CAPITOLO 38
Venezia, ore 23:00
Arianna Manzoni era sdraiata sul letto e fissava una lampada da tavolo accesa. Teneva la testa tra le mani, con i gomiti affossati sul materasso, e aveva il viso imbronciato.
Le lenzuola di seta rossa erano arruffate ma le lasciavano scoperta la schiena e una parte della gamba.
«Comincio a stancarmi!», sbottò all’improvviso.
«Devi avere pazienza». La voce, calma e rilassata, arrivò dal bagno.
«Questa non è vita! Sono stanca di nascondermi».
«Devi avere pazienza. Appena sarà possibile la lascio. Te l’ho promesso!», mentì la voce.
Arianna si alzò di scatto e, completamente nuda, si affacciò alla finestra. Uno sguardo fugace, appena il tempo di vedere, nel buio, una famiglia di piccioni appollaiata sul cornicione dell’edificio di fronte.
«Tu non lo farai mai!», concluse lei. Si voltò, si appoggiò al termosifone e incrociò le braccia sui seni con lo sguardo fisso sulla porta del bagno. «Qualche volta mi viene voglia di gridare. Di urlarlo al mondo!».
L’uomo, che indossava soltanto un paio di boxer, uscì dal bagno con viso scuro. Osservò le sue curve sinuose nella penombra e cambiò espressione. «Non dici sul serio!», sussurrò mentre si avvicinava a lei.
La abbracciò accarezzandole la schiena nuda e poi la baciò sulla fronte.
Arianna lo baciò a sua volta, poi si fece cupa. «Comunque, la storia della fuga di gas alla Scientifica è un falso clamoroso!».
Lui si sedette sul letto e cominciò a infilarsi i jeans. «Cosa hai saputo esattamente?»
«Che Rosati ha detto un sacco di cazzate! Non c’è stata nessuna fuga di gas. I due tecnici sono stati ammazzati a sangue freddo. Le prove sono state cancellate!».
«Però!», ribatté lui. «Ma hai qualche prova?»
«Ho la testimonianza di quella donna, ma purtroppo non vuole esporsi».
L’uomo si alzò in piedi e le si avvicinò ancora. Questa volta la baciò sulle labbra. «Non hai ancora abbastanza. Aspetta di saperne di più. È pericoloso mettersi contro Rosati senza prove!».
«Non ti capisco!». Arianna scosse la testa. «Proprio tu indugi così!».
«Non è saggio buttare merda addosso a Rosati senza le prove. E lo dico per te». Si infilò le scarpe da tennis e si avvicinò alla porta.
«Io sono disposta a farlo! L’importante è insinuare il dubbio!».
«Arianna…». Lui si fermò e la fissò. «Limitiamoci a seguire la strada programmata. Queste notizie, forse, ci potranno essere utili. Ma non ora. Soprattutto se si sapesse di noi».
Lei scosse la testa e con i piedi scalzi si avvicinò. Gli infilò le mani nelle tasche posteriori dei jeans tirandolo a sé. «Sarebbe il caso che si cominciasse a sapere di noi».
«Fidati di me, la lascerò. Ma al momento opportuno».
Arianna ebbe un gesto di stizza. Lui mentiva e, anche se il più delle volte riusciva a essere convincente, non avrebbe mai lasciato la moglie.
Si allontanò e si infilò una vestaglia di seta dello stesso colore delle lenzuola. D’un tratto, improvvisamente, sbottò e cambiò il tono di voce. «Sono volata qui da Roma solo per vederti e tu torni da lei?», urlò. «Vattene allora, figlio di puttana!».
Luca Zorzi la guardò in silenzio. Sembrava un’altra persona, come se fosse stata morsa da un serpente velenoso.
Arianna prese in mano un soprammobile di cristallo e glielo tirò contro con violenza. Zorzi si scansò e l’oggetto si frantumò contro la parete. Poi lei scoppiò in lacrime e si lasciò cadere sul bordo del letto. «A volte mi viene proprio voglia di gridarlo al mondo che hai un’amante!».
Zorzi si morse il labbro e deglutì. Non era la prima volta che faceva sfuriate come quella. Il giorno successivo probabilmente gli avrebbe chiesto scusa per essersi “un po’” innervosita. Non si doveva essere psicologi per capire che quella situazione non poteva durare in eterno.
«Ci vediamo giovedì», concluse. «Aspetto la conferma dal direttore di rete».
Si infilò l’impermeabile, inforcò la porta e uscì senza dire altro.
La relazione con Arianna Manzoni rischiava di diventare un problema. Senza contare che lei era fortemente instabile. Se Rosati l’avesse scoperto, l’avrebbe distrutto: soprattutto perché avrebbe puntato il dito sulla sua immagine di bravo padre di famiglia.
Il suo matrimonio era parte del suo personaggio: quello che qualunque altro politico si poteva permettere, avere un amante in città e una in vacanza, a lui non era concesso!
«Non c’è stata nessuna fuga di gas. I due tecnici sono stati ammazzati». Le parole di Arianna, poi, complicavano la cosa.
Zorzi rifletté: perché Rosati aveva mentito? C’era lui dietro la morte di Alberto? Improbabile.
In ogni caso, sbandierare la verità al mondo non era la cosa più saggia: la road map di avvicinamento alle primarie era già segnata… non era raccomandabile che proprio la sua amante accusasse il suo avversario di essere un bugiardo. E soprattutto, non sarebbe piaciuto agli elettori!
Camminò a passo veloce lungo i campielli deserti, nella parte retrostante alla basilica di San Marco. Superò una piccola piazza triangolare con un pozzo al centro e svoltò nell’angusta calle degli Albanesi.
La percorse tutta e nel buio della notte gli sembrò di camminare all’interno di un tunnel poco più largo delle sue spalle.
«A volte mi viene proprio voglia di gridarlo al mondo che hai un’amante!».
“Spero di no. Non adesso almeno!”.