117.
Ottobre 2007
Era passato molto tempo da quando era stata lì l’ultima volta, pensò Abby, guidando lungo la stradina tortuosa che si inerpicava tra campi erbosi e ampie distese di arbusti. Forse erano i suoi nervi a fior di pelle, ma i colori del paesaggio le sembravano vividi in modo quasi soprannaturale. Il cielo era una distesa di azzurro intenso, salvo per poche nuvolette vaporose che lo attraversavano qua e là. Aveva quasi la sensazione di indossare degli occhiali colorati.
Teneva stretto il volante, sentendo le raffiche di vento che scuotevano la macchina quasi a volerla mandare fuori strada. Aveva un macigno in fondo alla gola e gli aghi nello stomaco le bruciavano in modo feroce.
E aveva anche un piccolo rigonfiamento sul petto. Un minuscolo microfono, tenuto al suo posto da alcune strisce di nastro isolante, le tirava fastidiosamente la pelle al minimo movimento. Si chiese se il Sergente Investigativo Branson, o il suo collega in ascolto all’altro capo del filo, fossero in grado di sentire i suoi respiri ansiosi e profondi.
Inizialmente, il sergente Branson avrebbe voluto farle indossare un auricolare per comunicarle eventuali istruzioni, ma aveva rinunciato per non correre rischi, dopo che Abby lo aveva informato che Ricky era riuscito chissà come a intercettare tutte le sue conversazioni. Loro comunque potevano sentirla, avrebbero ascoltato ogni parola. Sarebbe bastato che chiedesse aiuto, e loro sarebbero accorsi, l’aveva rassicurata Branson.
Abby non riusciva a ricordare l’ultima volta che aveva pregato, ma si ritrovò a farlo ora, all’improvviso, in silenzio. Mio Dio, ti prego, fa’ che mia madre stia bene. Ti prego, aiutami a superare tutto questo. Ti prego, Dio.
C’era una macchina davanti a lei che procedeva lentamente, una vecchia Alfa Romeo marrone con due persone a bordo; il passeggero sembrava stesse parlando al cellulare. Abby la seguì in una brusca svolta a sinistra, oltrepassando prima un albergo sulla destra e poi l’estuario del fiume Seven Sisters sotto di loro. Gli stop dell’Alfa si accesero e la macchina rallentò per lasciar passare un furgone delle consegne su un ponte troppo stretto, poi accelerò di nuovo. Ora la strada cominciava a salire.
Dopo qualche minuto Abby vide un cartello stradale. Gli stop dell’Alfa Romeo si accesero ancora una volta, poi la freccia di destra iniziò a lampeggiare.
Il cartello indicava TOWN CENTRE A259, dritto davanti a lei, e SEAFRONT BEACHY HEAD a destra.
Abby seguì l’Alfa Romeo svoltando a destra. La macchina continuava a proseguire con lentezza esasperante, e Abby guardò sia l’orologio sul cruscotto che quello che portava al polso. Quello della macchina era un minuto indietro, ma Abby sapeva che il suo era preciso, l’aveva regolato quella mattina: erano le dieci e venticinque. Mancavano solo cinque minuti. Ebbe la tentazione di accelerare, preoccupata di arrivare in ritardo.
Il suo cellulare squillò. Numero privato.
Abby rispose usando il vivavoce collegato all’accendisigari. Gliel’aveva dato la polizia in modo che potessero udire ogni conversazione.
“Pronto?” disse.
“Dove cazzo sei? Sei in ritardo.”
“Sono a pochi minuti, Ricky. Non sono ancora le dieci e mezza.” Poi aggiunse nervosamente: “O no?”
“Te l’ho detto, alle dieci e mezza la butto di sotto, cazzo.”
“Ricky, ti prego, sto arrivando. Ci sarò.”
“Farai meglio a esserci, cazzo.”
Improvvisamente, con suo grande sollievo, la freccia di sinistra dell’Alfa Romeo cominciò a lampeggiare e la macchina accostò di lato. Abby aumentò subito la velocità.
* * *
All’interno dell’Alfa Romeo, Grace osservò la Honda nera accelerare sulla stradina tortuosa. Cassian Pewe, sul sedile del passeggero, disse nel suo telefono schermato: “Il Bersaglio Uno è appena passato. Tre chilometri alla zona.”
La voce del comandante che gestiva l’operazione rispose: “Il Bersaglio Due ha appena preso contatto con lei. Procedere verso Posizione Quattro.”
“Procediamo verso Posizione Quattro”, confermò Pewe. Abbassò lo sguardo sulla mappa che teneva aperta sulle ginocchia. “Okay”, disse a Grace, “inizia a muoverti non appena smettiamo di vederla.”
Grace ingranò la marcia. Non appena la Honda oltrepassò la cima della collina e scomparve, accelerò.
Pewe controllò che il pulsante di trasmissione fosse spento, poi si rivolse al suo collega. “Roy, lo sai, è vero quello che ha detto il Soprintendente Capo. Lo stavo facendo solo per proteggerti.”
“Proteggermi da cosa?” ribatté acido Grace.
“Le illazioni e le voci sono corrosive. Non c’è niente di peggio del sospetto, in un corpo di polizia.”
“Stronzate.”
“Se è così che la pensi, allora mi dispiace. Non voglio mettermi nei guai per questo.”
“Ah, davvero? Non so quali sono i tuoi piani, a essere onesto. Per qualche motivo, pensi che io abbia ucciso mia moglie, vero? Credi davvero, credi sul serio che l’avrei sepolta nel giardino di casa mia? È per questo che lo stavi facendo passare al setaccio, vero? Per cercare i suoi resti?”
“Lo stavo facendo esaminare per dimostrare che lei non era lì. Per porre fine alle illazioni.”
“Io non credo proprio, Cassian.”