Senza divisa

In "L'Italiano", novembre-dicembre 1942, col titolo Dal 1866 al 1941. Fu poi ripubblicato, col titolo che ha nella presente raccolta, in "Oggi", 26 marzo 1946.

La condanna del regime, della corruzione della vita italiana, del conformismo, della pratica della delazione, del clientelismo, del trasformismo traspare, e in maniera molto meno mediata dall'allusività che non nelle prose precedenti, in un corpus di racconti, scritti a Zafferana tra il '42 e il '43, negli anni cruciali del conflitto, quando si attenua la vena satirica dello scrittore e l'ispirazione morale si condensa in modi più risentiti: "Luglio '43. La guerra è in Sicilia. Mi trovavo a Zafferana, un piccolo paese di lava scura, che sta inerpicato sulle falde dell'Etna, a seicento metri dal mare [] Da questa terrazza la guerra si poteva vederla con sinistra comodità."

Tra la prima e la seconda redazione di questo racconto si evidenziano importanti varianti instaurative che si spiegano con la necessità, venuta meno alla caduta del regime, di sottrarsi ai rigori della censura fascista. Infatti, l'inserimento di un brano iniziale e di uno conclusivo introduce la finzione del ritrovamento di un diario, rendendo così esplicito il messaggio cifrato contenuto in Dal 1866 al 1941 e immettendo un personaggio-simbolo (la spia), prima assente, vero agente dell'azione in quanto funzionale alla messa in moto della storia (è degna d'attenzione la coincidenza cronologica tra questa novella e il testo drammatico Le trombe d'Eustachio, anch'esso incentrato sulla figura di un informatore, che opera in epoca risorgimentale) L'accorgimento, illustrato visivamente dallo stacco tipografico della spaziatura, è avvalorato dall'indicazione della data della pagina diaristica da cui si finge tratto l'episodio, ma rimane volutamente estrinseco alla narrazione dell'episodio stesso. Quello che però, nel '42, si presentava come un racconto "classico" in terza persona, viene intaccato nel suo livello narrativo dagli inserti "esplicativi" del '46, che mutano il punto di vista da diegetico in metadiegetico, emarginando il narratario in posizione arretrata e subalterna di trascrittore, a conferire maggiore veridicità alla storia, e alterano la struttura del brano tramutandolo in racconto "secondo"

Si notano inoltre alcune varianti lessicali sostitutive che testimoniano un'accurata operazione di revisione, ponendosi su una linea correttoria intesa all'attribuzione di maggiore concretezza, densità ed essenzialità linguistica: l'impreciso "sorreggere una sorta di cataplasma" diviene "coprire una sorta di cataplasma"; "il segreto era non dirgli" diviene "la migliore medicina era non dire"; l'infinito sostantivato "il rivedere" è sostituito col corrispondente sostantivo "la vista" Si segnalano infine varianti destitutive e instaurative: il ridondante avverbio modale di "ridiscese «lentamente» la montagna" viene eliminato; "e per le strade si sentiva spesso accanto a lui" si trasforma nel sintagma più esplicito "e per le strade si sentiva sempre qualcuno che mormorava alle sue spalle"; "Ecco uno" diventa "Ecco un uomo"; un periodo trimembre viene ridotto "«senza soffrirne» né riscaldarsi né scomporsi"; e un successivo periodo viene ampliato "«non scorge le persone lontane e» vede confusamente le vicine"

 

Sogno di un valzer e altri racconti
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