126.

Novembre 2007

Era uno dei migliori margarita che avesse mai bevuto. Era forte e fresco, il barista aveva aggiunto esattamente la giusta spruzzata di Cointreau e aveva salato il bordo del bicchiere alla perfezione. Dopo una settimana in quell’albergo, aveva finalmente capito come le piaceva.

Abby adorava la vista da quel punto della spiaggia e se la stava godendo, semisdraiata sull’imbottitura soffice della sedia a sdraio sulla spiaggia di sabbia bianca a fissare la baia di fronte a sé. E adorava quell’ora del giorno – il tardo pomeriggio, quando il caldo era meno feroce e lei non aveva bisogno di farsi ombra con il parasole. Abbassò il libro per un momento, bevve un altro sorso del cocktail e osservò la barca dei parapendio allontanarsi dal molo di legno e solcare l’acqua immobile dirigendosi al largo della baia, con il paracadute giallo e arancio che si sollevava nel cielo immacolato dietro di essa.

Tra qualche minuto avrebbe anche potuto farsi un’altra nuotata. Rifletté se andare in mare o nell’enorme piscina dell’albergo, la cui acqua era un po’ più fresca. Un vero dilemma.

Pensava sempre a sua madre, e a Ronnie e a Ricky. Nonostante tutta la rabbia che provava per Ricky, e lo shock nello scoprire il vero volto di Ronnie, non poteva fare a meno di sentirsi un po’ dispiaciuta per entrambi, seppur in modi diversi.

Dispiaciuta, ma non poi tanto.

“Ti sta piacendo quel libro?” le domandò all’improvviso la donna seduta sulla sdraio accanto alla sua.

Abby l’aveva notata prima, addormentata, con una copia di un romanzo che lei stessa aveva letto di recente, Inquietudine di William Boyd, posato accanto alla Guida galattica per gli autostoppisti sul tavolino bianco vicino a lei.

“Molto”, disse. “Sì. Ma, più che altro, sono una grande fan di Douglas Adams. Credo di aver letto tutto quello che ha scritto.”

“Anch’io!”

Douglas Adams era l’autore di una delle citazione preferite di Abby, nella quale si era di nuovo imbattuta recentemente:

Raramente finisco dove volevo andare, ma quasi sempre finisco dove devo essere.

Il che descriveva alla perfezione come si sentiva in quel momento.

Fece un altro sorso dal suo drink. “Qui fanno i migliori margarita del mondo”, disse.

“Forse ne proverò uno. Sono arrivata soltanto oggi, e non mi sono ancora orientata.”

“È fantastico. È il paradiso!”

“Sembra proprio di sì.”

Abby sorrise. “Io mi chiamo Sarah”, disse.

“Piacere di conoscerti. Io sono Sandy.”

Doppia identità
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