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Gerusalemme Est. 12:02.

-34:57:05 alla deadline.

 

«Cosa intendi con “avevo ragione”?». Viola e Henkel si guardarono, stupiti. «Sai perché Friedman era interessato a quei rotoli?»

«Le guerre di Yahweh è uno degli undici libri perduti della Bibbia». La giovane Elisabeth, alla vista di quel documento, aveva immediatamente mutato il suo atteggiamento di diffidenza verso i due sconosciuti. «Vengono definiti in molti modi: “Scritture mancanti” o “Libri dei Veggenti”. Si tratta di testi che sono citati nella Bibbia, ma che nessuno ha mai potuto leggere. Qualcuno ipotizza che siano stati nascosti dagli Illuminati per poter poi, in tempi migliori, essere usati per distruggere la Chiesa di Roma».

«Come sai queste cose?», le chiese Viola, incuriosita.

«Mio padre è un rabbino… sono cresciuta studiando la Bibbia».

«Per quale motivo dicevi che avevi ragione?»

«Per Friedman… si mormorava che fosse un raeliano, un seguace di Rael. Le guerre di Yahweh potrebbero contenere i riferimenti che nei secoli sono stati occultati su Yahweh».

«Non ti seguo».

«Yahweh non è quello che ci hanno sempre raccontato. In ebraico era chiamato ish milchamah, letteralmente “uomo di guerra”. Era un Elohìm, un conquistatore a cui fu assegnato un territorio da governare, quella che poi è diventata la nostra Terra Santa. Di sicuro non era un dio…».

«E cosa c’entrano i raeliani?», chiese ancora Viola, che non trovava un filo logico nel discorso della giovane.

«Loro credono che la vita sulla Terra sia stata creata da una civiltà extraterrestre, attraverso la genetica», replicò Elisabeth. «Secondo i raeliani il termine Elohìm della Bibbia si riferisce a “coloro che arrivarono dal cielo”, o più precisamente agli extraterrestri, che ci crearono “a loro immagine e somiglianza”».

«Ma per favore!», sbottò Henkel. «Non possiamo stare qui a sentire queste stronzate!».

«E perché Friedman poteva essere interessato a questi rotoli?». Viola ignorò Andreas e mostrò ancora una volta il catalogo dell’asta a Elisabeth.

La ragazza si alzò dalla sedia, anche per verificare che l’uomo non la obbligasse con la forza a rimanere seduta. Ma non successe. «Rael, il fondatore del movimento, ha sostenuto di aver appreso queste informazioni direttamente da Yahweh in persona: un Elohìm di venticinquemila anni che gli è apparso in Francia, negli anni Settanta».

«Tutte idiozie…», le fece eco Henkel. «Non starla a sentire!».

«Questo è quello che credeva il professore, se davvero era un raeliano», lo interruppe lei. «Io mi limito a leggere il Vecchio Testamento e a interpretarlo…».

«Ed è ciò che hai fatto in questa tesina? L’avevi data a Friedman?».

Elisabeth annuì. «La Bibbia è un po’ come quei contratti stipulati su internet, li accettiamo senza neppure leggerli. Io invece leggo e studio i Testi Sacri da quando ero bambina. Ho semplicemente raccontato quello che mi sembra di capire, traducendo i testi letteralmente. È da questa lettura che deduco che l’Antico Testamento non parla affatto di Dio…».

Henkel fece un sorriso sardonico. «E scommetto che parla di extraterrestri…».

«In più punti la Bibbia parla di alta tecnologia, di macchine volanti, di ingegneria genetica!». Elisabeth fece una pausa per dar modo ai due intrusi di assimilare meglio le sue parole. Le erano costate fatica, anni di ricerche e soprattutto il suo rapporto con il padre. Ne aveva parlato nella sua tesina, con la conseguenza di mettersi contro anche molti dei professori della Hebrew University. Molti, ma non Friedman.

«Pensate a Adamo e Eva», proseguì lei. «Nella Genesi non si parla mai di “creazione”, ma viene usato il termine letterale “fabbricazione”. E per fabbricare l’uomo si dice che gli Elohìm usarono il loro tzelem, cioè un “qualcosa” di concreto in grado di contenere la loro immagine». Elisabeth giocherellò con il piercing sul naso, in attesa di capire se doveva spiegare meglio quel concetto. Decise di sì. «Un “qualcosa” in grado di contenere l’immagine di qualcuno. Non vi sembra una descrizione del DNA fatta usando il linguaggio a disposizione degli antichi? I Testi Sacri parlano quindi di interventi di ingegneria genetica, niente di più».

Henkel trattenne a stento una risata. Assunse un’espressione tipicamente militare e scosse il capo. Poi cominciò ad accarezzarsi i capelli tagliati a spazzola.

«La Bibbia è un libro di storia, uno come tanti». Elisabeth tacque per un istante, questa volta giocherellando nervosamente con le treccine. Non sapeva se proseguire, ma valutò che poteva valerne la pena. «Parla di esseri venuti dal cielo che hanno “fabbricato” l’uomo. E ci viene detto perfino con cosa questi esseri arrivarono. Quelle che oggi definiremmo astronavi, nel Vecchio Testamento vengono chiamate in molti modi: merkavah, ruach, kevod».

«Il kevod è la “gloria di Dio”», la corresse stizzito Henkel, riferendosi alla traduzione comunemente usata di quel termine.

La giovane sorrise. «Una gloria di Dio che uccideva chiunque si trovasse nei suoi paraggi quando passava, a meno che non fossero dietro delle pietre; o che poteva essere vista su prenotazione».

Viola scosse la testa.

«Avete mai messo in relazione Giobbe, Esodo e i Salmi? Io l’ho fatto. Il kevod è una macchina a tutti gli effetti, che Dio stesso, ammesso che fosse davvero Dio, non era in grado di controllare!». Prese dalle mani di Viola la tesina e ritrovò una pagina dei suoi scritti. «E i Cherubini, vogliamo parlarne?».

Mostrò una tabella e attese che i due la guardassero:

 

1.jpg 

IL CHERUBINO | CINQUE | CUBITI | DI ALA

1Re 6,24

 

2.jpg 

LA LAMA BRUCIANTE | E ROTEANTE

Genesi 3,24

 

«Queste sono traduzioni letterali! Un po’ diverse da come le ricordate, eh?», chiarì Elisabeth. «Sono entrambe riferite ai Cherubini, che come vedete erano costituiti da una “lama rotante” e “bruciante” e avevano un’ala larga “cinque cubiti”».

«Non capisco dove vuoi arrivare…», bofonchiò Henkel.

«E guardate questo». Trovò un’altra pagina e picchiettò con il suo indice minuto.

 

3.jpg 

YAHWEH | STAVA SEDUTO | SUI CHERUBINI

1Samuele 4,4

 

4.jpg 

E CAVALCÒ | SU UN CHERUBINO | E VOLÒ

Salmi 18,11

 

«I Cherubini non sono “angeli”, come ci hanno sempre fatto credere. Sono macchine volanti e Yahweh le cavalcava!».

Henkel e Viola si guardarono in viso. Mentre lei sembrava realmente interessata a quelle rivelazioni, l’agente dell’SSV pareva più divertito che scettico.

«Non vi sto dicendo che Dio non esiste… ma solo che la Bibbia non ne parla. Racconta una storia del tutto diversa… Il testo che noi conosciamo è stato coperto da una metaforica coltre di mistero solo per nascondere il vero significato: che invece è lampante se lo si legge».

«Quindi sarebbe lampante che la Bibbia parla degli extraterrestri…», sintetizzò sarcastico Henkel. Poi scosse la testa e appoggiò una mano sulla spalla di Viola. «Dobbiamo continuare ad ascoltarla?»

«Pensateci…», si intromise ancora Elisabeth. «Questi testi sono stati scritti migliaia di anni fa… come potevano persone che conoscevano a malapena il cavallo spiegare oggetti volanti o esseri che vivevano per secoli? Con metafore: li chiamavano dèi immortali, dicevano che erano discesi dal cielo e che viaggiavano a bordo di “carri volanti”».

«Un po’ come il “cavallo di ferro” che i pellerossa usavano per definire il treno nel vecchio West…», assentì Viola. «Ma questa storia come ha a che fare con Friedman e con Le guerre di Yahweh?».

Elisabeth sorrise. La ragazza, forse, aveva capito.

«I Cherubini erano mezzi di trasporto. Ci sono decine di citazioni bibliche nella mia tesi, in cui Yahweh viene descritto a cavalcioni di questi “carri”. Ci sono passaggi in cui viene menzionato il vento e il fumo che provocano, il rumore come di un tuono, la forma, le dimensioni. Se ne parla in 1Cronache 28, in 2Samuele 22, nei Salmi e ovviamente in Numeri. È lì che vengono citate le Le guerre di Yahweh».

Elisabeth sfogliò freneticamente la sua tesina, fino ad arrivare a un’immagine:

 

cap.48_toprakkale.jpg 

 

«Quella che vedete è la riproduzione di una scultura di tremila anni fa, trovata a Toprakkale, in Turchia. Il Cherubino poteva avere un aspetto simile? Stando al poco che sappiamo sulle Guerre di Yahweh, qualcuno ipotizza che i libri perduti potrebbero contenere descrizioni dettagliate delle armi e dei mezzi di trasporto degli Elohìm. Forse è questo il motivo per cui furono occultati…».

«Basta. Ne ho avuto abbastanza!», sbottò Henkel. «Sono stanco di questi vaneggiamenti. Se vogliamo ritrovare i manoscritti degli Illuminati dobbiamo seguire il piano. Dobbiamo trovare l’ultimo partecipante all’asta».

«Io vengo con voi!», disse Elisabeth, l’aria risoluta. La sua espressione si fece dura e fissò intensamente Viola, che le era sembrata più incline ad ascoltare le sue teorie. Aveva mille motivi per volerli seguire, ma solo uno le premeva davvero più della sua stessa vita. «State cercando i manoscritti degli Illuminati e io ne so molto più di voi, dovete ammetterlo. Vi potrei essere d’aiuto».

«Non se ne parla».

«Mister Kevod», replicò infine la giovane, piantando gli occhi vispi su Henkel, «l’avete detto anche voi… Se resto qui sono in pericolo: quel tizio potrebbe tornare a cercarmi!».