49.
Ottobre 2007
“Cosa c’è di male se mi piace la Guinness?” domandò Glenn Branson.
“Ho detto forse che c’era qualcosa di male?”
Roy Grace posò la pinta di Glenn e il suo Glenfiddich doppio con ghiaccio sul tavolo, insieme a due pacchetti di patatine al bacon, poi si sedette di fronte all’amico. Le otto di lunedì sera e il Black Lion era quasi deserto. Ciò nonostante, Grace aveva deciso di sedersi in fondo, abbastanza lontano dal bancone per non essere sentito da nessuno. Anche la musica aiutava a mascherare le loro voci e a dare loro un po’ di privacy.
“È come mi guardi tutte le volte che ordino una Guinness”, disse Branson. “Come se fosse la cosa sbagliata da bere o qualcosa del genere.”
Da uomo sicuro che eri, tua moglie ti sta trasformando in un paranoico, pensò Grace, ma non lo disse. Invece citò: “Per l’uomo che ha paura, ogni fruscio cela un pericolo”.
Branson si accigliò. “Chi l’ha detto?”
“Sofocle.”
“In che film era?”
Grace scosse la testa, sorridendo. “Dio, sei veramente ignorante, a volte! Non conosci niente che non sia in un film?”
“Grazie tante, Einstein. Tu sì che sai come colpire un uomo quando è a terra.”
Grace sollevò il bicchiere. “Su con la vita.”
Branson fece lo stesso, senza entusiasmo, e fece tintinnare il proprio con quello di Grace.
Fecero entrambi un sorso, poi Grace disse: “Sofocle era un drammaturgo greco”.
“Morto?”
“Nel quattrocentosei avanti Cristo.”
“Prima che io nascessi, vecchio mio. Immagino tu sia andato al suo funerale.”
“Molto divertente.”
“Ricordo quando vivevo con te, tutti quei libri di filosofia in giro.”
Grace fece un altro sorso del suo whisky e gli sorrise. “Qualcosa in contrario a chi cerca di farsi una cultura?”
“Chi cerca di tenere il passo della sua donna, intendi?”
Grace arrossì. Branson aveva ragione, ovviamente. Cleo stava frequentando un corso di filosofia all’università e lui, nel tempo libero, si scervellava per capirci qualcosa.
“Ho toccato un nervo scoperto, vero?” Branson gli rivolse un sorrisetto.
Grace non disse nulla.
La radio in sottofondo nel locale stava trasmettendo Rhinestone Cowboy. Entrambi rimasero ad ascoltare la canzone per un po’. Grace sussurrava le parole e faceva ondeggiare la testa a ritmo di musica.
“Gesù, amico! Non mi dire che ti piace Glenn Campbell!”
“In effetti sì, mi piace.”
“Più ti conosco, più mi rendo conto di quanto sei sfigato!”
“È un musicista vero. Meglio di quella merda che piace a te.”
Branson si batté il petto. “Quella è la mia musica, amico.
È il mio popolo che mi parla.”
“Ad Ari piace?”
Improvvisamente, Branson si sgonfiò. Guardò il boccale di birra. “Una volta le piaceva. Adesso non so più cosa le piace.”
Grace bevve un altro sorso. Il whisky era buono, gli dava un piacevole e caldo ronzio alla testa. “Forza, dunque. Non era di lei che volevi parlarmi?” Aprì il pacchetto di patatine e ci infilò le dita, tirandone fuori una manciata e mettendosela in bocca. Masticò mentre parlava. “Hai un aspetto di merda, lo sai? Sono due mesi che sembri uno straccio, da quando sei tornato da lei. Pensavo che le cose andassero meglio, che le avessi comprato quel cavallo e che lei fosse a posto. No?” Afferrò un’altra manciata di patatine, affamato.
Branson bevve ancora un po’ della sua Guinness.
Il pub aveva un odore pulito di detersivo e di lucido per legno. Grace sentiva la mancanza dell’odore di sigarette, del fumo dei sigari e delle pipe. Per lui, i pub non avevano più atmosfera, ora che era entrato in vigore il divieto di fumare. E in quel momento una sigaretta gli sarebbe piaciuta proprio.
Cleo non l’aveva invitato da lei più tardi perché doveva finire di scrivere una tesina per il suo corso. Grace avrebbe preso qualcosa da mangiare, o lì al pub oppure a casa.
Cucinare non era mai stato il suo forte e si rendeva conto che stava iniziando a dipendere da lei, per questo. Negli ultimi due mesi Cleo aveva cucinato per lui quasi tutte le sere, principalmente cibo sano, pesce al vapore o bollito e verdure. Era inorridita dal regime alimentare a base di schifezze che la maggior parte degli agenti seguiva abitualmente.
Rhinestone Cowboy terminò e i due amici rimasero in silenzio per un po’.
Fu Glenn a romperlo. “Sai che non abbiamo fatto sesso, vero?”
“Da quando sei tornato da lei?”
“Già.”
“Nemmeno una volta?”
“Nemmeno una volta. È come se stesse cercando di punirmi.”
“Per cosa?”
Branson finì la sua pinta di birra, guardò il boccale vuoto e si alzò. “Un altro giro?”
“Sì, ma non doppio, questa volta”, disse Grace, pensando che doveva guidare.
“Il solito? Glenfiddich con ghiaccio e una spruzzatina d’acqua?”
“Almeno non hai perso la memoria.”
“Vaffanculo, vecchio!”
Grace si mise a pensare, la mente di nuovo rivolta al lavoro. Rimuginò sul briefing delle sei e mezza appena terminato. Joanna Wilson. Ronnie Wilson. Conosceva già Ronnie, da molto tempo. Uno degli imbroglioni di Brighton. E così era morto l’undici settembre. Eventi come quello erano così casuali... Era stato Ronnie a uccidere la moglie? La sua squadra se ne stava occupando. Il giorno dopo avrebbero iniziato a indagare sul loro passato.
Branson tornò a sedersi.
“Cosa vuol dire, Glenn, quando dici che Ari sta cercando di punirti?”
“Quando io e Ari ci siamo conosciuti, scopavamo tutto il giorno, sai? Ci svegliavamo e scopavamo. Andavamo da qualche parte, magari a prendere un gelato, e lo facevamo. E di nuovo anche la sera. Vivevamo in un mondo a parte, un mondo irreale.” Bevve ancora un po’ di birra, quasi mezzo boccale in un sorso. “Certo, mi rendo conto che non poteva durare in eterno.”
“Quel vostro mondo era reale”, disse Roy. “Ma la realtà non rimane sempre lo stessa. Mia madre diceva sempre che la vita è come i capitoli di un libro. Cose diverse succedono in tempi diversi. La vita cambia costantemente. Sai qual è uno dei segreti di un matrimonio felice?”
“Quale?”
“Non essere un agente di polizia.”
“Divertente. Ironico... Proprio lei che voleva che lo diventassi.” Scosse la testa. “Quello che non capisco è perché è sempre arrabbiata. Con me. Sai cosa mi ha detto stamattina?”
“No, dimmi.”
“Mi ha detto che faccio apposta a tenerla sveglia, okay? Tipo quando mi alzo di notte per andare in bagno a, sai, farmi una pisciata, dice che faccio apposta a mirare l’acqua per fare rumore. Ha detto che, se la amassi veramente, piscerei sulla ceramica.”
Grace rovesciò il contenuto del bicchiere nuovo nell’altro. “Non dirai sul serio.”
“Sono serissimo, amico. A sentire lei, non ne azzecco una. E poi... be’, mi ha detto che ha bisogno del suo spazio, e che se ne frega se sarà la mia carriera in polizia a soffrirne. La sera adesso vuole uscire, e non intende restare legata agli orari dei bambini. Sta a me occuparmene. Se devo lavorare fino a tardi, allora devo anche trovare una babysitter.”
Grace sorseggiò il suo whisky e si chiese se per caso Ari non avesse una relazione. Ma non voleva turbare il suo amico mettendogli la pulce nell’orecchio.
“Non puoi continuare così”, disse.
Branson prese il suo pacchetto di patatine e se lo rigirò tra le mani, senza aprirlo. “Adoro i miei figli”, disse. “Non ce la faccio ad affrontare tutta la merda di un divorzio, per finire magari col vederli al massimo un paio d’ore al mese.”
“Da quanto tempo va avanti così?”
“Da quando le è venuto il chiodo fisso dell’auto-miglioramento. Al lunedì va a lezione di letteratura inglese, tutti i giovedì c’è il corso di architettura. E in mezzo ogni altro genere di stronzata. Non la riconosco più... non abbiamo più dialogo.”
Rimasero in silenzio per un po’ prima che Branson riuscisse a mettere insieme un sorriso stentato. “Comunque”, disse, “sono cazzi miei, no?”
“No”, rispose Roy, anche se sapeva che, se Ari avesse buttato Glenn fuori di casa ancora una volta, si sarebbe ritrovato di nuovo incastrato con l’inquilino peggiore dell’universo. Aveva ospitato Glenn, un paio di mesi prima, e la casa sarebbe stata più in ordine se avesse convissuto con un elefante strafatto di funghi allucinogeni. “Ho come la sensazione che ci siamo dentro insieme.”
Per la prima volta quella sera, Glenn sorrise davvero. Poi, finalmente, aprì il suo pacchetto di patatine, guardandoci dentro con aria vagamente delusa, come se si fosse aspettato di trovarci qualcos’altro.
“Allora, cosa sta succedendo con Cassian Pewe – ah, no, scusa, con il Soprintendente Investigativo Cassian Pewe?”
Grace si strinse nelle spalle.
“Ti sta facendo le scarpe?”
Grace sorrise. “Credo che quello fosse il suo piano. Ma l’abbiamo rimesso al suo posto.”