80.

Ottobre 2007

Le otto di sera di martedì. Ricky era seduto nel buio del furgone, ancora nel punto di osservazione dall’altra parte della strada rispetto all’appartamento della madre di Abby dove era rimasto ad aspettare qualche ora prima. Da lì poteva tenere d’occhio sia l’entrata principale della palazzina sia la strada che Abby avrebbe dovuto prendere se avesse tentato di fuggire attraverso la scala antincendio.

Il freddo gli stava entrando davvero nelle ossa. Voleva soltanto riprendersi ciò che era suo, levarsi Abby di torno e andarsene da quel cazzo di paese umido e freddo in un posto caldo e pieno di sole.

Non aveva visto praticamente nessuno nelle ultime tre ore. Gli sembrava di ricordare che Eastbourne avesse la reputazione di una cittadina di pensionati la cui età media era morto o quasi morto. Quella sera parevano appartenere tutti alla prima categoria. L’alone dei lampioni illuminava il marciapiedi deserto. Uno spreco del cazzo, pensò Ricky. Qualcuno dovrebbe parlare al sindaco per ridurre il consumo di energia.

Abby era all’interno, al caldo, con sua madre. Ricky aveva la sensazione che si sarebbe fermata per la notte, ma non osava abbandonare la sua postazione per cercare un pub e andarsi a bere qualcosa finché non ne avesse avuto la certezza assoluta.

Più o meno due ore prima aveva captato il segnale del nuovo cellulare di Abby, quando lei aveva fatto una telefonata all’apparecchio comprato per la madre così da testare la suoneria e il volume e darle il suo nuovo numero. Ora, grazie a quella chiamata, Ricky aveva il numero di entrambe.

Quando stavano provando i telefoni, aveva sentito un televisore in sottofondo. Sembrava una specie di soap opera, con un uomo e una donna che litigavano in una macchina. Quindi, la puttana e sua madre erano pronte a passare una bella seratina comoda di fronte alla tv, in un appartamento riscaldato con due cellulari nuovi sotto carica, due cellulari che erano stati comprati con i suoi soldi.

L’Intercept ronzava di continuo. Abby stava telefonando alle case di riposo, cercandone una dove portare sua madre immediatamente e lasciarla lì nelle quattro settimane che occorrevano perché si liberasse la stanza nel posto che aveva scelto.

Chiedeva loro del servizio infermieristico, dei medici, degli orari dei pasti, degli ingredienti del cibo, dei programmi di esercizio fisico; se c’era una piscina, una sauna, se si trovavano vicino a una strada principale oppure in una zona tranquilla, se c’erano giardini accessibili con la sedia a rotelle, se c’erano bagni privati. Un elenco di requisiti interminabile. Meticolosa, precisa, puntigliosa. Abby era fatta così, come Ricky aveva scoperto sulla sua pelle. Era una stronza che badava a ogni dettaglio.

E con che soldi pagherai tutto questo?

Ascoltò Abby che prendeva appuntamenti per andare a visitare tre case di riposo la mattina seguente. Immaginò che avrebbe lasciato la madre sola nell’appartamento. Che non avesse dimenticato che doveva arrivare il fabbro.

Quando avrebbe finito con lei, non avrebbe avuto bisogno di una casa di riposo, ma di una cappella funebre.

Doppia identità
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