Capitolo 57
Città del Vaticano, 4 gennaio. 9:31.
Manuel Cassini superò una fila di transenne metalliche e voltò a destra per tornare verso la basilica.
Dopo aver percorso a ritroso i corridoi e le scale che l’avevano condotto alle Stanze di Raffaello, era sbucato nei pressi del Cortile di Sisto V. Senza fermarsi si era diretto verso piazza San Pietro, che aveva attraversato di corsa in cerca di qualche agente. Nonostante fosse già in territorio vaticano, sapeva che lì la sicurezza era garantita dalle autorità italiane.
Il sagrato era popolato di turisti e di fedeli, ma a una prima occhiata non era gli era parso di scorgere militari in divisa.
“Forse più vicino alla basilica”, aveva pensato, con il cuore in gola.
Si spostò sul lato sud, dalla parte opposta rispetto al Palazzo Apostolico dal quale era sbucato, e continuò a correre a perdifiato.
Quando fu circa a metà dell’ovale si voltò indietro, per controllare se Julia lo stesse inseguendo. A una prima occhiata non la vide, ma era certo che lei lo non avrebbe lasciato scappare.
Decise di spostarsi sotto il colonnato del Bernini e da lì continuare la sua corsa forsennata.
Julia si era alzata di scatto, ma era rimasta immobile nella Stanza della Segnatura a osservare Cassini che sgusciava fuori dalla porta.
All’inizio aveva pensato che sarebbe stato fermato dall’addetto al museo, immobile davanti a lei. Purtroppo non era andata così: l’uomo era stato letteralmente travolto dalla foga del professore, che con lo slancio di un centometrista era scomparso oltre la soglia.
E Julia era rimasta immobile, come imbambolata, stupita dalla reazione inaspettata di Manuel.
Era certa che dopo la notte trascorsa insieme sarebbe rimasto con lei. Quello che avevano passato era stato più di un semplice rapporto fisico. Almeno così aveva creduto.
Non era brava a comunicare le sue emozioni, non dopo ciò che aveva passato in gioventù nell’harem di Bashar Al Husayn. Però era sicura che anche lui provasse qualcosa. Credeva di averglielo letto negli occhi… Ma evidentemente si era sbagliata!
All’improvviso si scosse, come un animale ferito. Alzò lo sguardo e cominciò a correre.
Cassini era stremato. I polmoni gli bruciavano. Nonostante ciò non si era fermato per chiedere aiuto e non aveva rallentato.
Nascosto tra le colonne aveva superato la fontana e poi aveva raggiunto la parte del piazzale a forma di trapezio. Lì erano state posizionate varie file di sedie, delimitate da transenne di legno basse e lunghe.
Un centinaio di turisti erano già incolonnati per raggiungere la scalinata della basilica.
Si mischiò a loro per prendere fiato. Sentì la voce di una guida turistica spiegare in inglese che la Loggia delle Benedizioni, sopra di loro, era il luogo da dove ogni nuovo papa si affaccia dopo l’elezione nella vicina Cappella Sistina.
Avanzò di qualche passo e poi si voltò, per verificare che la sua inseguitrice non ci fosse.
Invece era lì.
Julia stava immobile nei pressi dell’obelisco, di fianco al Presepe, in una zona relativamente priva di turisti. Poco distante svettava un imponente abete addobbato proveniente della Carinzia.
La ragazza girò più volte su se stessa, cercando di indovinare da quale parte potesse essersi diretto il professore.
Ai lati della piccola tribuna c’erano due file di fedeli che attendevano per poter entrare in San Pietro.
Decise di provare a cercare lì.
L’ultima volta che aveva visto Cassini era sul lato sud. Ipotizzò che, con le sedie già posizionate nel centro del sagrato, non fosse riuscito a spostarsi dalla parte opposta. Se era così, la sua preda si era infilata in un vicolo cieco.
Estrasse il cellulare e si mosse velocemente, con l’eleganza sinuosa di una pantera che ha individuato la sua preda.
Cassini la vide.
Poi lanciò uno sguardo alla facciata della basilica. Due guardie svizzere sostavano silenziose a uno degli ingressi. Osservavano attente i fedeli che sfilavano come in una processione.
“No. Le guardie svizzere no!”.
Erano entrati nelle Stanze di Raffaello da un ingresso di servizio e in compagnia di uno degli addetti. Ciò significava che Julia aveva conoscenze anche in Vaticano. Non poteva esserne certo ma preferì non correre il rischio di chiedere il loro aiuto.
Nei pochi momenti in cui aveva potuto risposarsi, era perfino riuscito a elaborare un piano. Si sarebbe nascosto da qualche parte e poi avrebbe telefonato a Nigel Sforza, magari facendosi prestare un telefono da qualcuno.
Facendosi strada tra i turisti, Cassini avanzò ancora. Sentì qualche imprecazione alle sue spalle, ma la ignorò. Sorrise all’addetto alla sorveglianza e si trovò nel porticato, accanto alla statua di Carlo Magno.
Anche lì c’erano diversi capannelli di gente. Lui accelerò il passo e si diresse verso l’ingresso più a sinistra, la Porta della Morte.
Si augurò che il nome non fosse di cattivo auspicio…