ma non di più, e così via, toties quoties, e in un modo così valido, come se tale contratto tra di loro non fosse stato stipulato”. Questo, sia detto per inciso, non era più di quanto era ragionevole; eppure, per quanto ragionevole fosse, ho sempre pensato che fosse spietato che tutto il peso della clausola dovesse interamente ricadere, come infatti avvenne, su di me.
Ma io fui concepito e nacqui sotto una cattiva stella: infatti la mia povera madre, fosse aria o acqua, o un composto di entrambi, o nessuno dei due; o fosse semplicemente il mero gonfiore della sua immaginazione e fantasia; o che il forte desiderio e brama che così fosse avesse potuto ingannare il suo giudizio; insomma, fosse lei vittima o responsabile di questa faccenda, non spetta assolutamente a me stabilirlo. Il fatto avvenne così: nel tardo settembre 1717, ch’era l’anno precedente a quello della mia nascita, poiché mia madre aveva indotto mio padre a trasferirsi assai contro voglia in città, egli fece valere perentoriamente la clausola; cosicché io fui condannato, dal contratto di matrimonio, ad avere il naso così schiacciato sulla mia faccia come se le Parche m’avessero effettivamente filato senza.
Come questo evento sia accaduto e quale sequela di spiacevoli delusioni, in un periodo o nell’altro della mia vita, mi abbia perseguitato per la semplice perdita o piuttosto compressione di questo singolo mio membro, sarà esposto al lettore a tempo debito.