46.

Ottobre 2007

Alle sette meno un quarto Abby cominciava a temere che il corriere si fosse dimenticato di lei. Era pronta fin dalle cinque e mezza, la valigia accanto alla porta, l’impermeabile ripiegato sopra la valigia, la busta imbottita intestata e sigillata.

Fuori adesso era completamente buio e, con la pioggia che continuava a scrosciare, riusciva a vedere ben poco mentre stava di vedetta in attesa che spuntasse il furgone della Global Express. Per l’ennesima volta si tolse la bomboletta di spray urticante dalla tasca dei jeans e la esaminò con cura.

Le dava conforto maneggiare il piccolo cilindro rosso, con le rientranze per le dita a formare una sorta di impugnatura e la clip da fissare alla vita. Aprì più volte la sicura e si esercitò a puntare il beccuccio. Il tipo che gliel’aveva venduto a Los Angeles, quando stava per tornare in Inghilterra, le aveva detto che conteneva dieci getti da un secondo ciascuno, e che l’effetto di accecamento durava una decina di secondi. Era riuscita a contrabbandarlo in Inghilterra infilato nel beautycase, in valigia.

Se la rimise in tasca e prese il cellulare dalla borsetta. Stava per fare il numero della Global Express quando finalmente suonarono al citofono.

Attraversò di corsa il corridoio fino alla porta. Sul piccolo monitor in bianco e nero poteva vedere un casco da motociclista. Imprecò tra sé. Quell’idiota di assistente, Jonathan, le aveva detto che sarebbe arrivato un furgone. Lei contava molto su un furgone. Merda.

Premette il pulsante del citofono. “Venga su. Ottavo piano”, disse. “Mi spiace, ma credo che l’ascensore sia fuori servizio.”

Il suo cervello stava di nuovo lavorando a pieno ritmo, tentando di ripensare l’intera situazione. Prese la busta imbottita. Doveva tornare al suo piano originario, decise, pensandoci per i due lunghi minuti che passarono prima che sentisse bussare alla porta.

All’erta come sempre, guardò dallo spioncino e vide un motociclista vestito di pelle, con un casco nero integrale con la visiera abbassata, che teneva in mano una cartelletta rigida.

Tolse le catenelle di sicurezza e aprì la porta.

“Io... io credevo che avreste mandato un furgone”, disse.

L’uomo lasciò andare la cartelletta, che cadde sul pavimento con un rumore secco, poi le sferrò un violento pugno allo stomaco. La colse completamente di sorpresa. Abby si piegò in due dal dolore, e barcollò all’indietro, in corridoio.

“È una gioia rivederti, Abby”, disse lui. “Anche se il tuo nuovo look non mi fa impazzire.”

Poi la colpì di nuovo.

Doppia identità
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