Capitolo 9
15 miglia al largo delle isole Hawaii (Stati Uniti).
Nello stesso istante.
«Quanto ci vuole per pianificare una guerra civile?». Il principe Ibrahim Al Husayn era appoggiato alla battagliola di dritta, sul ponte principale del suo yacht. Era buio, ma ai riflessi della luna piena l’oceano sembrava piatto come una lastra di marmo. Nelle vetrate a specchio affacciate sul golfo si riflettevano le acque scure.
«Dipende. Il problema non è togliere il coperchio a una pentola che sta per esplodere». L’uomo dai lineamenti occidentali, che il principe conosceva solo con il nome di Edward era seduto sul bordo della vasca idromassaggio. Indossava un cappellino da baseball con la scritta “I ♥ Honolulu”, una camicia bianca, bermuda cachi e scarpe nautiche. Era molto più vecchio del suo interlocutore. «La difficoltà sta nel capire quanto tempo e quanto denaro serviranno per rimetterlo, quel coperchio».
«Mio zio ha perso da tempo il controllo della nostra terra», commentò il principe sistemandosi la shemagh, il copricapo musulmano a scacchi rossi e bianchi.
«Il vostro Emirato non è come la Siria, la Libia o l’Egitto. La primavera araba lì aveva delle ragioni economiche. La gente era ridotta alla fame», l’apostrofò l’uomo con il cappellino. «Suo zio invece non è un tiranno».
«Perché crede che la mia famiglia viva in esilio a Dubai, signor Edward?», domandò il principe con un tono non troppo amichevole. «Guardi cosa ha fatto a noi, prima di decidere se è un tiranno».
Edward non commentò. Il principe viveva nell’agio, girava il mondo su uno yacht di Nuvolari & Lenard da 85 metri e suo padre, nonostante tutto, era ancora uno degli uomini più ricchi del Medioriente.
«Prenda la Somalia, per esempio. La guerra civile è scoppiata nel 1991 e ancora prosegue. Il Paese è nel caos, dominato dagli stranieri e dalla malavita». Edward sorseggiò un cocktail guarnito con una fetta di ananas e proseguì. «Sempre ammettendo di poter davvero scatenare una guerra civile, non si può mai essere certi di quanto durerà…».
In quel momento il principe si voltò verso il ponte di coperta. La guardia del corpo era immobile, le braccia conserte. Annuì e li lasciò soli.
«Si dice che i suoi amici, negli anni Novanta, abbiano fomentato la guerra civile nella ex Jugoslavia. Ha mai sentito parlare del fenomeno dello stupro di massa?», lo interrogò cupo il principe, accarezzandosi il pizzetto.
«Durante la guerra in Bosnia, le milizie serbe condussero una strategia pianificata di abusi sessuali verso migliaia di donne musulmane di origine bosniaca», spiegò l’occidentale, non capendo dove il giovane volesse arrivare. «Fu questa una delle ragioni che scatenò la guerra».
«Si dice che furono delle organizzazioni paramilitari, finanziate dalla NATO, a organizzare il tutto. Solo per garantirsi di avere una guerra da combattere».
L’australiano annuì. «Le due etnie, che fino a poco prima avevano convissuto abbastanza pacificamente si rivoltarono improvvisamente l’una contro l’altra».
«So che non ha bisogno di suggerimenti, ma anche nel mio Paese ci sono due etnie», sibilò pragmatico Ibrahim. «Non mi interessa come ci riuscirà, ma voglio una guerra civile. Veloce e con mio zio morto. E, quando mio padre andrà a fargli compagnia – molto presto, immagino – il mio sedere regale sul trono».
Edward non era certo di poter gestire ciò che il principe voleva, ma tenne per sé quella riflessione. Sapeva che l’emiro Bashar era tutt’altro che uno sprovveduto e che conosceva le ambizioni del nipote. Ma lui era andato all’appuntamento anche, e soprattutto, per un’altra ragione. Era venuto il momento di introdurre l’argomento…
«Siamo d’accordo allora. Prima di brindare, se non sono troppo invadente, vorrei avere quelle coordinate».
Il principe sorrise e si limitò a scrutare il mare scuro. La luna era bassa sull’orizzonte e disegnava lunghe ombre sulle assi di ciliegio del ponte. «È giusto signor Edward. Lei è un uomo d’affari», estrasse un piccolo dispositivo in cui si vedeva la mappa dell’Italia e un puntino luminoso. «Sono in Toscana. Buona fortuna».
Poco dopo, quando dalla parte opposta del globo era da poco passato mezzogiorno, gli amici di Edward erano già operativi.