Capitolo 40

Parigi, 2 gennaio. 19:24.

I tre uomini piombarono all’interno del negozio portando una ventata di aria gelida.

L’impiegata della Hertz, una ragazza con una capigliatura fulva raccolta in una coda di cavallo, si rese conto immediatamente che non si trattava di clienti normali. «Cosa posso fare per voi?», indagò con voce tremolante.

Ci fu un secondo di silenzio. Poi, il più anziano dei tre, un orientale con capelli brizzolati e un paio di occhiali da sole, fece due passi e rispose con tono autoritario: «Ci servono i dati dei vostri localizzatori satellitari».

La giovane cercò di restare calma. «Mi spiace ma non sono in possesso di questi dati», mentì.

Hidetoshi Tanaka si avvicinò al bancone e si tolse gli occhiali. «Ci serve la posizione di un veicolo soltanto! Ci aiuti e non le faremo del male», intimò mostrando le sue pupille verdi e marroni.

Non le faremo del male.

La giovane sbiancò all’istante.

Nel frattempo, uno degli uomini aveva affisso il cartello CHIUSO alla porta, tirando anche le tende a rullo. Il rumore del traffico sugli Champs-Élysées fu sostituito dal ticchettio dell’orologio a parete.

Tanaka, con un sorriso beffardo, prese uno dei moduli esposti sul bancone e lo esaminò con cura. Trascorsero almeno trenta secondi nel silenzio, poi Hide cominciò a leggere ad alta voce: «Si autorizza la compagnia a trattenere per fini statistici e di soccorso i seguenti dati rilevati con geolocalizzazione: località di partenza e arrivo, tempi di viaggio, tempi di sosta, tempi di fermata (mezzo fermo con motore acceso), chilometri percorsi, velocità media e massima, monitoraggio apertura porte… È il vostro contratto standard. Devo continuare?».

La ragazza scosse il capo. «Ma i dati sono criptati! Io non…».

«Sono sicuro che con il giusto incoraggiamento troverà un modo…». Tanaka le sorrise ed estrasse dal cappotto la sua Walther PPK con l’incisione in oro. Pulì la canna sulla manica e poi mimò il movimento di un direttore d’orchestra, usando la pistola come bacchetta. «Conterò fino a tre, poi le sparerò a un ginocchio», canticchiò con voce da tenore.

«Ok», singhiozzò la giovane. «Qual è il nome?».