Capitolo 67

 

 

 

 

 

Dubai, 5 gennaio. 11:38.

 

Fissò lo schermo curvo e vide la sua immagine riflessa.

Indossava un caschetto elastico color petrolio, con fili rossi e blu che sbucavano dalla fronte e che terminavano in un dispositivo elettronico accanto alla sedia a rotelle. Le orecchie erano protette da due dischi gommosi e il mento era bloccato da una striscia di materiale plastico.

Negli ultimi minuti aveva riacquistato la sensibilità agli arti superiori e alla testa… forse per quella ragione le mani erano legate ai braccioli con lacci di cuoio. Sull’avambraccio era innestato un piccolo catetere venoso, collegato a un macchinario simile a una bombola di gas. Sulla sua sommità spiccava un grosso ventilatore.

«Beta 25.8. Alfa 12.6», mugugnò una dottoressa in camice bianco, magra, viso rotondo e occhi neri.

Yukiko Nakamichi, con uno sguardo mite, si rivolse al tecnico di laboratorio alle sue spalle, che reggeva un vassoio metallico carico di fialette e siringhe. «Diazepam. Dieci milligrammi».

La donna collegò una siringa al catetere e inoculò il farmaco. Il liquido lattescente cominciò a scorrere e avanzò lentamente nel tubicino trasparente. Quando raggiunse l’avambraccio del paziente, un lieve bruciore scosse Cassini.

«È sotto stress», fece notare la giapponese al professore. «Le iniettiamo un farmaco tranquillante in dose minima. Le permetterà di restare cosciente ma la aiuterà a rilassarsi».

«La mappatura è completa», la interruppe Timothy Dempsey, seduto a una consolle dalla parte opposta del laboratorio. «Sono in tutto quarantadue marker».

Cassini si voltò. Dalla parte opposta, verso la vetrata che dava sul golfo assolato, c’erano cinque postazioni informatiche disposte a semicerchio. Sul soffitto erano appesi alcuni monitor e addossata alla parete si vedeva una fila di armadi rack, con luci verdi e rosse che danzavano al ritmo delle ventole. Sembrava la plancia di un aereo.

Al Husayn era poco distante, accomodato sulla sua sedia, aria tesa e sguardo duro. Era sistemato sotto alcune lampade scialitiche e, come Cassini, indossava un caschetto grondante di cavi elettrici.

«Qual è la dimensione dei file?», domandò la Nakamichi.

Il giovane informatico mosse il mouse e dopo un istante alzò lo sguardo: «Sono quattordici settori abbastanza ingombranti… siamo a 0,93 zettabyte».

Zettabyte.

Manuel non aveva idea di cosa stessero parlando e lo sceicco, dalla parte opposta del laboratorio, dovette accorgersene, perché si sentì in dovere di spiegarlo: «Uno zettabyte corrisponde a un triliardo di byte, ovvero mille miliardi di miliardi».

Il professore lo squadrò come se fosse un marziano.

«Con questa mole di dati era impossibile utilizzare i dischi a ultrasuoni, che per quanto capienti possono contenere al massimo qualche petabyte, equivalente a un milione di giga».

«Mi sta dicendo che avete utilizzato il mio cervello… come una specie di hard disk?». Cassini aveva la bocca impastata dai farmaci e si sentiva spossato… tuttavia era abbastanza in forze da manifestare la sua incredulità.

«Non sia sciocco, lo abbiamo usato principalmente per ciò che c’è dentro… Comunque i dischi bioneurali sono il futuro… Quello che abbiamo fatto è stato semplice: prima abbiamo immagazzinato le impressioni provviste di marker nel cervello della mia povera moglie, che ha fatto da tramite con gli altri soggetti, e poi le abbiamo copiate nel suo».

Per quanto assurdo, con quella tecnica degna di un esperimento nazista, si spiegavano le visioni nel suo cervello. Le informazioni di tutte le cavie erano state raccolte nel biosupporto di Meredith e poi erano state riversate tutte insieme nel suo cervello. Se non l’avesse provato di persona, avrebbe creduto tutta quella storia il vaneggiamento di un pazzo… Ma purtroppo lui era l’esempio vivente che l’avevano fatto per davvero.

«Comunque…», spiegò l’arabo con un tono colloquiale, «se la cosa la fa stare meglio, originariamente avevamo programmato di condurre l’esperimento in modo differente. Pensavamo di utilizzare semplici dischi a ultrasuoni, e non cellule vive… Per fortuna le prime fasi ci dimostrarono che lo spazio di archiviazione non era sufficiente. Risolvemmo così anche un altro problema: se fosse ancora in vita bisognerebbe ringraziare de Beaumont per questo. Con quel carattere instabile e i suoi continui cambi d’umore ci fece capire che seguendo quella strada le esperienze impresse sarebbero state inquinate da paura, rabbia, tristezza, felicità, speranza…».

«È questa la ragione per cui lo avete fatto a mia insaputa, drogandomi… per evitare che lo stress inquinasse le vostre preziose informazioni?». Cassini aveva un’espressione piatta dovuta ai farmaci, ma dentro si sentiva come una granata pronta a esplodere per la rabbia.

«Se escludiamo le sue visioni random, che credo non l’abbiano infastidita più di tanto, mi pare che la cosa abbia funzionato egregiamente. Basterà qualche piccolo upgrade di aggiustamento».

“Visioni random?”. Cassini era senza parole.

I flashback che lo avevano perseguitato negli ultimi giorni, il frutto di quel folle esperimento, per lo sceicco erano un semplice danno collaterale. Le visioni che l’avevano spinto a ritenersi pazzo, a rischiare la vita per cercare di comprenderle meglio, che l’avevano perfino convinto di essere un assassino… erano solo qualcosa da sistemare con un aggiornamento del software?

«E la cosa più importante è che le informazioni ormai sono nella sua memoria a lungo termine. Adesso fanno parte del suo bagaglio di conoscenze, e tra poco faranno parte del mio…». Il sintetizzatore vocale si fermò di colpo. Lo sceicco spostò la sedia e si voltò verso l’americano, come se avesse avuto un’illuminazione improvvisa. «Com’è il fattore di lossy?», gli domandò.

Il rosso esaminò i file sulla sua consolle, poi alzò lo sguardo e sorrise. «Aveva ragione lei, sembra che i marker li abbiano tracciati».

Lo sceicco si girò ancora verso Cassini, immobilizzato su una sedia simile alla sua, e continuò: «Vede questo ragazzo grassottello? Ha un quoziente d’intelligenza di duecento ma era convinto che se le informazioni non fossero state riversate entro due ore, sarebbero state inutilizzabili. Evidentemente si sbagliava».

Cassini era immobile. Non aveva ancora compreso esattamente cosa doveva attendersi, ma era certo che non sarebbe stato piacevole.

«Siamo pronti», annunciò infine Dempsey.

Al Husayn fissò il grande schermo OLED appeso alla parete e poi fece guizzare le pupille verso l’americano. «Cominciamo».

La chiave di Dante
copertina.html
collana.html
colophon.html
frontespizio.html
chiave-3.xhtml
chiave-4.xhtml
chiave-5.xhtml
chiave-6.xhtml
chiave-7.xhtml
chiave-8.xhtml
chiave-9.xhtml
chiave-10.xhtml
chiave-11.xhtml
chiave-12.xhtml
chiave-13.xhtml
chiave-14.xhtml
chiave-15.xhtml
chiave-16.xhtml
chiave-17.xhtml
chiave-18.xhtml
chiave-19.xhtml
chiave-20.xhtml
chiave-21.xhtml
chiave-22.xhtml
chiave-23.xhtml
chiave-24.xhtml
chiave-25.xhtml
chiave-26.xhtml
chiave-27.xhtml
chiave-28.xhtml
chiave-29.xhtml
chiave-30.xhtml
chiave-31.xhtml
chiave-32.xhtml
chiave-33.xhtml
chiave-34.xhtml
chiave-35.xhtml
chiave-36.xhtml
chiave-37.xhtml
chiave-38.xhtml
chiave-39.xhtml
chiave-40.xhtml
chiave-41.xhtml
chiave-42.xhtml
chiave-43.xhtml
chiave-44.xhtml
chiave-45.xhtml
chiave-46.xhtml
chiave-47.xhtml
chiave-48.xhtml
chiave-49.xhtml
chiave-50.xhtml
chiave-51.xhtml
chiave-52.xhtml
chiave-53.xhtml
chiave-54.xhtml
chiave-55.xhtml
chiave-56.xhtml
chiave-57.xhtml
chiave-58.xhtml
chiave-59.xhtml
chiave-60.xhtml
chiave-61.xhtml
chiave-62.xhtml
chiave-63.xhtml
chiave-64.xhtml
chiave-65.xhtml
chiave-66.xhtml
chiave-67.xhtml
chiave-68.xhtml
chiave-69.xhtml
chiave-70.xhtml
chiave-71.xhtml
chiave-72.xhtml
chiave-73.xhtml
chiave-74.xhtml
chiave-75.xhtml
chiave-76.xhtml
chiave-77.xhtml
chiave-78.xhtml
chiave-79.xhtml
chiave-80.xhtml
chiave-81.xhtml
chiave-82.xhtml
chiave-83.xhtml
chiave-84.xhtml
chiave-85.xhtml
chiave-86.xhtml
chiave-87.xhtml
chiave-88.xhtml
chiave-89.xhtml
chiave-90.xhtml
chiave-91.xhtml
chiave-92.xhtml
chiave-93.xhtml
chiave-94.xhtml
chiave-95.xhtml
chiave-96.xhtml
chiave-97.xhtml
chiave-98.xhtml
chiave-99.xhtml
chiave-100.xhtml
chiave-101.xhtml
chiave-102.xhtml
chiave-103.xhtml
chiave-104.xhtml
chiave-105.xhtml
chiave-106.xhtml
chiave-107.xhtml
_license0.xhtml