Un "uomo evoluto" alla messa di mezzanotte
In "Corriere della Sera", 9 gennaio 1949.
Il problema della fede, uno dei motivi conduttori della riflessione brancatiana fin dalle prime opere, diviene dominante nel Bell'Antonio (Milano, Bompiani, 1949), il romanzo cronologicamente prossimo a questa novella. Il vecchio zio Ermenegildo, come Michele del romanzo postumo, avverte la necessità di un fine trascendente e ne tenta una risposta razionale, al di fuori della rassicurante fede confessionale ma anche della filosofia idealistica. Sia Ermenegildo che Michele soccombono dinanzi al "sospetto di Dio" che si è insinuato nella loro ideologia positiva, immanente, razionalistica; ed è emblematica la coincidenza della loro soluzione finale: il suicidio. Nella novella il problema religioso è trattato con indecisione, imbarazzo, incertezza; ne sono prova le frequenti cadute stilistiche, la mancanza di compattezza nelle descrizioni e di ritmo nei dialoghi, soprattutto l'oscillazione del registro narrativo, sempre in bilico tra i toni pacati della riflessione e dell'autoanalisi e l'attribuzione del ridicolo, con cui lo scrittore vuol colpire l'ipocrisia del conformismo anticlericale ed ateistico. E' significativo, comunque, che tutte le novelle sincroniche all'ideazione e alla stesura di quel Paolo il caldo che l'autore aveva iniziato "con un programma di felicità", ma che "mi sembra stia riuscendo il mio libro più triste", siano immerse in un clima aspro, di cui partecipa in modo accessorio l'esercizio del ridicolo, e ove invece dominano sfiducia, tristezza, follia. L'affettuosità ironica dei ritratti siciliani e l'attesa di un ritorno della luminosità del passato sono svaniti.