Capitolo 31
Parigi, Capodanno. 03:42.
Le esili mani armeggiavano nella ventiquattrore.
La stanza era semibuia, illuminata soltanto dalla piccola lampada da tavolo accanto al letto a baldacchino. Il soggetto C giaceva privo di sensi sul copriletto. In fondo alla stanza c’era un’altra figura femminile, immobile e con le braccia conserte, che la fissava in silenzio.
Dopo alcuni secondi estrasse dalla borsa un barattolo piatto e circolare. Era costruito in un particolare policarbonato trasparente, in grado di contenere il magnetismo emanato dal contenuto. Lo maneggiò con estrema cura. Al suo interno, i due piccoli oggetti traslucidi erano posizionati l’uno accanto all’altro.
Aprì l’involucro e avvicinò una pinzetta agli OCST. Erano una coppia di microchip organici, in grado di generare un campo magnetico nucleare e di provocare apposite reazioni chimiche nell’apparato neurale.
Erano stati sviluppati da un’équipe californiana di esperti di tecnologia dei materiali, neuroscienziati ed elettrofisiologi. Erano inoltre costruiti con nanotecnologie basate sull’utilizzo di filamenti di actina. Si trattava di una rete tridimensionale di fibre ramificate ricoperte d’oro, in grado di condurre l’elettricità corporea.
Dovevano essere posizionati sulla nuca a una distanza di circa dieci centimetri l’uno dall’altro. Poiché erano dispositivi organici basati sull’actina, nel loro utilizzo c’erano diversi vantaggi. Potevano rimanere a contatto con le cellule per lungo tempo senza che i tessuti venissero danneggiati. Inoltre, grazie alla capacità dell’actina di autoassemblarsi, si risolvevano i problemi di costruzione in dimensioni ridotte e si garantivano connessioni precise e robuste.
Aiutata dall’altra donna, che nel frattempo si era avvicinata, posizionò con cura l’OCST sulla pinzetta. Poi si fermò a fissare la sua cavia: Manuel Cassini era sdraiato sul letto, in boxer, girato su un fianco, la bocca spalancata.
Era svenuto da pochi minuti e dopo una lieve accelerazione del battito cardiaco dovuta alla droga, adesso respirava regolarmente.
Si avvicinò a lui e posizionò il primo chip sulla sua nuca.
Per un istante, i triangoli del suo bracciale d’oro luccicarono al riflesso dell’abat-jour.