59.

12 settembre 2001

Ronnie trascorse una notte agitata tra le lenzuola di acrilico non lavate, tentando di venire a patti con un cuscino di poliuretano che sembrava essere imbottito di sassi e un materasso le cui molle gli si conficcavano nella schiena come cavatappi. Poteva scegliere se tenere la finestra chiusa, e sopportare il condizionatore che faceva il rumore di due scheletri in lotta tra loro in una scatola di metallo, oppure aprirla ed essere tenuto sveglio dagli ululati continui delle sirene in lontananza e dal rombo degli elicotteri.

Qualche minuto prima delle sei era a letto completamente sveglio, grattandosi uno dei tanti piccoli segni rossi che aveva sulle gambe. Ben presto ne scoprì altri che gli prudevano tantissimo sul petto e sullo stomaco.

Tastò il comodino in cerca del telecomando e accese il televisore. Improvvisamente, la frenesia del mondo esterno invase la sua piccola camera. Sullo schermo c’erano immagini di New York. Gente dall’aria sconvolta, uomini e donne, che reggevano cartelli fatti a mano, scritte su pezzi di cartone, alcuni con fotografie, altri con soltanto i nomi in blu o nero, e tutti che dicevano AVETE VISTO QUESTA PERSONA?

Poi comparve un annunciatore che diede una stima del numero delle vittime. In sovrimpressione scorrevano i numeri di emergenza da chiamare, insieme ad altre notizie dell’ultimo minuto.

Tutte cose orribili.

E cose orribili gli giravano anche nella testa, insieme a tutto il resto che l’aveva tormentato durante la notte. Pensieri, idee, elenchi. Lorraine. Donald Hatcook. Fiamme. Grida. Corpi che cadevano.

Il suo piano.

Donald se l’era cavata? Se era sopravvissuto, c’era qualche garanzia che potesse finanziare la sua avventura nel biodiesel? Ronnie era sempre stato un giocatore d’azzardo, e gli pareva che le possibilità di riuscita fossero in favore del suo nuovo piano. Per quanto lo riguardava, vivo o morto che fosse, Donald Hatcook apparteneva al passato.

Lorraine avrebbe sofferto. Ma con il tempo avrebbe capito che non c’è guadagno senza dolore.

Un giorno quella stupida vacca avrebbe capito – molto presto, quando lui l’avrebbe ricoperta di banconote da cinquanta sterline, comprandole tutto ciò che aveva sempre desiderato e anche di più!

Sarebbero diventati ricchi!

Doveva solo sopportare un po’ di dolore, adesso.

Ed essere molto, molto cauto.

Guardò l’orologio per assicurarsi dell’ora: due minuti dopo le sei. Il suo cervello stanco, ancora stordito per il fuso, impiegò qualche secondo per ricordare se il Regno Unito era cinque ore avanti o cinque ore indietro. Cinque ore avanti, decise alla fine. Quindi a Brighton dovevano essere le undici del mattino. Cercò di immaginare cosa stesse facendo Lorraine. Di sicuro aveva provato a chiamarlo sul cellulare, aveva telefonato all’albergo e all’ufficio di Donald Hatcook. Poteva darsi che fosse a casa di sua sorella o, più probabile, che sua sorella fosse a casa loro.

Ora alla televisione stava parlando un poliziotto. Stava dicendo che c’era bisogno di volontari che aiutassero con le macerie. Avevano bisogno di gente nell’area del disastro per aiutare a scavare, per portare acqua. Sembrava esausto, come se fosse stato in piedi tutta la notte. Aveva l’aria di un uomo sul punto di spezzarsi per la stanchezza, l’emozione e l’eccessivo carico di lavoro.

Volontari. Ronnie ci pensò su per qualche secondo. Volontari.

Scese dal letto e si mise sotto la doccia, sentendosi stranamente leggero ma al tempo stesso nervoso. C’erano mille modi in cui poteva mandare all’aria il piano. Ma sapeva anche essere furbo. Molto furbo. Volontari. Sì, c’era qualcosa di buono in quell’idea! Era promettente!

Mentre si asciugava, si concentrò sul notiziario di un canale di New York perché voleva sapere che cosa si prevedeva oggi per la città. Sarebbe successo ciò che doveva succedere, come diceva la gente, sottintendendo altri attacchi? Oppure si sarebbe tornati alla normalità, almeno in alcune zone di Manhattan?

Aveva bisogno di saperlo perché doveva concludere delle transazioni. Alla sua nuova vita servivano alcuni accessori. Bisognava speculare per poter accumulare. Le cose di cui avrebbe avuto bisogno erano costose e, ovunque le avesse comprate, avrebbe dovuto pagarle in contanti.

Ciò che voleva sentire arrivò infine sullo schermo. Le parti di New York che sarebbero rimaste chiuse e quelle che invece erano di nuovo accessibili. Cosa funzionava e cosa no nel sistema dei trasporti. A quanto pareva, la maggior parte della rete era operativa. L’annunciatrice stava dicendo, solennemente, che il giorno prima il mondo era cambiato.

Aveva ragione, pensò Ronnie, ma per molti quel giorno sarebbe stato un giorno di lavoro come gli altri. Ronnie ne fu sollevato. Dopo la sbronza nel bar del giorno prima, il suo pasto serale e l’anticipo per la stanza, le sue risorse erano scese a trecentodue dollari.

La realtà della cosa si stava facendo largo nella sua testa. Trecentodue dollari che dovevano bastargli finché non fosse riuscito a concludere un affare. Poteva impegnare il portatile, ma era troppo rischioso. Sapeva – per esperienza personale, quando avevano rubato il computer dell’autosalone due anni prima – che era pressoché impossibile ripulire del tutto la memoria di un computer. Il suo portatile sarebbe stato sempre riconducibile a lui.

Sullo schermo avevano ricominciato a parlare di volontari per le macerie.

Volontari, pensò. L’idea stava mettendo radici, dandogli una strana eccitazione.

Ora, grazie ai notiziari del mattino, un’altra tessera del suo piano era andata al suo posto.

Doppia identità
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