95.
Ottobre 2007
L’assistente di volo stava eseguendo la dimostrazione delle procedure di sicurezza. Norman Potting si sporse verso Nick Nicholl, seduto accanto a lui vicino alla coda del 747, e gli disse: “Tutta una marea di scemenze, i nuovi controlli di sicurezza”.
Il giovane detective, che aveva una paura folle di volare ma non aveva voluto ammetterlo con il capo, si stava aggrappando a ogni singola parola che fuoriusciva dagli altoparlanti. Voltando la faccia dall’altra parte per evitare la piena potenza dell’alito cattivo di Potting, guardò verso l’alto, cercando di capire da dove, con esattezza, sarebbe scesa la maschera a ossigeno in caso di emergenza.
“La posizione d’urto, sai cosa non ti dicono?” continuò Potting, per nulla scoraggiato dalla mancanza di reazione di Nicholl.
Nicholl scosse la testa, memorizzando ora il modo corretto in cui allacciarsi i nastri in velcro del giubbetto di salvataggio.
“Certo, in qualche situazione potrebbe anche salvarti la vita, non lo nego. Ma la cosa che non ti dicono”, insistette Potting, “è che la posizione d’urto aiuta a mantenere intatto l’osso della mandibola. Rende molto più facile l’identificazione delle vittime dalle cartelle dentali.”
“Grazie mille, davvero”, borbottò Nicholl, osservando l’assistente di volo che ora indicava la posizione del fischietto.
“E i giubbotti salvagente? Sono da ridere, ecco cosa”, proseguì imperterrito Potting. “Sai quanti passeggeri di un aereo nell’intera storia dell’aviazione sono riusciti a scampare a un atterraggio di emergenza sull’acqua?”
Nick Nicholl stava pensando alla moglie Julie e al loro bambino appena nato, Liam. Temeva che non li avrebbe mai più rivisti.
“Quanti?” annaspò.
Potting si toccò la punta del pollice con l’indice ripiegato, formando un cerchio. “Zero. Zebra. Nada. Nemmeno uno.”
C’è sempre una prima volta, pensò Nicholl, aggrappandosi con tutte le forze a quel pensiero, come a una zattera in un mare in tempesta.
Potting cominciò a leggere una rivista per uomini che aveva comprato all’aeroporto. Nicholl studiò attentamente il foglio plastificato delle procedure di sicurezza, controllando la posizione delle uscite più vicine e notando con sollievo che erano soltanto a due file di distanza. Era anche contento di essere vicino alla coda dell’aereo: ricordava un articolo di giornale a proposito di un disastro aereo nel quale la sezione di coda si era staccata e i passeggeri seduti lì erano riusciti a sopravvivere.
“Wow!” disse Potting.
Nicholl abbassò lo sguardo. Il collega aveva la rivista aperta sulla modella del paginone centrale. Una bionda con tette pneumatiche giaceva a gambe e braccia spalancate su un enorme letto matrimoniale, i polsi e le caviglie legati alle quattro colonnine della struttura con strisce di velluto nero. Il pube era completamente rasato e le labbra rosee della vulva spiccavano come i petali di un fiore posato al centro delle gambe.
Una hostess passò accanto a loro, controllando che i passeggeri avessero le cinture di sicurezza allacciate. Si fermò a guardare Nicholl e Norman Potting, poi proseguì senza dire nulla.
Nick si sentì avvampare per l’imbarazzo. “Norman”, sussurrò, “credo che dovresti mettere via quella roba.”
“Non mi dispiacerebbe trovarne una così, a Melbourne!” esclamò Potting. “Potremmo divertirci un po’, tu e io. A me attizza quella Bondi Beach di cui parlano tanto.”
“Bondi Beach è a Sydney, non a Melbourne. E credo che con quella rivista tu abbia messo in imbarazzo la hostess.”
Per nulla turbato, Potting passò le dita sulle curve della ragazza nella fotografia. “È una tipa niente male, altroché!”
L’assistente di volo stava tornando indietro. Lanciò loro una rapida occhiata gelida e si affrettò a superarli.
“Pensavo che tu fossi felicemente sposato, Norman”, disse Nicholl.
“Il giorno in cui smetterò di guardare, ragazzo mio”, disse, “sarà il giorno in cui chiederò a qualcuno di portarmi in un campo e spararmi alla nuca.” Sorrise e, con sollievo di Nicholl, voltò pagina. Ma il sollievo del giovane detective ebbe vita breve.
La pagina dopo era molto, molto peggio.