75.
Ottobre 2007
Gli sarebbe piaciuta molto un’altra barretta di cioccolato – stava morendo di fame – ma Ricky non voleva rischiare di scendere dalla macchina per comprarne una nel timore di perdere Abby. Era passata più di mezz’ora da quando era entrata nel negozio di telefoni – che cosa stava combinando là dentro, quella stronza? Di sicuro stava dando il tormento ai commessi, indecisa su quale colore scegliere.
Il taxi le sarebbe costato una fortuna! E che soldi avrebbe usato per pagarlo?
I suoi, naturalmente.
Lo stava facendo apposta per farlo arrabbiare, sapendo che era di sicuro da qualche parte a tenerla d’occhio?
L’avrebbe pagata cara. In tutti i modi possibili. E poi anche di più.
Avrebbe implorato perdono. Strillato fino a bruciarsi le corde vocali, prima che lui la facesse finita una volta per tutte.
Un’ombra si profilò davanti al finestrino. Ricky vide la faccia di un controllore del traffico che guardava dentro. Abbassò il vetro.
“Sono venuto a prendere mia madre”, spiegò. “È disabile, ci vorranno solo pochi minuti.”
Il vigile, un giovanotto smagrito con la faccia incavata e il berretto messo di traverso, non si lasciò commuovere. “È qui già da mezz’ora.”
“Mi sta facendo ammattire”, disse Ricky. “Soffre di demenza senile, al primo stadio.” Picchiettò l’orologio con un dito. “Devo portarla in ospedale. Mi dia soltanto ancora qualche minuto.”
“Cinque minuti, non di più”, disse il controllore, e si allontanò camminando impettito. Si fermò vicino all’auto di fronte e iniziò a compilare una multa sulla sua macchinetta.
Ricky osservò la lite con la proprietaria della vettura, furibonda, per qualche minuto, e continuò a osservarne lo svolgimento a distanza. Si rese conto, con suo stupore, che erano passati altri venti minuti.
Cristo, ma quanto ti ci vuole per comprare un cazzo di cellulare?
Passarono altri cinque minuti. E poi altri cinque. Poi, all’improvviso, il taxi partì e venne inghiottito dal traffico.
Ricky ebbe un sussulto. Forse non l’aveva vista? Il controllore aveva fatto spostare il taxi?
Accese il motore e lo seguì. Davanti a lui, in testa a una serie di auto, il taxi si diresse verso la costa, poi svoltò a destra. Mantenendosi a distanza e tenendo qualche macchina tra sé e il taxi, Ricky seguì quell’idiota geriatrico e imbecille del tassista procedere a una velocità che avrebbe permesso il sorpasso anche a una tartaruga. Proseguirono sul lungomare, poi su per una collina tortuosa e nell’aperta campagna, tra campi agricoli e fattorie, quindi lungo la strada panoramica in cima alla scogliera, splendida, luogo prescelto per tutti i suicidi di Beachy Head.
Dietro di lui c’era un autobus a due piani, che gli stava attaccato al paraurti per farlo accelerare. “Avanti, stronzo!” gridò Ricky attraverso il parabrezza, all’indirizzo del taxi. “Schiaccia su quel pedale!”
Sempre alla stessa velocità, oltrepassò il pub di Beachy Head, seguendo la strada che serpeggiava verso Birling Gap, poi attraverso l’East Dean Village. La lenta agonia continuò in aperta campagna, oltre le Sette Sorelle e poi a Seaford. E poi ancora avanti, oltre il porto turistico di Newhaven e su per la collina fino a Peacehaven. Un giovane con i capelli lunghi e
una ragazza erano a un angolo di strada e agitarono le braccia al passaggio del taxi. Con immenso stupore di Ricky, il segnale di LIBERO si accese sul tetto e il taxi accostò accanto ai due.
Anche Ricky accostò, e la coda che si era formata dietro di lui lo sorpassò subito.
Osservò la coppietta montare sul sedile posteriore.
Il taxi era vuoto.
Aveva seguito un taxi vuoto.
Merda, merda, merda.
Oh, brutta puttana, adesso hai veramente esagerato.