Una sera d'oscuramento
In "Il Tempo", 29 settembre 1946.
Dal '46, dopo aver rinunziato definitivamente all'insegnamento, Brancati si trasferisce a Roma, e mentre i suoi soggiorni in Sicilia diventano sempre meno frequenti, dà inizio a un'intensa attività narrativa, teatrale, cinematografica e pubblicistica. Collabora con continuità ai settimanali "L'Europeo" e "Il Mondo", attivamente partecipando alla lotta contro i mali della società italiana del dopoguerra ereditati dal fascismo e perpetuati nella Repubblica, con una serie di articoli, cronache di costume, inchieste e novelle irridenti la tronfiezza del regime e la compromissione di molti personaggi (come il solenne giudice della novella seguente, che nella conclusione rimanda all'analogo destino del vecchio Aldo Piscitello)
Si precisa intanto nello scrittore una scelta politica liberal-radicale, maturata nella frequentazione della redazione de "Il Mondo", fondato da Mario Pannunzio, dove incontra Maccari, Alvaro, Tecchi, Flaiano, Moravia, tutti intellettuali impegnati nella difesa della libertà della cultura e politicamente orientati verso la riforma della società italiana in senso laico, progressista, illuminista. Sono questi gli anni in cui si fa pressante da parte dello scrittore il richiamo al Settecento, al gran secolo della Dea Ragione, e l'insistente autocritica per i giovanili trascorsi fascisti si carica di valore catartico. Si approfondisce l'analisi brancatiana dell'idealismo crociano, a cui egli s'era accostato sin dal '38, nel periodo dell'autoesilio nisseno, quando rispondeva, a chi gli chiedeva cosa facesse in quella sperduta provincia isolana: "Leggo Croce." Il graduale accostamento all'etica e all'estetica crociane, a cui lo scrittore aveva, al suo esordio, contrapposto polemicamente la lezione gentiliana (cfr. Limiti di Croce, in "Popolo di Sicilia", 13 gennaio 1932), culmina nell'incontro col filosofo napoletano, avvenuto nel '47, e si rivela adesione totale alla "Religione della libertà" nel discorso su Le due dittature (Roma, Associazione Italiana per la libertà della cultura, 1952)