124.
Novembre 2007
Quando si allontanò dal banco del check-in della EasyJet, invece di seguire i cartelli per le PARTENZE, Abby tornò nell’area principale e si diresse verso le toilette.
Dopo essersi chiusa a chiave in uno dei cubicoli, prese la busta imbottita dalla borsa, la strappò e ne rovesciò il contenuto – una busta di cellophane contenente un assortimento di francobolli, alcuni singoli e altri in fogli.
La maggior parte dei fogli erano soltanto repliche di quelli che Ricky voleva così tanto, ma molti altri fogli e i francobolli singoli erano genuini, e sembravano abbastanza antichi da poter eccitare qualcuno che non sapesse nulla di filatelia.
Dalla busta prese anche la ricevuta del negozio di francobolli South-East Philatelic, dove era andata due settimane prima. Era una ricevuta per centoquarantadue sterline. Probabilmente più di quanto avrebbe dovuto spendere, se si voleva essere pignoli, ma l’assortimento poteva davvero sembrare impressionante per un profano, categoria in cui aveva collocato il Sergente Investigativo Branson.
Strappò i francobolli e la ricevuta in piccoli pezzi e li buttò nel water, poi azionò lo scarico. Quindi si tolse i jeans, gli stivali e il giaccone di lana. Non ne avrebbe avuto bisogno, nel posto dove stava andando. Prese dalla borsa una lunga parrucca bionda, taglio e stile molto simile ai suoi capelli di una volta, e la indossò, aggiustandosela un po’ goffamente con l’aiuto dello specchietto per il trucco. Poi indossò il prendisole che aveva comprato un paio di giorni prima e il giubbotto color crema che si intonava così bene, oltre a un paio di sandali bianchi. Completò il suo nuovo look con un paio di occhiali da sole Marc Jacobs dalle lenti leggermente oscurate.
Ficcò i vestiti che aveva scartato nel sacchetto di plastica e uscì dal cubicolo. Si aggiustò i capelli allo specchio, infilò le buste in uno dei cestini e controllò l’orologio. L’una e trentacinque. Era in perfetto orario.
D’un tratto, il suo cellulare mandò il segnale di un messaggio ricevuto.
Non vedo l’ora di vederti domani. Ancora poche ore ormai. Baci.
Abby sorrise. Ancora poche ore. Sì, sì, sì!
Con passo allegro e deciso, tornò al deposito bagagli e ritirò la valigia che ci aveva lasciato poco più di due settimane prima. La spinse in un angolo, la aprì e ne prese una busta imbottita. Poi ci infilò il sacchetto con i suoi vestiti, richiuse la valigia e fece scattare la combinazione.
Tornò al check-in, trovò la sezione della British Airways e si avvicinò al bancone della business-class. Era un lusso, ma aveva deciso che avrebbe festeggiato l’inizio della sua nuova vita, quel giorno, nello stesso stile con cui aveva intenzione di continuarla.
Consegnando il passaporto e il biglietto aereo alla donna dietro il bancone, disse: “Sarah Smith. Sono sul volo 309, coincidenza per Rio de Janeiro.”
“Grazie, signora”, disse la donna, verificando i dettagli sul terminale.
Pose a Abby le solite domande di rito ed etichettò la sua valigia. Poi la borsa ebbe un sussulto in avanti, cadde sul nastro trasportatore e scomparve alla sua vista.
“Il volo è in orario?” domandò Abby.
La donna guardò lo schermo del computer. “Al momento sì, sembra tutto a posto. Il decollo è alle tre e quindici. L’imbarco apre alle due e quaranta. Gate cinquantaquattro. Troverà i cartelli nell’atrio dopo aver oltrepassato la sicurezza nella zona duty-free.”
Abby la ringraziò, poi guardò nuovamente l’orologio. L’agitazione le sfarfallava nello stomaco. Mancavano ancora due cose da fare, ma voleva aspettare l’ultimo momento per entrambe.
Proseguì verso l’atrio riservato alla British Airways, si prese un bicchiere di vino bianco per calmare i nervi, desiderando una sigaretta. Ma la sigaretta avrebbe dovuto aspettare. Mangiò un paio di minuscoli tramezzini, poi sedette di fronte a un televisore che trasmetteva il notiziario e ripassò con cura la sua lista mentale di cose da fare. Era soddisfatta di non aver dimenticato nulla. Ma, per essere doppiamente sicura, controllò che il suo cellulare fosse impostato in modo da avere il numero criptato.
Poco dopo le tre meno venti vide sullo schermo che l’imbarco era cominciato, ma il volo non era ancora stato chiamato. Si spostò in una zona più tranquilla, vicino all’ingresso delle toilette, dove non c’era nessuno che potesse sentirla, quindi compose il numero dell’ufficio della polizia che il detective Branson le aveva detto di usare se non fosse riuscita a contattarlo sul cellulare.
Mentre il telefono squillava, tenne le orecchie bene aperte a ogni scampanellio che precedeva gli annunci, non volendo rivelare la sua posizione.
“Anticrimine, detective Boutwood”, rispose una voce di donna.
Abby camuffò la voce meglio che poteva, usando il suo miglior accento australiano. “Ho delle informazioni per voi su Ronnie Wilson”, disse. “Sarà all’aeroporto Koh Samui ad aspettare qualcuno sul volo 271 delle Bangkok Airlines che atterrerà alle undici di domani mattina, ora locale. Ha preso nota?”
“Bangkok Airlines, volo 271 alle undici di domani mattina, ora locale. Posso sapere il suo nome, per favore?”
Abby riagganciò. Era ricoperta di sudore e stava tremando. Tremava così tanto che fece fatica a digitare la risposta al messaggio che aveva ricevuto poco prima, e dovette cancellare diverse volte gli errori prima di completarlo. Poi lo lesse ancora una volta.
Il vero amore non ha un lieto fine, perché il vero amore non finisce mai. Lasciar andare qualcuno è un modo per dirgli ti amo. Baci.
E lei lo amava. Lo amava moltissimo. Ma non quanto amava quattro milioni di sterline.
E, soprattutto, non amava quella sua brutta abitudine di uccidere tutte le donne che gli portavano dei soldi.
* * *
Qualche tempo dopo il decollo, Abby si appoggiò comodamente allo schienale, dopo aver bevuto un Bloody Mary e una mignon extra di vodka, e aprì la busta imbottita. Il sedile accanto al suo era vuoto, così non doveva preoccuparsi di occhi indiscreti. Si guardò alle spalle per assicurarsi che nessun membro dell’equipaggio fosse nei paraggi, poi estrasse delicatamente una delle buste di cellophane.
Conteneva un blocchetto di francobolli Penny Blacks. Abby fissò il profilo severo della Regina Vittoria. La parola POSTAGE stampata in lettere non del tutto allineate. Il colore sbiadito. Erano di fattura squisita, ma non erano affatto perfetti. Come Dave una volta le aveva spiegato, erano le loro imperfezioni a renderli ancora più preziosi.
E questa regola funzionava per molte altre cose della vita, pensò Abby attraverso la gradevole foschia dell’alcol. E, a parte questo, chi mai voleva essere perfetto?
Abbassò di nuovo lo sguardo sui francobolli, rendendosi conto che era la prima volta che li guardava con attenzione. Erano davvero speciali. Magici. Rivolse loro un sorriso, sussurrando: “Ciao, mie piccole bellezze. Ci vediamo più tardi.”
Poi, con grande attenzione, li rimise a posto.