121.
Novembre 2007
Era uno di quei rarissimi giorni d’autunno quando l’Inghilterra è più bella che mai. Abby fissava fuori dalla finestra il cielo azzurro, e il sole del mattino era basso ma caldo sul suo viso.
Due piani più sotto, nei giardini ben curati, un giardiniere era al lavoro con una sorta di aspirapolvere da esterni, intento a raccogliere foglie. Un uomo anziano con un impermeabile immacolato camminava lentamente e a fatica intorno al perimetro del laghetto ornamentale nel quale nuotavano delle grosse carpe. Il vecchio tastava il terreno davanti a sé con il deambulatore come se avesse timore di imbattersi in una mina antiuomo. Una signora minuta, dai capelli bianchi come la neve, era seduta su una panchina nella parte più alta dei prati a terrazza, avvolta in una trapunta e intenta a leggere una pagina del Daily Telegraph.
La Casa di Riposo Bexhill Lawns era più costosa di quella che aveva scelto inizialmente, ma era in grado di accogliere sua madre subito e, comunque, chi si preoccupava più dei costi, ora?
E, a parte questo, era una gioia vederla tanto felice e tranquilla. Difficile credere che soltanto due settimane prima – due settimane esatte – Abby era entrata nel furgone e aveva visto il suo viso sbalordito spuntare dal tappeto. Sua madre sembrava una persona nuova, ora, con una nuova vita. Come se, in qualche modo, tutto ciò che aveva passato l’avesse rafforzata.
Abby si voltò a guardarla. Sentiva un groppo in gola, come ogni volta che doveva dirle addio. Temeva sempre che fosse l’ultima.
Mary Dawson era seduta sul divano a due posti nell’ampia stanza bene arredata, intenta a riempire un modulo di una delle sue riviste di concorsi. Abby attraversò la stanza, le posò teneramente una mano sulla spalla e abbassò lo sguardo.
“Cosa stai cercando di vincere?” domandò, la voce strozzata mentre i loro ultimi, preziosi minuti insieme scorrevano inesorabili. Il suo taxi sarebbe arrivato da un momento all’altro.
“Un soggiorno di due settimane per due persone in un albergo di lusso alle Mauritius!”
“Ma mamma, non hai nemmeno il passaporto!” sorrise Abby allegra.
“Lo so, cara, ma potresti facilmente farmene avere uno, in caso ne avessi bisogno, vero?” Rivolse a sua figlia un’occhiata strana.
“Cosa intendi dire?”
Sorridendo come una bambina timida, la donna rispose: “Sai benissimo cosa voglio dire, mia cara.”
Abby arrossì. Sua madre aveva sempre avuto un sesto senso. Abby non era mai riuscita a tenerle nascosto qualcosa a lungo, fin dalla primissima infanzia.
“Non preoccuparti”, aggiunse. “Non vado da nessuna parte. Come alternativa c’è un premio in denaro.”
“Mi piacerebbe moltissimo procurarti un passaporto”, disse Abby sedendosi sul divano accanto a lei e passandole un braccio intorno alle fragili spalle. La baciò su una guancia. “Mi piacerebbe tanto che tu mi raggiungessi.”
“Dove?”
Abby si strinse nelle spalle. “Quando mi sarò sistemata da qualche parte.”
“E mi permetteresti di venire e di metterti in imbarazzo con la mia presenza?”
Abby fece una risata malinconica. “Non mi metteresti in imbarazzo, mamma.”
“Tuo padre e io non siamo mai stati dei gran viaggiatori. Quando la tua povera zia Anne si è trasferita a Sydney tanti anni fa, continuava a dirci quanto fosse splendido e che avremmo dovuto trasferirci anche noi. Ma tuo padre ha sempre pensato che le sue radici fossero qui. E sono qui anche le mie. Ma sono orgogliosa di te, Abby. Mia madre diceva sempre che una madre può mantenere sette figli, ma che sette figli non saranno mai capaci di mantenere una madre. Tu hai dimostrato che si sbagliava.”
Abby lottò contro le lacrime che erano salite a pungerle gli occhi.
“Sono veramente orgogliosa di te. Una madre non potrebbe chiedere di più a una figlia. Tranne forse una cosa.” Le rivolse uno sguardo interrogativo.
“Cosa?” Abby le sorrise, sapendo benissimo quanto stava per dirle.
“Dei bambini?”
“Un giorno, forse. Chissà. Allora dovrai procurarti un passaporto per venire a stare con me.”
Sua madre abbassò di nuovo lo sguardo sulla rivista per qualche secondo. “No”, disse poi, scuotendo la testa con decisione. Poi mise giù la penna, prese la mano della figlia tra le dita ossute e macchiate dall’età e gliela strinse leggermente.
Abby fu sorpresa dalla sua forza.
“Ricordati sempre una cosa, mia cara Abby, se mai deciderai di diventare madre. Prima dai ai tuoi figli delle radici. Poi da’ loro le ali per volare.”