73.

Ottobre 2007

Quando tornò nel suo ufficio dopo la riunione delle Squadre di Quartiere – che si era protratta più a lungo del previsto – l’ispettore Stephen Curry era tormentato da qualcosa.

La riunione si era trasformata anche in un pranzo a base di sandwich, ricoprendo molti temi, da due accampamenti illegali che stavano provocando diversi problemi a Hollingbury e a Woodingdean, alla progettazione di un rapporto-indagine sulle ultime gang di adolescenti della città e sugli incidenti più recenti che sembravano collegati ad esse. Questi atti di violenza stavano diventando un problema molto diffuso, con i ragazzi che filmavano le aggressioni e poi postavano i video come un vanto su Bebo e MySpace. Alcune delle aggressioni più brutali avevano avuto luogo a scuola, erano state raccontate sulle pagine dell’Argus, avevano traumatizzato molti giovani e angosciato i loro genitori.

Erano quasi le due e mezza del pomeriggio e Curry aveva una tonnellata di lavoro da finire entro la giornata. Doveva andare via prima del solito – era il suo anniversario di matrimonio e aveva promesso solennemente a Tracy, giurando su ciò che aveva di più sacro, che non sarebbe rincasato tardi.

Sedette alla scrivania e scorse con lo sguardo la schermata di tutti gli incidenti occorsi nella sua zona nelle ultime ore, ma al momento non c’era nulla che richiedesse un suo intervento diretto. Tutte le chiamate di emergenza erano state gestite con tempismo e non si erano verificati episodi così gravi da assorbire risorse ulteriori. Solo il solito campionario di reati minori.

Poi, ricordandosi della telefonata di Roy Grace, aprì il taccuino e lesse il nome Katherine Jennings e l’indirizzo annotato frettolosamente. Aveva appena visto entrare uno dei sergenti della Squadra di Quartiere, John Morley, così prese il telefono e gli chiese di mandare qualcuno della squadra a dare un’occhiata alla donna.

Morley si appoggiò il telefono nell’incavo della spalla e prese una penna, mentre con la sinistra teneva il segno in un rapporto che stava leggendo relativo a un evaso arrestato dalla squadra del turno di notte. Poi girò un foglietto di carta che aveva sulla scrivania e sul quale poco prima aveva annotato la targa di una macchina, e trascrisse il nome e l’indirizzo.

Il sergente era giovane e brillante, con i capelli corti e l’uniforme impeccabile che lo facevano sembrare più duro di quanto fosse in realtà. Ma, come tutti i suoi colleghi, era stressato per il superlavoro: erano cronicamente a corto di personale.

“Poteva benissimo essere agitata per quel coglione di Spinella. Quello agita anche me.”

“Puoi dirlo forte”, assentì Curry.

Un paio di minuti dopo, Morley stava per trasferire i dettagli sul suo taccuino personale quando il suo telefono squillò di nuovo. Era un operatore del Centro Risorse Meridionale che gli chiedeva di assumere il comando di un’emergenza di livello uno. Una bambina di otto anni era scomparsa davanti ai cancelli della scuola, e dal pomeriggio la famiglia non ne aveva più avuto notizie.

Nel giro di pochi istanti, scoppiò il pandemonio. Morley chiamò prima via radio il suo ispettore di servizio, poi latrò istruzioni al radiotelefono agli agenti della sua squadra in giro per la città. Mentre si occupava di questo, andò sul retro della stanzetta sovraffollata, che conteneva una mezza dozzina di scrivanie in metallo, scatole di cancelleria, una fila di appendiabiti, berretti e caschi, e prese il berretto.

Infine, radunando con sé un paio di agenti che erano arrivati in anticipo per il turno pomeridiano, si diresse verso la porta quasi di corsa, sempre attaccato al telefono.

Quando i tre oltrepassarono la scrivania, lo spostamento d’aria sollevò il foglietto di carta su cui erano scritti i dati di Katherine Jennings e lo fece svolazzare adagio sul pavimento.

Dieci minuti dopo, un’impiegata civile entrò nella stanza e mise diverse copie dell’ultima direttiva riguardante l’addestramento delle forze di polizia sulla scrivania del sergente Morley affinché lui potesse distribuirle. Stava per andarsene quando notò un foglietto per terra. Si chinò, lo prese e lo lasciò diligentemente cadere nel cestino della carta straccia.

Doppia identità
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