Capitolo 50

 

 

 

 

 

40 chilometri a sud di Bologna, 3 gennaio. 14:26.

 

Il Frecciarossa sbucò a trecento all’ora da una galleria. Dall’alto del viadotto, la neve appena caduta scintillava sotto la luce di un sole tiepido. La vegetazione spoglia e ricca di arbusti correva veloce fuori dal finestrino insonorizzato del vagone.

Cassini e Julia erano seduti uno di fronte all’altra, nella parte centrale della carrozza numero nove. La ragazza fissava un punto indefinito nella vallata, sembrava un pit bull di guardia al suo osso. Il professore, invece, fissava lei: l’aveva già vista, ma non sapeva dire dove e in quale circostanza.

Dopo essere riusciti a fuggire dai navigli, a bordo di una piccola FIAT Punto rubata – che la giovane aveva aperto con la semplicità di una scatoletta di tonno – avevano raggiunto il nuovo quartiere di Porta Nuova, dominato da gru e torri di cristallo. Lì, sotto un viadotto, avevano abbandonato l’auto e il cellulare dell’uomo. Avevano proseguito a piedi verso la Solar Tree di Artemide, la scultura a led che illumina la piazza Gae Aulenti e infine si erano infilati nella stazione Garibaldi.

Avevano preso la prima metro in direzione del Duomo e, dopo aver girovagato per circa un’ora per far perdere le loro tracce, si erano diretti alla stazione centrale.

Durante la fuga, Cassini era stato tentato di dileguarsi per due volte. Ci aveva provato, ma una rapida occhiata a Julia l’aveva convinto a restare. In lei vedeva qualcosa che non riusciva a decifrare, qualcosa di magnetico che non gli consentiva di abbandonarla.

C’era poi un’altra ragione, decisamente più importante: doveva saperne di più. Avrebbe voluto porle decine di domande, ma lei non sembrava molto intenzionata a parlare. Almeno mentre era impegnata a organizzare la fuga. Le poche parole sussurrate, però, erano state sufficienti per convincerlo ad aspettare.

«Mi chiamo Julia. Potrai ringraziarmi dopo», aveva esclamato mentre ancora era alla guida della Punto. Aveva usato un tono calmo e inespressivo, da annunciatrice del meteo. «Se vuoi salvare la pelle devi venire con me».

«Chi sono quelli che mi seguivano? Chi sei tu?», aveva domandato Cassini, consapevole che se non ci fosse stata lei, probabilmente sarebbe caduto tra le grinfie del giapponese.

«Io sono la tua unica alleata. L’unica che può salvarti la vita», sibilò la ragazza, laconica. «Per adesso pensiamo a scappare. Più tardi ti spiegherò».

Manuel ci aveva riflettuto. Sarebbe potuto fuggire ma non l’aveva fatto. Julia e le risposte che aveva promesso di dargli erano come una calamita.

Verso l’una, dopo aver mangiato un panino alla stazione, erano saliti sul primo Frecciarossa disponibile.

«Andiamo a Roma», gli aveva confidato lei. Aveva pagato due biglietti di seconda classe, senza chiedere il suo parere, e si erano seduti uno di fronte all’altra.

Fino alla stazione di Bologna la donna era rimasta in silenzio, forse perché nello scompartimento c’erano alcuni viaggiatori. Era stata un’ora di attesa trepidante. Cassini era impaziente di saperne di più, ma immaginava che lei non volesse parlare in presenza degli altri passeggeri.

Così, si era limitato a osservarla: alcune ciocche bionde si erano liberate dalla coda e cadevano sulla fronte. Le arrotolava e srotolava con l’indice.

Gli occhi erano grandi e di un verde smeraldo, quasi finto, simili a quello di una Barbie. Le linee del viso erano armoniose. Se non fosse stato per il fisico troppo muscoloso, sarebbe stata una modella perfetta.

Quando il treno era ripartito alla volta di Firenze, Cassini si era deciso. In quella parte dello scompartimento adesso c’erano solo loro. Era il momento di sapere.

«Chi sei?», mormorò alla fine, con finto distacco, lo sguardo fuori dal finestrino.

Lei lo fissò, evidentemente incerta se rispondere o restare in silenzio.

«Ti ho già visto», insistette lui. «Tu eri con Meredith, nella mia camera al Ritz… quando mi avete drogato».

Julia annuì.

«Siete state voi a invitarmi a Parigi. Voi mi avete mandato l’email falsa da parte di Cavalli Gigli».

La donna lo fissò con sguardo pacato. Cassini stava facendo supposizioni, ma fino a quel momento non aveva sbagliato.

«Qual è il tuo rapporto con Meredith?», proseguì lui.

«Ero la sua guardia del corpo», si limitò a dire, con un’evidente espressione di tristezza dipinta sul viso.

«So del dispositivo e so a cosa serve!».

«È normale. Lo immaginavamo. Più tempo passa, maggiori dettagli ricorderai».

«Per chi lavori?».

Julia sorrise. Le avevano ordinato di non rivelare nulla a Cassini, ma se voleva che lui la seguisse nell’ultima parte del viaggio, qualcosa avrebbe dovuto dire. Decise di fornirgli altri dettagli per rendere credibile l’intera vicenda. Avrebbe taciuto solo su una cosa: il vero motivo per il quale erano lì. «Lavoro per lo sceicco Mohamed bin Saif Al Husayn, il marito di Meredith».

Cassini fece una smorfia e si assestò sul sedile. Il treno incrociò un altro convoglio. «Mai sentito nominare».

«Vive a Dubai ed è gravemente malato. Hai detto che sai del dispositivo… quindi te lo sei ricordato».

Te lo sei ricordato… Come se fosse la cosa più naturale del mondo: si trattava di un ricordo inculcato a forza nella sua mente. Il professore si limitò a sorridere e scosse la testa.

«È un appassionato d’arte», proseguì lei, questa volta affabile, con il tono di una madre che racconti una favola al suo bambino per farlo addormentare. «Vorrebbe rivedere le opere più importanti del Rinascimento. Purtroppo non si può più muovere e così ha ingaggiato qualcuno che potesse farlo per lui».

«Claude de Beaumont e Andrea Cavalli Gigli», dedusse Cassini. «Due esperti d’arte per imprimere il ricordo della visione delle opere?». Aveva usato appositamente la parola imprimere, ripensando a ciò che Meredith aveva spiegato al soprintendente.

«Il soggetto che imprime il ricordo è importante! Più è competente, più le informazioni saranno complete, veritiere… emozionanti per chi le riceve», spiegò lei.

«E io cosa c’entro. Non sono un esperto d’arte», esclamò il professore.

«Certo che no. Ma tu sei un esperto di Dante, qualcuno dice addirittura il migliore in circolazione. Come sai, per comprendere alcune opere di Botticelli, Dante è molto importante».

«Con Claude de Beaumont e Andrea Cavalli Gigli avete stipulato un contratto», osservò Cassini. «Si sono offerti volontari, per così dire. Perché con me è stato usato l’inganno?».

Julia lo fissò. Uno sguardo pieno di comprensione, suppose il professore. Ma non parlò.

«Mi avete fatto andare a Parigi con un invito falso. Mi avete drogato. Siete…». Il giovane si fermò di colpo, indeciso sulla parola da utilizzare. Poi la scelse accuratamente: «Siete entrati nel mio cervello. Perché? È una domanda troppo complicata?»

«La risposta dovresti conoscerla», bisbigliò Julia, asciutta. «È già dentro di te».

«Per il libro? Il segreto dei pittori maledetti?». Scosse la testa. «Non capisco».

«Il fatto che tu ancora non capisca è parte del problema. Abbiamo un’ultima tappa, a Roma, poi tutto ti sarà chiaro».

«E perché dovrei seguirti?». Cassini fissò il controllore, a pochi metri di distanza da loro. Avrebbe potuto chiamarlo, spiegare che era stato rapito. E tutto si sarebbe concluso lì.

«Perché vuoi sapere. E soprattutto perché speri di salvare la pelle. Io sono la tua unica speranza».

«Voi!», sbottò all’improvviso, con un tono di rabbia e la bava alla bocca, «voi, mi avete messo in questo casino. Sono qui per colpa vostra!». Batté il pugno sul sedile e la fulminò con lo sguardo.

Lei dondolò la testa avanti e indietro. «È vero. Ma ormai ci sei. Se vuoi salvarti la vita, sai benissimo quello che devi fare. Noi ti abbiamo messo nei guai e noi te ne tireremo fuori».

«Voglio risposte!», disse a denti stretti, trattenendo un impeto di rabbia. Per quanto fosse adirato, sapeva che lei aveva ragione. Se si trovava lì era certamente per colpa della donna che aveva davanti. D’altra parte, però, se voleva avere una speranza di sopravvivere doveva seguire il suo istinto… o forse i suoi ricordi.

«Le avrai… le risposte», borbottò alla fine Julia. «Per adesso ti basti sapere che non era nostra intenzione metterti nei guai. In ogni caso, ci manca soltanto una tappa. Poi tutto sarà finito e potrai tornartene a casa».

Cassini non rispose. Il treno si infilò nell’ennesima galleria e gli Appennini innevati si trasformarono in un muro nero e indistinto. «Dove siamo diretti, esattamente?», domandò pacato. Non era per nulla convinto, ma per il momento aveva deciso di collaborare.

«In Vaticano. Lì tutto ti sarà chiaro».

La chiave di Dante
copertina.html
collana.html
colophon.html
frontespizio.html
chiave-3.xhtml
chiave-4.xhtml
chiave-5.xhtml
chiave-6.xhtml
chiave-7.xhtml
chiave-8.xhtml
chiave-9.xhtml
chiave-10.xhtml
chiave-11.xhtml
chiave-12.xhtml
chiave-13.xhtml
chiave-14.xhtml
chiave-15.xhtml
chiave-16.xhtml
chiave-17.xhtml
chiave-18.xhtml
chiave-19.xhtml
chiave-20.xhtml
chiave-21.xhtml
chiave-22.xhtml
chiave-23.xhtml
chiave-24.xhtml
chiave-25.xhtml
chiave-26.xhtml
chiave-27.xhtml
chiave-28.xhtml
chiave-29.xhtml
chiave-30.xhtml
chiave-31.xhtml
chiave-32.xhtml
chiave-33.xhtml
chiave-34.xhtml
chiave-35.xhtml
chiave-36.xhtml
chiave-37.xhtml
chiave-38.xhtml
chiave-39.xhtml
chiave-40.xhtml
chiave-41.xhtml
chiave-42.xhtml
chiave-43.xhtml
chiave-44.xhtml
chiave-45.xhtml
chiave-46.xhtml
chiave-47.xhtml
chiave-48.xhtml
chiave-49.xhtml
chiave-50.xhtml
chiave-51.xhtml
chiave-52.xhtml
chiave-53.xhtml
chiave-54.xhtml
chiave-55.xhtml
chiave-56.xhtml
chiave-57.xhtml
chiave-58.xhtml
chiave-59.xhtml
chiave-60.xhtml
chiave-61.xhtml
chiave-62.xhtml
chiave-63.xhtml
chiave-64.xhtml
chiave-65.xhtml
chiave-66.xhtml
chiave-67.xhtml
chiave-68.xhtml
chiave-69.xhtml
chiave-70.xhtml
chiave-71.xhtml
chiave-72.xhtml
chiave-73.xhtml
chiave-74.xhtml
chiave-75.xhtml
chiave-76.xhtml
chiave-77.xhtml
chiave-78.xhtml
chiave-79.xhtml
chiave-80.xhtml
chiave-81.xhtml
chiave-82.xhtml
chiave-83.xhtml
chiave-84.xhtml
chiave-85.xhtml
chiave-86.xhtml
chiave-87.xhtml
chiave-88.xhtml
chiave-89.xhtml
chiave-90.xhtml
chiave-91.xhtml
chiave-92.xhtml
chiave-93.xhtml
chiave-94.xhtml
chiave-95.xhtml
chiave-96.xhtml
chiave-97.xhtml
chiave-98.xhtml
chiave-99.xhtml
chiave-100.xhtml
chiave-101.xhtml
chiave-102.xhtml
chiave-103.xhtml
chiave-104.xhtml
chiave-105.xhtml
chiave-106.xhtml
chiave-107.xhtml
_license0.xhtml