CAPITOLO 64
Barcellona, Spagna,
giovedì 20 febbraio, ore 05:30
Fossati si svegliò di soprassalto. Era madido di sudore.
In lontananza sentì il gracchiare di un motorino che si allontanava e poco dopo il clacson di un’auto.
Fuori era ancora buio. La stanza era illuminata debolmente.
Rimase qualche secondo con gli occhi aperti. Aveva sognato tutto? Eva… e soprattutto il lucido, freddo e agghiacciante racconto che era venuto dopo?
Un respiro ritmico lo riportò alla realtà: lei era sdraiata al suo fianco, nuda e coperta solo da un lenzuolo bianco che odorava di lavanda.
Non aveva sognato. Tutto quello che era successo era vero.
Fossati sospirò. Eva era un’assassina. Di professione.
Immobile nel letto, indifesa, gli sembrò impossibile ma, mentre lei gli aveva raccontato tutto, la sua versione era risultata estremamente credibile. Aveva cominciato da Marrakesh, dove aveva detto di aver incontrato Günther. Poi gli aveva parlato dell’incontro con Green ad Agrigento e infine era arrivata fino a Monaco di Baviera, dove era stata per una settimana. Poi, senza esitazioni, gli aveva illustrato la fine della storia: era stata lei a uccidere Alberto Zorzi.
«Con un solo colpo», aveva chiarito, schietta. «Non si è accorto di nulla. Non ha sofferto».
Fossati voltò appena il capo. Lei era lì, ne percepiva il profumo e sentiva il suo respiro.
Sembrava impossibile. Eppure tra le decine di pensieri che invadevano la sua mente, uno si imponeva su tutti: finalmente aveva trovato la donna giusta. Ne era certo, era inutile continuare a mentire a se stesso. Eva era la donna giusta per lui, quella che aveva sempre cercato e mai trovato.
Si mordicchiò le labbra. Era stato fortunato a incontrarla?
Sapeva che era del tutto inutile fare programmi per la sua vita. Sarebbe stato un miracolo se fosse riuscito a cavarsela… Eppure, senza volerlo, si immaginò dentro una casetta con un prato verde, con un labrador in giardino e una bambina che lo chiamava papà.
Rimosse quel pensiero folle. Doveva rimanere lucido. Possibile che una notte d’amore, una soltanto, avesse cambiato a tal punto le carte in tavola?
Eva era un’assassina e, anche se gli aveva raccontato tutta la verità, rimaneva tale.
Era così sicuro che lei contraccambiasse i suoi sentimenti? O si era semplicemente approfittata della situazione? Era normale che un killer raccontasse liberamente la sua storia?
Nel frattempo un rivolo di sudore gli scese lungo la tempia. L’avrebbe ucciso, come una mantide religiosa che prima si accoppia e poi elimina il maschio?
Fossati scosse il capo. L’istinto gli diceva di no. Aveva avuto decine di occasioni per ammazzarlo e non lo aveva fatto.
E poi, lui l’aveva osservata bene mentre raccontava la storia. Venti minuti, mezz’ora al massimo di racconto, ma gli sguardi, le espressioni, la mimica del corpo gli dicevano che poteva e doveva fidarsi. Era come se lei non aspettasse altro. Come se non vedesse l’ora di condividere il suo segreto con qualcuno.
Si poteva fidare.
Si girò verso di lei, le sfiorò nel buio i capelli e le diede un bacio sulla fronte. Poi fece per alzarsi e andare in bagno.
Ed ebbe l’illuminazione.
In silenzio si avvicinò allo scrittoio.
In strada, i rumori di Barcellona al risveglio cominciarono a farsi più intensi. Sotto di loro, forse, stava passando un grosso camion della spazzatura.
Fossati guardò l’orologio: le cinque e trenta di mattina.
A tastoni, nella penombra, trovò quello che cercava.
Per non svegliare Eva si avvicinò alla finestra. Prese i fogli e se li posizionò davanti al naso.
Perché non ci aveva pensato prima?
Possibile che non gli fosse venuto in mente?
Riguardò la frase che aveva letto la sera precedente, prima che Eva uscisse dalla doccia e si avvicinasse a lui: “Prof. Schollen, Füssen, mercoledì 12, ore 23:30”.
Mercoledì 12. Era un appuntamento fissato per il giorno precedente a quello dell’attentato, che era stato giovedì 13 febbraio.
Fossati prese un altro foglio. I nomi erano scritti ordinatamente in ordine alfabetico. Andò alla penultima pagina. Li fece scorrere uno a uno e alla fine lo trovò: prof. Armin Schollen. Accanto al suo nome, a differenza degli altri, c’era un punto interrogativo ripetuto più volte.
Cosa significava?
Quella era una lista di persone di cui Zorzi non poteva fidarsi. L’ultima frase era chiara: “Ci sono proprio tutti! Di chi mi posso fidare? Su chi posso contare?”.
Zorzi si domandava se poteva fidarsi di Armin Schollen? Poteva averlo incontrato il giorno prima di essere ucciso, senza che l’appuntamento figurasse sul calendario ufficiale?
Fossati non conosceva in dettaglio il programma del viaggio di Alberto Zorzi, ma era certo di non aver mai sentito parlare di questo Schollen.
Un incontro ufficiale alle 23:30, inoltre, sembrava molto strano.
«Hai trovato qualcosa di interessante?», domandò Eva, dal letto.
Fossati si voltò e le sorrise. «Forse sì!».
Lei si mise seduta. «Hai intenzione di dirmelo?», scherzò.
«Mercoledì 12, il giorno prima che Zorzi venisse uccis…». Fossati si bloccò e cercò di correggersi. «Che morisse. La sera prima, alle 23:30, ha incontrato qualcuno a Füssen: un certo Armin Schollen. Sulla lista c’è anche lui, ma di fianco al nome ci sono tre punti interrogativi».
«Füssen è un paesino a un’ora di macchina da Monaco». Mentre pronunciava quelle parole, Eva si ricordò. Lo aveva visto: quella notte era rimasta appostata nel palazzo che l’Organizzazione le aveva messo a disposizione, esattamente di fronte all’hotel di Zorzi. Aveva osservato le finestre illuminate del terzo piano, cercando di immaginare le ultime ore del suo bersaglio. Poi, a tarda sera, aveva notato una macchina con i vetri oscurati uscire dal garage. Non aveva dato peso alla cosa fino a quel momento.
«Forse i punti interrogativi indicano che Zorzi non sapeva se poteva fidarsi di questo Schollen». La donna si alzò e a piccoli passi raggiunse il computer portatile.
«Ho pensato anche io la stessa cosa. E poi, perché incontrarlo di notte? Probabilmente non era un incontro ufficiale!».
«Armin Schollen», ripeté Eva mentre digitava il nome in un motore di ricerca. «Eccolo!».
Fossati si avvicinò e lesse ad alta voce la pagina di Wikipedia: «“Esimio economista. Professore del Dipartimento di Economia della Oxford University. Autore di numerosi libri sulla teoria economica e sul ciclo del denaro. Noto anche per il saggio Un ex massone, pubblicato nel 1999. Attualmente impegnato in una serie di conferenze per presentare il suo ultimo libro”».
«Una personalità!», commentò Eva.
«Una personalità che forse può spiegarci cos’è questa lista», osservò Fossati. «Tu sei certa di non conoscere il motivo per il quale Zorzi è stato… è morto?».
Eva sorrise. «Non mi offendo, puoi dirlo. No. Non chiedo mai il motivo! E i clienti di solito non lo dicono». Poi si bloccò di colpo, fissando lo schermo del computer.
Fossati rimase in silenzio. Emotivamente si sentiva un vulcano in attività. Per quanto fosse difficile, si costrinse a dimenticare per un secondo di essere accanto a un’assassina e a rimanere concentrato sulla lista del presidente.
«Non so perché, ma credo che la morte di Zorzi sia collegata in qualche modo ad Armin Schollen», concluse Eva. Si era ricordata dell’agenda di Zorzi. Appena l’aveva avuta in mano, l’aveva osservata attentamente. Prima di accorgersi che alcune pagine erano state strappate aveva notato una serie di scarabocchi, di disegni e di numeri: lo ricordava bene, in una delle pagine c’era una serie di uno e zero ripetuti fino alla noia. Per la precisione c’era scritto: 1 1 1 1 0 1 1 1 1 0 1 1 1 1 0 1 1 1… Letti diversamente, quei numeri potevano significare un’altra cosa…
«Da’ un’occhiata qui!», disse. «Direttiva 11.110. Il libro di Schollen, quello che sta presentando in questi giorni parla proprio di quella!».
«E allora?», la interrogò Fossati.
«E allora… il libro si intitola Il più grande furto della storia. Analisi della direttiva Zorzi n.11.110».
«Il più grande furto della storia», le fece eco Fossati. «A questo punto credo che sia necessario parlare con Schollen. Guarda lì!». Il sostituto procuratore picchiettò con il dito indice sullo schermo del computer in corrispondenza di una scritta in neretto.
«Aix-en-Provence?», si informò Eva.
«Il nostro amico sta girando l’Europa per una serie di presentazioni del suo libro. Domani è all’Università di Provenza, ad Aix, vicino Marsiglia».