Fine di pranzo
In "La Stampa", 25 giugno 1934, col titolo Il pranzo. Fu poi ripubblicato, col titolo che ha nella presente raccolta, in "Il Popolo di Roma", 28 novembre 1940. Non si registrano varianti significative tra le due redazioni.
Dopo il ballo, ancora un rito della liturgia borghese della provincia, il pantagruelico incontro conviviale che preannuncia la pittura espressionistica dei Piaceri della tavola e la chiassosità dei pranzi in cui la famiglia Castorini, in Paolo il caldo, lascia esplodere la propria sensualità bruciante e distruttiva. Non mancano, in questa prosa, passi in cui il comico di situazione (provocato soprattutto dalla descrizione scrupolosa di una situazione paradossale nel rapporto causa-effetto, essendo essa incentrata sull'offerta-rifiuto di cibo che assume le proporzioni di un'iraconda rissa), si alterna al comico di carattere (l'ingordigia dei commensali viene rappresentata iperbolicamente, ancora una volta attraverso una tecnica accumulativa, l'amplificatio dei particolari e una prospettiva deformata dal frequente impiego di paragoni animali, fino all'anamorfosi dei personaggi)
Tuttavia la novella non appare del tutto decodificabile in chiave ironica; un'indagine delle parole tematiche ricorrenti rivela infatti l'inquietante corrispondenza e contiguità nella dispositio tra "mangiare" e "morire": la sensualità (gusto del cibo) diviene eccesso, e l'eccesso provoca la morte fisica del personaggio, così come in Paolo il caldo la sensualità diviene lussuria e questa conduce all'ebetudine (morte psichica) del protagonista.
Inoltre, all'analisi "esterna", di costume, s'accompagna l'analisi "interna", dell'apparato di organi, sangue, cellule che è il corpo. Nella polimorfica produzione brancatiana si vanno in tal modo delineando due motivi che rimarranno centrali nell'opera successiva: da una parte l'organizzazione di un sistema di sensi destinato a divenire totalizzante, ovvero a comprendere per intero la potenzialità sensuale dell'uomo; dall'altra parte si decanta l'ossessione del corpo, diventato nella sua interezza organo sensitivo, e si accentua la percezione della sua fisicità e caducità.