Capitolo 16
Parigi, Capodanno, 09:45.
Mentre Manuel Cassini era in macchina diretto al Louvre, un’auto della Gendarmerie nationale si fermò all’incrocio tra Rue Arago e Rue Paul Lafargue. Erano vicinissimi, in linea d’aria, al grande arco de La Défense.
I due agenti in divisa attraversarono la strada e raggiunsero i tavolini della Brasserie Mirabelle, un bar con un tendone rosso e verde sistemato sullo spigolo di un palazzo a tre piani. Sul vicolo retrostante, a ridosso di una fila di auto parcheggiate, un nugolo di persone affollava il marciapiede.
«Vi ho chiamato io». Un uomo corpulento, con due baffoni neri, si fece avanti. Indossava un grembiule viola e un basco nero, sistemato sulla testa come se si credesse un pittore.
«Largo. Fate largo!», ingiunse uno dei due.
La decina di teste che ostruivano il campo visivo dei poliziotti si diradò svogliatamente, fino a lasciare la visuale libera: si vedeva una mano femminile che fuoriusciva dal cassonetto della spazzatura e un vistoso braccialetto d’oro con inciso uno strano disegno geometrico: