8.
Ottobre 2007
La pioggia si era intensificata e batteva sul tetto d’acciaio del furgone della scientifica con un rumore simile a grandine. I finestrini erano oscurati, quanto bastava a illuminare l’interno e tenere lontani sguardi indiscreti. Ma adesso era quasi buio anche fuori, solo la luce livida del crepuscolo piovoso chiazzato dalla tinta ruggine delle migliaia di lampioni cittadini.
Nonostante le ampie dimensioni esterne della lunga stazione mobile, lo spazio per sedersi all’interno del Ford Transit era assai ridotto. Roy Grace, terminando una chiamata al cellulare, era a capo della riunione, tenendo davanti a sé il quaderno della polizia che aveva recuperato dalla sua borsa.
Strizzati intorno al tavolino con lui, oltre a Glenn Branson, c’erano il Responsabile della Scena del Crimine, il Consulente per i Mandati della Polizia, un esperto della scientifica, uno dei due poliziotti in uniforme di guardia alla scena del crimine e Joan Major, l’archeologa forense che la polizia del Sussex interpellava regolarmente per l’identificazione degli scheletri – e anche per accertare se le ossa rinvenute di tanto in tanto nei cantieri edili, da qualche ragazzino nei boschi o da un giardiniere, fossero umane o animali.
Dentro il furgone l’atmosfera era fredda e umida e l’aria odorava di vapori sintetici. In un angolo delle scaffalature metalliche erano accumulati rotoli di nastro di plastica per delimitare le scene del crimine, su un altro scaffale c’erano i sacchi per i cadaveri, oltre a materiale per riparare il terreno, teli cerati, corde, cordoncini flessibili, martelletti, accette, seghe e boccette contenenti prodotti chimici. Grace aveva sempre la sensazione che ci fosse qualcosa di cupo in quei veicoli. Erano come roulotte, ma non andavano mai in campeggio, solo in luoghi che erano stati teatro di morte o di crimini violenti.
Erano le sei e mezza.
“Nadiuska non è disponibile”, informò la squadra, riponendo il cellulare.
“Questo vuol dire che ci becchiamo Frazer?” domandò Glenn contrariato.
“Esatto.”
Grace vide le espressioni di tutti cambiare. Nadiuska De Sancha era la Patologa Legale con cui tutti, al CID del Sussex, preferivano lavorare. Era rapida, interessante e divertente e, come bonus aggiuntivo, era anche bella. Per contrasto, Frazer Theobald era pignolo e lento, anche se il suo lavoro era sempre meticoloso.
“Ma il vero problema è che Frazer sta finendo un’autopsia a Esher, al momento. Non potrà essere qui prima delle nove.”
Incrociò lo sguardo di Glenn. Sapevano entrambi cosa significava: sarebbero rimasti in ballo tutta la notte.
Grace intestò la prima pagina del suo blocco: BRIEFING PRE-SCENA. Venerdì 19 ottobre, ore 18:30. Sul luogo. Cantiere del New England Quarter.
“Posso dare un suggerimento?” disse Joan Major.
L’archeologa forense era una donna piacente sulla quarantina, con capelli lungni e castani e un paio di occhiali squadrati dalla montatura moderna; indossava un pullover nero a collo alto, pantaloni marroni e stivali da campo.
Grace le rivolse un cenno con la mano.
“Suggerisco di fare un sopralluogo subito, ma potrebbe anche non essere necessario iniziare a lavorare stasera, visto che non c’è abbastanza luce. Queste cose sono sempre molto più facili di giorno. Sembra che lo scheletro sia lì da un po’, quindi un giorno in più non farà molta differenza.”
“È una buona idea”, disse Grace. “Una cosa che dobbiamo tenere in considerazione, però, sono i lavori edili in corso.” Guardò direttamente il Consulente della Polizia, un uomo alto con la barba, abbronzato, di nome Ned Morgan. “Dovrai metterti in contatto con il capo-cantiere, Ned. Dovremo fermare i lavori intorno al canale di scolo.”
“Gli ho parlato mentre stavo venendo qui. È preoccupato perché se ritardano dovranno pagare una penale”, spiegò Morgan. “Gli è venuto quasi un accidente quando gli ho detto che potevamo restare qui anche una settimana.”
“È un cantiere molto grande”, disse Grace. “Non dobbiamo chiuderlo del tutto. Farai meglio a decidere se vuoi fermare i lavori prima di stilare il tuo rapporto.” Poi si girò di nuovo verso l’archeologa forense. “Comunque hai ragione, Joan, domani sarebbe meglio, con la luce del giorno.”
Telefonò a Steve Curry, l’Ispettore Distrettuale responsabile del coordinamento tra le forze di polizia in quella zona della città, e lo avvisò che sarebbe stato necessario tenere un poliziotto di guardia sulla scena fino a ulteriore comunicazione, cosa che non entusiasmò affatto l’ispettore. Le guardie erano una voce molto costosa nelle risorse del dipartimento.
Poi Grace si rivolse al Responsabile della Scena del Crimine, Joe Tindall, che era stato promosso a quell’incarico all’inizio dell’anno. Tindall sorrise soddisfatto. “Per me è lo stesso, Roy”, disse con il suo accento delle Midlands. “Adesso che sono responsabile riesco ad andare a casa a un’ora decente. Sono finiti i giorni in cui tu e i tuoi colleghi Senior potevate rovinarmi i fine settimana. Adesso sono io che li rovino agli altri.”
In segreto, Grace lo invidava. E, in effetti, i resti avrebbero davvero potuto aspettare fino a lunedì – ma ora che, con suo grande rammarico, erano stati scoperti e denunciati, quella non era più un’opzione praticabile.
* * *
Dieci minuti dopo, con indosso gli indumenti protettivi, entrarono nella tubatura. Grace era in testa al gruppo, seguito da Joan Major e da Ned Morgan. Il Consulente aveva chiesto agli altri membri della squadra di restare nel veicolo, allo scopo di ridurre al minimo il rischio di contaminare la scena.
I tre si fermarono a poca distanza dallo scheletro, puntandogli contro i raggi delle torce. Joan Major spostò la sua su e giù, poi avanzò fino a che non fu abbastanza vicina da poter toccare le ossa.
Roy Grace, sentendosi un nodo allo stomaco, fissò nuovamente il teschio. Sapeva che le probabilità che quello scheletro fosse di Sandy erano minime. Eppure... I denti erano intatti: denti sani. Sandy aveva denti sani – era una delle molte cose che l’avevano attratto di lei. Denti bellissimi, bianchi, regolari, e un sorriso che ogni volta aveva il potere di farlo sciogliere dentro.
La sua stessa voce risuonò strana, come se a parlare fosse stato qualcun altro. “È maschio o femmina, Joan?”
La donna stava studiando il teschio. “L’inclinazione dell’osso frontale è ridotta – i maschi tendono ad averla più pronunciata”, disse, e la sua voce echeggiò cupamente all’interno dell’enorme conduttura. Poi, tenendo la torcia con la sinistra e indicando il retro del teschio con l’indice guantato della mano destra, proseguì: “La cresta nucale è molto arrotondata.” Vi batté sopra il dito. “Se ti tocchi la parte posteriore del cranio, Roy, sentirai che è molto più sporgente – di norma nei maschi è così.” Poi guardò la cavità dell’orecchio sinistro. “Anche l’apparato mastoide indicherebbe una femmina – nel maschio è più pronunciato.” Poi tracciò un segno nell’aria di fronte alle cavità oculari. “Vedi le protuberanze della fronte? Sarebbero più in rilievo se si trattasse di un uomo.”
“Quindi sei ragionevolmente sicura che sia una femmina?” domandò Grace.
“Sì, ne sono sicura. Quando esporremo l’osso pelvico potrò dirtelo al cento percento, ma già adesso ne sono sufficientemente certa. Prenderò anche qualche misurazione – lo scheletro maschile di solito è più robusto, e le proporzioni sono diverse.” Esitò un istante. “C’è qualcosa di interesse immediato... vorrei sapere cosa ne pensa Frazer.”
“Di che si tratta?”
Joan indicò un punto alla base del cranio. “L’osso ioide è rotto.”
“Ioide?”
La donna indicò di nuovo, puntando con l’indice un osso appeso a una minuscola striscia di pelle essiccata. “Vedi quell’osso a forma di U? È l’osso che tiene la lingua al suo posto. È un indicatore possibile della causa della morte – l’osso ioide si rompe spesso durante uno strangolamento.”
Grace assorbì l’informazione. Fissò l’osso per qualche istante, poi tornò a guardare quei denti perfetti, tentando di ricordare ogni cosa dell’ultimo esame di resti scheletrici a cui aveva assistito, più o meno due anni prima.
“Cosa sai dirmi dell’età?”
“Te lo saprò dire meglio domani”, rispose Joan. “A un rapido esame, sembra fosse giovane, dai venticinque ai quaranta.”
Sandy aveva ventotto anni quando era scomparsa, rifletté Grace continuando a fissare il teschio. E quei denti. Con la coda dell’occhio vide Ned Morgan che puntava il raggio della torcia lungo la tubatura.
“Dovremmo portare con noi un ingegnere del comune, Roy”, disse il Consulente della Polizia. “Un esperto del sistema di drenaggio della città. Scoprire quali sono le tubazioni collegate a questa. Una parte dei vestiti del cadavere, o dei suoi effetti personali, potrebbe essere stata trasportata dalla corrente.”
“Credi che questo tubo si allaghi?” gli domandò Grace.
Morgan spostò il raggio della torcia avanti e indietro, pensoso. “Be’, sta piovendo molto, e piove da tutto il giorno – al momento non c’è molta acqua, ma è decisamente possibile, sì. Questa tubazione probabilmente è stata costruita per evitare gli allagamenti della linea ferroviaria, quindi sì. Ma...” esitò.
Joan si intromise. “Sembra che sia qui da qualche anno. Se la tubazione si riempisse, come dici tu, l’acqua avrebbe spostato più volte i resti, e le ossa si sarebbero sparse in giro. Invece lei è intatta.” A Roy non sfuggì l’uso del femminile. “Inoltre, la presenza di pelle mummificata indicherebbe che qui sotto è asciutto da parecchio tempo. Ma non possiamo comunque escludere che di tanto in tanto il canale si allaghi.”
Grace fissò il teschio, sentendosi pervaso da una ridda di emozioni. Improvvisamente non aveva più voglia di aspettare il giorno dopo, voleva che la squadra iniziasse a lavorare subito.
Fu solo con grande riluttanza che disse al poliziotto di guardia di sigillare l’ingresso e di delimitare l’intero sito.