Capitolo 30

 

 

 

 

 

Parigi, 2 gennaio. 10:31.

 

La nebbia che avvolgeva i giardini delle Tuileries si attaccava alla pelle come un lenzuolo bagnato. Il cielo era una tavola grigia e qualche fiocco di neve, trasportato da un vento gelido, danzava nell’aria per poi posarsi timido sulla fontana ottagonale.

«Credo di averlo ucciso io», esordì Cassini. Una nuvola di condensa si sollevò dalle sue labbra. Camminava lentamente, lungo il selciato dell’Allée centrale.

Sforza rimase in silenzio. Teneva le mani infilate nel giubbotto di pelle e, nonostante non ci fosse neppure un raggio di sole, indossava un paio di vistosi Ray-Ban Aviator. Nelle vicinanze non c’era nessun altro.

«Per la verità non ho un ricordo preciso. Però sono certo sia un ricordo… Purtroppo temo di averlo ucciso io».

Dopo una lunga pausa, Sforza si fermò di colpo nei pressi di un piccolo chiosco, circondato da alberi spogli che oscillavano a ogni folata di vento. Davanti c’erano alcune panchine vuote. «Professore… io non so cosa lei ricordi». L’ispettore fece una smorfia. «Quello che so è che Andrea Cavalli Gigli è stato ucciso il ventisei dicembre nel Chianti. E lei il ventisei dicembre, come ha già avuto modo di dirmi, era a Napoli. Le dico questo perché, ovviamente, abbiamo verificato».

Cassini non obiettò. In effetti, se escludeva quel flashback che lo collocava sulla scena del delitto, anche lui quel giorno era convinto di non essersi mosso da casa. Però c’era sempre quella visione della sua mano che impugnava la pistola e tirava il grilletto. E poi c’era Cavalli Gigli che sanguinava. Si trattava di ricordi… a dispetto di tutto ne era certo.

«Senta Cassini, se l’avessimo ritenuta responsabile, mi creda, adesso sarebbe in cella. Questa è una situazione paradossale… non mi è mai capitato che qualcuno mi chiedesse di essere arrestato, sostenendo, al contrario di quanto penso io, di essere colpevole». Sforza tirò fuori dalla tasca posteriore dei jeans un pacchetto di Jin Ling e se ne infilò una in bocca. Non la accese e ricominciò a camminare verso Place de la Concorde. «Se ho accettato di incontrarla non è per darle una spalla su cui piagnucolare… in verità c’è un altro motivo».

Cassini sospirò e una nuova nuvoletta di condensa gli uscì dalla bocca.

Nel frattempo i due arrivarono nei pressi della fontana ottagonale, dove sforza si sedette. Cassini invece rimase in piedi accanto all’ispettore, la testa bassa e le braccia conserte. Si era convinto che quella conversazione avrebbe chiarito ogni suo dubbio. “Via il dente via il dolore”, aveva pensato la notte precedente, mentre componeva il numero di cellulare di Sforza. Le cose, purtroppo, non stavano andando come aveva immaginato…

«Se posso essere sincero, professore, credo che ieri sera non mi abbia detto tutta la verità», lo incalzò Sforza che si accese la sigaretta con uno Zippo dorato.

Cassini alzò lo sguardo e lo fulminò.

L’ispettore si abbandonò sullo schienale e appoggiò le scarpe da ginnastica alla fontana ghiacciata. «Vede, professore, la storia dell’amnesia è quanto meno…». Sforza fece una pausa, in cerca della parola più adatta. «Interessante. Opportuna, se vogliamo. Qualche volta capita che i testimoni soffrano di strane amnesie selettive. Non dico che sia il suo caso, ma la maggior parte delle volte sono fasulle… e hanno solo lo scopo di non raccontare qualcosa alla polizia; ipotizzando che lei si sia inventato tutto, la domanda è: cosa non vuole raccontarmi?».

Cassini non emise un fiato. Sembrava stesse meditando sulle parole di Sforza, ma la realtà era che si sentiva assalito dalla rabbia. Lo aveva chiamato, autoaccusandosi di omicidio, e lui gli diceva che stava mentendo?

L’ispettore tirò fuori dalla giacca un foglio piegato in quattro parti. «Lei ieri sera non mi ha convinto. Per due ragioni. Numero uno, non ha saputo spiegarmi cosa voleva da lei l’americana… L’idea che volesse un autografo, non si offenda, mi fa sorridere».

«È la verità!», replicò stizzito il professore, aggrottando la fronte.

«Numero due, quando le ho mostrato questa foto lei ha avuto una strana reazione». Sforza porse il foglio a Cassini. «Mi ha detto di non aver mai visto quell’oggetto… le dispiace guardarlo di nuovo».

Cassini prese il foglio: era la stessa immagine della sera precedente. In effetti al ristorante gli aveva fatto una strana impressione, ma non poteva certo dire di aver mentito… non l’aveva mai vista.

La fissò ancora. Si vedeva l’ingrandimento del collo e della nuca di una donna e un piccolo microchip traslucido.

Improvvisamente, il professore deglutì e chiuse il foglio di colpo. Adesso invece lo ricordava… Senza sapere esattamente come, con la mente si trovò nella sua suite, dopo la festa dell’ultimo dell’anno…

Il cuore cominciò a pompargli come se volesse saltare fuori dalla cassa toracica. Vedeva la sua camera illuminata da una fievole luce. Vedeva il letto a baldacchino e sentiva il traffico lontano della città.

Sul materasso c’era una persona, sdraiata su un fianco e voltata di spalle.

Poi girò intorno al letto per vederla in faccia. Camminò lentamente con i piedi nudi sul tappeto e alla fine la vide. L’immagine si fece più vivida, nitida come se lui fosse lì proprio in quel momento… e a quel punto trasalì: era come se avesse visto un cadavere. Il suo!

La chiave di Dante
copertina.html
collana.html
colophon.html
frontespizio.html
chiave-3.xhtml
chiave-4.xhtml
chiave-5.xhtml
chiave-6.xhtml
chiave-7.xhtml
chiave-8.xhtml
chiave-9.xhtml
chiave-10.xhtml
chiave-11.xhtml
chiave-12.xhtml
chiave-13.xhtml
chiave-14.xhtml
chiave-15.xhtml
chiave-16.xhtml
chiave-17.xhtml
chiave-18.xhtml
chiave-19.xhtml
chiave-20.xhtml
chiave-21.xhtml
chiave-22.xhtml
chiave-23.xhtml
chiave-24.xhtml
chiave-25.xhtml
chiave-26.xhtml
chiave-27.xhtml
chiave-28.xhtml
chiave-29.xhtml
chiave-30.xhtml
chiave-31.xhtml
chiave-32.xhtml
chiave-33.xhtml
chiave-34.xhtml
chiave-35.xhtml
chiave-36.xhtml
chiave-37.xhtml
chiave-38.xhtml
chiave-39.xhtml
chiave-40.xhtml
chiave-41.xhtml
chiave-42.xhtml
chiave-43.xhtml
chiave-44.xhtml
chiave-45.xhtml
chiave-46.xhtml
chiave-47.xhtml
chiave-48.xhtml
chiave-49.xhtml
chiave-50.xhtml
chiave-51.xhtml
chiave-52.xhtml
chiave-53.xhtml
chiave-54.xhtml
chiave-55.xhtml
chiave-56.xhtml
chiave-57.xhtml
chiave-58.xhtml
chiave-59.xhtml
chiave-60.xhtml
chiave-61.xhtml
chiave-62.xhtml
chiave-63.xhtml
chiave-64.xhtml
chiave-65.xhtml
chiave-66.xhtml
chiave-67.xhtml
chiave-68.xhtml
chiave-69.xhtml
chiave-70.xhtml
chiave-71.xhtml
chiave-72.xhtml
chiave-73.xhtml
chiave-74.xhtml
chiave-75.xhtml
chiave-76.xhtml
chiave-77.xhtml
chiave-78.xhtml
chiave-79.xhtml
chiave-80.xhtml
chiave-81.xhtml
chiave-82.xhtml
chiave-83.xhtml
chiave-84.xhtml
chiave-85.xhtml
chiave-86.xhtml
chiave-87.xhtml
chiave-88.xhtml
chiave-89.xhtml
chiave-90.xhtml
chiave-91.xhtml
chiave-92.xhtml
chiave-93.xhtml
chiave-94.xhtml
chiave-95.xhtml
chiave-96.xhtml
chiave-97.xhtml
chiave-98.xhtml
chiave-99.xhtml
chiave-100.xhtml
chiave-101.xhtml
chiave-102.xhtml
chiave-103.xhtml
chiave-104.xhtml
chiave-105.xhtml
chiave-106.xhtml
chiave-107.xhtml
_license0.xhtml