Avvocati sottili
Non credo che gl'ingegni più sottili siano quelli degli avvocati che han molti clienti, cause, lavoro, e si svegliano alle quattro del mattino al lume della stessa lampada spegnendo la quale si sono addormentati; e il cui affacciarsi al balcone è un segno ormai accolto dall'universo come l'apparire della stessa Diana o il canto del gallo; e alle dieci, hanno già vinto o perduto una causa; e alle undici del mattino, mostrano la faccia stanca di chi è in piedi da sette ore; e il cui telefono porta, prende, riporta e riprende domande e risposte, cifre, vocaboli irti, desinenze in one, ossequi devoti, servo vostro, baciamo le mani; e la cui moglie, infine, vedendoli un giorno rincasare senatori, può dire a fior di labbra: "Io ho conversato poche volte, nella mia vita, con quest'uomo illustre e stanco!"
L'ingegno di tali avvocati è pieno, febbricitante, ronzante di parole anche nel sonno, pronto a scaricare allocuzioni, invettive, frementi interrogazioni, sicché la morte deve cinque e sei volte immergerlo nell'eterno silenzio prima di poter dire di averlo in effetto spento; ma non è un ingegno sottile.
L'ingegno sottile si trova nella testa di taluni avvocati disoccupati, la cui grossa targa, sul muro esterno della casa, è servita solamente al dongiovanni per spiegare alla signora ch'ella deve, se finalmente vorrà andare da lui, infilare il portone in cui si legge il nome dell'avvocato X.R., salire al quarto piano e bussare a una porticina senza targa.
Questi sì che hanno un ingegno acuminato.
Io conosco, a Catania, alcuni giovani avvocati che ingannano l'attesa del cliente, sedendo nel caffè contiguo al tribunale, e proponendosi a vicenda le questioni più rare e complicate.
Se la vita li ascoltasse, ne vedremmo di tutti i colori. Un commediografo che impiantasse le sue commedie su uno dei casi prospettati da questi miei amici, farebbe impazzire il pubblico.
Un grande professore di Diritto, venuto da Roma per un giorno, avendogli due giovani avvocati esposto la loro controversia, rimase di stucco: la lunga fila di codici, riviste, commenti, da lui consultata nella sua vita di studioso, oscillò tristemente nel vano sforzo di dare una risposta. Il grande giurista ripartì per Roma mugolando sotto la tenda del finestrino: "Perché ho studiato?"
Una sera, essendomi seduto molto da presso al tavolo dei miei amici avvocati, ebbi la fortuna di ascoltare il seguente dialogo:
"Hai visto," diceva uno, "quanti bambini vanno per le strade con un pane infilato al braccio? Spesso questi bambini portano in tasca una lettera di grande importanza..."
"Eh, come no?" diceva l'altro. "Lettere della massima importanza!"
"Immaginiamo che un vecchio, sul punto di morte, abbia intenzione di cambiare il suo testamento e mandi uno di questi bambini, col pane infilato al braccio a chiamare un notaro. Immaginiamo che un delinquente affamato attiri il bambino in un fondaco deserto per rubargli il pane. Il bambino si difende, storce, grida, e infine lascia cadere il biglietto col quale il vecchio chiamava il notaro al suo capezzale. Nel biglietto, dimenticavo, sta scritto: "Caro notaro voglio fare testamento a favore di mio nipote Enrico perché mio nipote Guglielmo è una canaglia venite presto." Il delinquente trattiene il biglietto e lascia fuggire il bambino senza pane; il vecchio, naturalmente, muore. Dopo tre mesi, quando il nipote Guglielmo è entrato in possesso dell'eredità del vecchio, e ha già speso il primo milioncino..."
"Ma il vecchio è così ricco?" faceva l'altro, lievemente impressionato.
"Sì, è molto ricco! Dopo tre mesi, dunque, il delinquente vende, per mezzo milione, quel piccolo biglietto, che ha conservato accuratamente, al nipote Enrico..."
Qui le voci si alzavano: "Ehi, ehi, ehi, cosa mi dici?"
"La questione che mi faccio è la seguente: potrà il nipote Enrico, con la scorta di questo biglietto, intentare una lite per impugnare il vecchio testamento?"
"Ehi ehi, ehi, credo di sì... Anzi credo di no!"
"Io credo di sì! Perché no?"
"Perché il vecchio testamento non può essere impugnato!"
«Ma il vecchio testamento è infirmato dall'intenzione, manifestamente dichiarata dal vecchio, di cambiarlo...»
"Non sono molto convinto!"
"Devi convincerti, sangue di Giuda!"
"Carissimo, un testamento non può essere annullato dall'intenzione di cambiarlo, sibbene da un nuovo testamento!"
"Ma forse che il vecchio non era lì lì per dettarlo, questo nuovo testamento?"
"Non lo ha dettato, però!"
"E di chi la colpa?"
"Del delinquente! Piuttosto, il delinquente è povero o ricco?"
"Supponiamo che sia ricco."
"Allora il delinquente sarà dichiarato responsabile di tutti i danni causati al nipote Enrico!"
Tacquero ambedue e rimasero, per molto tempo, in silenzio, ora grattandosi il mento ora abbassando il viso per imboccare la cannuccia e succhiare l'orzata.
Finalmente colui, ch'era stato il primo a parlare, tornò ad aprire la bocca, e disse lentamente: "Ripensandoci però un delinquente ricco non attira nel fondaco un bambino per rubargli il pane che porta infilato al braccio!"