77.

Ottobre 2007

Ricky seguì il taxi lungo la via principale di Peacehaven. Aveva la tentazione di prendere il tassista per il collo non appena si fosse fermato e di metterlo sulla graticola per farsi spiegare la storia di Abby.

Ma cosa poteva saperne, lui? Quella piccola puttana probabilmente gli aveva dato una grossa mancia per starsene lì a far niente e andarsene dopo un’ora, ecco tutto ciò che poteva saperne, e l’ultima cosa di cui Ricky aveva bisogno, in quel momento, era che ogni sbirro di Brighton si mettesse a dargli la caccia per l’aggressione a un tassista. Aveva cose molto più importanti a cui pensare, al momento. Moltissime cose, in effetti.

La prima era che Abby sapeva che lui aveva registrato la conversazione telefonica tra lei e sua madre. Non poteva sapere come ci era riuscito, però. Probabilmente sospettava che lui avesse installato una cimice nell’apparecchio.

Ecco che tutto tornava!

Per questo era andata in un negozio di cellulari, per comprare un telefono nuovo alla madre!

Da un po’ di tempo Ricky si era reso conto di quanto Abby fosse pericolosamente pragmatica. E il suo telefono? Compose il numero.

Dopo due squilli ottenne risposta. Una voce incerta di un ragazzino.

“Sì.”

“Chi cazzo è?” domandò Ricky.

La comunicazione venne interrotta. Ricky rifece il numero. La chiamata venne rifiutata non appena cominciò a squillare. Come sospettava, la puttana si era sbarazzata del cellulare. Il che significava che ora ne aveva uno nuovo.

Stai mettendo davvero alla prova la mia pazienza.

Dove cazzo sei?

Vide scattare il flash di un autovelox, ma non gliene importava niente. Dov’era andata in quell’ora che gli aveva fatto perdere? Come aveva impiegato quel tempo?

Dopo qualche chilometro, il taxi cambiò strada, ma Ricky se ne accorse a malapena. Ora stava guidando lungo la Marine Parade, oltrepassando le facciate eleganti delle case in stile Regency di Sussex Square. In un attimo sarebbe arrivato nella via di Abby. Accostò, fermò la macchina e spense il motore: aveva bisogno di pensare, di pensare con calma.

Dove aveva nascosto il malloppo? Non era necessario molto spazio. Giusto quello che bastava per contenere una busta formato A4. Il pacchetto che aveva tentato di mandare per corriere era un diversivo. Perché? Per fargli seguire il corriere? In modo da avere il tempo di recuperare il bottino e sparire? Ricky si rese conto di aver commesso un grosso errore, mandandole quel messaggio. La sua intenzione era di spaventarla, ma non aveva immaginato che lei potesse essere tanto furba.

Il fatto che avesse tentato di spedire un diversivo, però, gli diceva qualcosa, se aggiungeva all’equazione la cassetta di sicurezza vuota. Forse Abby sperava che lui avrebbe seguito il falso pacchetto, lasciandola libera di scappare con quello vero e di metterlo nella cassetta di sicurezza alla Southern Deposit Security? Altrimenti perché lasciarla vuota? L’unico motivo possibile, di sicuro, era che Abby non era ancora riuscita a portare lì il pacchetto. O che l’aveva ritirato di recente.

A meno che non avesse un’altra cassetta di sicurezza da qualche altra parte, era probabile che il maltolto si trovasse ancora nel suo appartamento.

Eppure aveva passato una notte intera a frugare tra le sue cose e a perquisire lei, facendola spogliare e controllando tutti i suoi vestiti. Le aveva portato via anche il passaporto, casomai quella stronza si fosse messa in testa di svignarsela all’estero.

Di certo, se c’era un’altra cassetta di sicurezza da qualche parte, avrebbe trovato la chiave, o almeno una ricevuta. Aveva perquisito ogni stramaledetto centimetro dell’appartamento, aveva spostato tutti i mobili, aveva sollevato ogni asse sporgente del pavimento. Aveva tolto i pannelli posteriori dai televisori, squarciato le imbottiture dei divani, svitato le griglie del sistema di ventilazione, smantellato le lampade e i lampadari. Dai giorni in cui spacciava droga, Ricky sapeva benissimo con quanta cura la polizia perquisiva un appartamento, e conosceva tutti i nascondigli che uno spacciatore furbo avrebbe usato.

Un’alternativa era che Abby avesse lasciato il bottino da un amico. Ma il nome del destinatario del pacchetto che aveva consegnato al corriere era falso, l’aveva controllato. Aveva il fondato sospetto che Abby avesse evitato ogni contatto con gente di Brighton. Se non aveva detto nemmeno a sua madre che era tornata, Ricky dubitava fortemente che la notizia del suo ritorno fosse venuta a conoscenza dei suoi amici.

No, più ci pensava, e più si convinceva che ciò che cercava doveva ancora trovarsi nel suo appartamento.

Nonostante la sua astuzia nel depistarlo, Ricky sapeva che tutti hanno un tallone d’Achille. La forza di una catena si giudica dal suo anello più debole. Ogni esercito marcia al ritmo del suo soldato più lento.

La madre di Abby era il suo tallone d’Achille, l’anello debole della sua catena, il soldato più lento del suo esercito.

Ora sapeva esattamente cosa fare.

 

* * *

Il furgone Renault fuori dall’appartamento di Abby, fermo da un po’, fece fatica a partire. Poi, proprio quando la batteria cominciava a scaricarsi e lui a temere che non ce l’avrebbe fatta, il motore riprese vita, sputacchiando un fumo denso e oleoso.

Uscì dal parcheggio e al suo posto ci mise la Ford a noleggio. Ora, se fosse tornata, avrebbe visto la macchina e avrebbe pensato che lui era dentro la casa. Sorrise. Nell’immediato futuro Abby non sarebbe entrata nell’appartamento. Sul parabrezza della macchina a noleggio non c’era un contrassegno di sosta per residenti, quindi prima o poi le avrebbero appioppato una multa, e magari anche le ganasce, ma che importanza poteva avere?

Tolse il GSM 3060 Intercept dalla Ford e lo mise nel furgone. Poi sedette al volante e tornò verso Eastbourne, fermandosi soltanto per prendere un hamburger e una Coca-cola. Gli era tornato il buon umore. Si sentiva a un passo dal riprendere il controllo della situazione.

Doppia identità
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